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L’impronta di Vancouver

greenest-city-2020-action-plan-2013-2014-implementation-update-2.2AMBIENTE – Che cosa significa gestire in modo sostenibile una città? Come potrebbe cambiare la vita delle persone? Certo non esiste una formula standard. Dipende da posizione geografica, clima, dimensioni e architettura, numero di cittadini, contesto culturale e altro ancora ma quello che sta accadendo a Vancouver può essere considerato comunque un buon esperimento da seguire.

La città canadese, che conta 600mila abitanti per una superficie di circa 11.500 ettari (esclusa l’area metrapolitana che la circonda), punta a diventare “La città più verde al mondo” entro il 2020.

Per far questo, il punto di partenza dell’amministrazione, è stato, ancora tre anni fa, quello di stimare l’impronta ecologica di Vancouver (cioè l’area biologicamente produttiva di mare e di terra, necessaria a rigenerare le risorse consumate dai cittadini e ad assorbire i rifiuti prodotti) che ammontava a circa 2 milioni e 400mila ettari, pari a poco meno di cinque ettari procapite (quasi tre volte la biocapacità del pianeta, 1,8 ettari, ovvero la superficie bioproduttiva a disposizione per ogni abitante della Terra).

A conti fatti, c’era solo da mettersi le mani nei capelli ma dallo sconforto dei numeri, si è passati a lanciare la sfida. Nel 2011 è stato presentato il Greenest City 2020 Action Plan, il piano d’azione per ridurre l’impronta ecologica del 33% entro il 2020 e del 66% entro il 2050.

L’amministrazione di Vancouver è partita analizzando i settori maggiormente impattanti per la città, scoprendo al primo posto il settore alimentare, responsabile per il 51% dell’impronta ecologica, i trasporti con il 19%, l’edilizia 16%, i beni di consumo 14% e per finire, il consumo idrico con meno dell’1%.

Sono stati così definiti gli obiettivi a lungo termine per dieci aree tematiche e dal sito internet della città si può seguire l’andamento del piano d’azione.

Per quel che riguarda l’occupazione (obiettivo per il 2020: raddoppio rispetto al 2010 del numero di posti di lavoro nel settore green), la città canadese ha già centrato l’obiettivo per il 2014, ovvero l’aumento del 19% dei green job, grazie al coinvolgimento di 400 investitori nel settore della green economy in nuove attività da far partire in città, come la creazione di mercati ortofrutticoli locali, una nuova rete di mezzi di trasporto pubblico meno impattanti e progetti di edilizia sostenibile.

Per l’area clima (obiettivo al 2020: riduzione di anidride carbonica del 33%), in tre anni le emissioni sono calate del 6%. In particolare, gli investimenti principali sono stati fatti in un sistema per sfruttare il calore proveniente dalla rete fognaria e un impianto che trasforma in energia il metano prodotto dalla fermentazione dei rifiuti nella discarica della città.

Passando all’area dell’edilizia (obiettivo: riduzione del 20% delle emissioni di anidride carbonica entro il 2020, rispetto i valori del 2007), grazie a una serie di incentivi per la ristrutturazione degli edifici esistenti e la definizione per legge di standard d’alta efficienza energetica per le nuove costruzioni (in particolare uffici ed esercizi commerciali), sono calate del 3%, in tre anni, le emissioni di CO2.

Per i trasporti, è stato quasi raggiunto l’obiettivo di far fare ai cittadini il 50% degli spostamenti a piedi o in bicicletta. Il tutto è stato possibile grazie a una riprogettazione urbanistica che ha visto la realizzazione di nuove piste ciclabili (che oggi raggiungono i 265 km di lunghezza), passaggi pedonali e aree di transito, facilitando gli spostamenti nella città, in funzione soprattutto dell’accesso ai mezzi di trasporto pubblico. Sempre per la mobilità sostenibile, sono state installate 93 colonnine di caricamento per le automobili elettriche.

Per quel che riguarda i rifiuti, grazie a una gestione più attenda della raccolta differenziata e della separazione del rifiuto umido, in soli tre anni è calata del 20% la percentuale di rifiuti destinati alla discarica e all’incenerimento.

Ancora, con l’obiettivo fissato di piantare 150mila nuovi alberi in città entro il 2020, ne sono stati già piantati 23.400 coinvolgendo la stessa popolazione. Anche per quel che riguarda l’acqua (obiettivo riduzione del 33% dei consumi rispetto al 2006), grazie a un semplice programma di controllo e manutenzione delle reti idriche, i consumi sono calati del 18%.

Nel settore cibo, responsabile per il 51% dell’impronta ecologica di Vancouver, è aumento del 30% il consumo di cibi freschi e a kmzero.

Per finire, e forse è il dato più importante, dal 2011 hanno aderito alla sfida di Vancouver, quasi settemila persone che hanno proposto idee e iniziative concrete per la riduzione dei consumi.

È proprio il caso di dirlo, a Vancouver l’impronta sembra quella giusta.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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