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Dal laboratorio ai paesi in via di sviluppo: il futuro del nanotech

7428981_c199203909_bFUTURO – Tecnologie per tutti: per il nostro mondo che invecchia e per quello che vorrebbe arrivarci, alla vecchiaia. La sfida che si pone alla ricerca applicata è quella di rispondere alle esigenze di tutta la popolazione mondiale, non soltanto dei paesi più ricchi. A parlare è Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, che in un incontro pubblico nel corso di Trieste Next ha illustrato alcune avanguardie della tecnologia bioispirata: innovazioni che prendono suggerimenti dagli organismi viventi per affrontare sfide globali.

«La tecnologia ci può aiutare in due modi», racconta Cingolani. «Il primo aiuto è di natura culturale: ci può insegnare come risparmiare, per evitare sprechi di energia, acqua, risorse naturali. Il secondo è più diretto: può fornire strumenti per aumentare la possibilità di sopravvivere e per migliorare la qualità della vita. Ecco il ruolo della tecnologia nello screening della popolazione, nella prevenzione di catastrofi, nelle applicazioni mediche».

Dalle “astronavi di nanoparticelle” per la diagnosi superprecoce, ai nanosensori utilizzabili per la sicurezza alimentare, non mancano le tecnologie bioispirate pensate in modo specifico per i paesi in via di sviluppo: si tratta di kit economici, che possono fornire soluzioni locali in ambito di salute pubblica, disponibilità di acqua potabile, sicurezza ambientale.

In molti casi le tecnologie non mancano, ma il rischio è che le innovazioni restino ferme in laboratorio. È in questo che il nostro paese dovrebbe cambiare marcia. «Non si tratta soltanto di un problema tecnico e scientifico», sostiene Cingolani, «ma soprattutto culturale». Per passare dalla costruzione di gioiellini di innovazione nei centri di ricerca alla proposta dei prodotti sul mercato, secondo lo scienziato, serve un sistema in grado di pensare più a lungo termine. In altre parole, un parco di investitori capaci di sostenere il passaggio da un prototipo a una fase di pre-produzione: è qui che l’Italia è rimasta più indietro.
«Esiste un problema da risolvere tra la ricerca e l’industria», commenta Cingolani. «Due mondi distanti, che non si fidano l’uno dell’altro».

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Steve Jurvetson, Flickr

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