Jurassic World: il parco è aperto e non ha imparato nulla dal passato
L’uscita del trailer di Jurassic World ha riacceso il dibattito sulla credibilità scientifica di una saga molto amata.
COSTUME E SOCIETÀ – La strada è tutta in salita per Jurassic World. La saga del parco dei dinosauri – inventata da Michael Crichton e portata sul grande schermo da Steven Spielberg – ebbe infatti un inizio promettente grazie al grande successo di Jurassic Park, ma per i due episodi successivi le critiche furono molte più delle lodi. Un calo di gradimento che ora sta dividendo il pubblico in attesa del quarto capitolo: da una parte chi teme un ulteriore peggioramento di un’idea molto amata, dall’altra chi invece è disposto a dare fiducia a questa operazione.
Fra i critici, uno dei fronti più agguerriti sembra essere quello degli scienziati, perché va bene che si tratta di fiction, ma è comunque fiction che pesca a piene mani dalla scienza come fonte di ispirazione. Impossibile, quindi, non commentarne la plausibilità scientifica.
L’idea alla base del primo film la conoscono tutti: in alcune zanzare preistoriche conservate nell’ambra viene ritrovato sangue di dinosauro, grazie al quale diversi rettili preistorici vengono clonati dall’azienda biotecnologica di un ricco imprenditore, per poi diventare le principali attrazioni di un esclusivo parco a tema preistorico. Fin dall’uscita del romanzo e del film, all’inizio degli anni Novanta, una domanda prese a girare sulla bocca di tutti: possiamo davvero clonare i dinosauri? Alcuni scienziati dissero che era possibile e ci fu chi annunciò di essere riuscito a estrarre DNA da reperti conservati nell’ambra. Questi risultati, però, non furono mai replicati da nessuno e col passare del tempo lo scetticismo crebbe, anche fra chi era stato inizialmente ottimista a riguardo, fino ad arrivare a uno studio condotto nel 2013 da un gruppo di scienziati dell’università di Manchester, che potrebbe aver posto una pietra tombale sulle speranze di clonare dinosauri. Il tutto senza contare che quella che viene tutt’ora mostrata nel trailer di Jurassic World, chiusa nella sua prigione d’ambra, non è una zanzara; si tratta infatti di una tipula, un insetto simile a una zanzara ma con alcune importanti differenze, prima fra tutte il fatto di non essere in grado di pungere.
Un’altra fra le obiezioni scientifiche più rilevanti riguarda l’assenza di piume. Fin dall’uscita del primo film, infatti, si sono accumulate sempre più prove del fatto che molti dinosauri fossero provvisti di piume, a partire da due celebrità come il Tyrannosaurus rex e i Velociraptor. A quanto pare, però, gli autori di Jurassic World hanno preferito ignorare quasi vent’anni di scoperte in ambito paleontologico e non mettere dinosauri piumati, forse perché non apprezzavano il look che i loro amati raptor avrebbero dovuto avere. Insomma, dal punto di vista della ricerca, Jurassic World sembra essere rimasto fermo agli anni Novanta.
Ciò non toglie che potrebbe comunque essere un divertente film di mostri ma, come ha scritto su Twitter l’autore de Il mio amato brontosauro Brian Switek, “se volete dei dinosauri, andate a visitare un museo”.
#JurassicWorld looks like it’s going to be a really fun monster movie. If you want dinosaurs, visit a museum after viewing.
— Brian Switek (@Laelaps) November 25, 2014
Un consiglio, questo, che è subito stato preso alla lettera da qualcuno che ha visitato il museo di storia naturale di Londra evidenziando alcuni errori – fra i quali anche l’assenza di riferimenti alla questione del piumaggio – nell’esibizione dedicata ai dinosauri. Le sue osservazioni hanno innescato una discussione con lo stesso Switek sul ruolo dei musei e sulle difficoltà nell’aggiornare le loro esposizioni.
Ma il punto che potrebbe sollevare più critiche non ha necessariamente a che fare con la plausibilità. Per motivi difficili da comprendere basandosi sul solo trailer, nel parco si trova anche il primo esemplare di un dinosauro geneticamente modificato; sarà proprio lui a liberarsi e a seminare il panico fra i visitatori del parco. A quanto pare, siamo quindi di fronte a uno di quegli stereotipi duri a morire: l’uomo che manipola la natura tramite la tecnologia, finendo poi per pagarne le conseguenze. Niente di nuovo sotto il sole, dopotutto già nel primo Jurassic Park c’era una metafora simile. Il trailer di Jurassic World sembra suggerirci che gli autori si sono limitati ad aggiornare il tipo di minaccia: non più gli organismi clonati ma quelli geneticamente modificati, che al giorno d’oggi fanno decisamente più paura.
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