“Embrioni nel tempo profondo”
Il racconto di una paleontologia "sottile", diversa da quella dei grandi reperti che siamo abituati a immaginare
CULTURA – “Qualcuno potrebbe pensare che la biologia dello sviluppo abbia bisogno della paleontologia quanto un pesce ha bisogno di una bicicletta ” esordisce Sánchez-Villagra Marcelo R. nella prefazione del libro “Embrioni nel tempo profondo” che dedica invece a spiegare come in realtà non sia affatto così.
Studiare la storia dell’evoluzione è complesso. Non bastano fossili, per quanto ben conservati, di individui adulti; per capire quale sia stato il complesso percorso che ha portato alla definizione di una forma, va indagato il suo sviluppo, dalle prime fasi. Ricostruire la storia dell’evoluzione della vita, è una sorta stimolante indagine che va fatta usando e interconnettendo strumenti diversi, muovendosi in maniera fluida fra ecologia, paleontologia, ecologia, anatomia comparata e biologia dello sviluppo. Le informazioni contenute nella microstruttura degli organismi, nei resti di pollini o di stadi giovanili, ovvero quanto di più lontano dalla nostra immagine di fossile sono moltissime e integrate con altre discipline, possono fornire il quadro dell’evoluzione storica avvenuta fra le diverse forme viventi che conosciamo.
“Embrioni nel tempo profondo” è un libro dedicato alla paleontologia vista in una chiave diversa da quella abituale; una paleontologia del micro, delle relazioni e dei processi. Un viaggio nel profondo della storia dei “piccoli”, di quelle forme non ancora sviluppate, di quei primi stadi di vita che oggi milioni di anni dopo, portano un messaggio essenziale alla biologia dello sviluppo; “la rivincita degli immaturi” come definisce il libro Massimo Delfino, docente di paleontologia all’Università di Torino che insieme a Liana Marino ne ha curato l’edizione italiana da poco pubblicata dalla Firenze University Press, e che ci racconta in breve il libro e il suo autore.
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