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Guida alle vaccinazioni in gravidanza

Dopo il caso Fluad, in cui due lotti dei vaccini sono stati ritirati per timori di reazioni avverse negli anziani, ecco il punto su cosa è meglio fare

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Aggiornamento 6/01/2017: questo articolo continua a riscuotere interesse da parte dei lettori, ricordiamo tuttavia che risale al 2014. Rimane un vademecum valido, ma ai temi della meningite, del vaccino anti-influenzale e ai vaccini in gravidanza abbiamo dedicato articoli più recenti, ad esempio 

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GRAVIDANZA E DINTORNI – Sembra rientrato il caso Fluad, il vaccino antinfluenzale Novartis del quale sono stati ritirati due lotti nell’ipotesi che potessero essere collegati a gravi reazioni avverse in persone anziane, compresi alcuni decessi. Dopo attente analisi dei lotti, anche il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza dell’Agenzia europea dei medicinali ha concluso che non esistono prove di una responsabilità del vaccino per queste reazioni, come già avevano fatto l’Agenzia italiana del farmaco e l’Istituto superiore di sanità. Il solo sospetto, però, ha già avuto effetti importanti, come testimoniano i risultati di un’indagine a campione effettuata dal Sindacato medici italiani, secondo la quale sono bastate le prime notizie allarmistiche a far crollare le vaccinazioni. Forti dell’esito delle indagini, però, le autorità rassicurano, ribadendo l’importanza della campagna di vaccinazione contro l’influenza. Inevitabile, allora, chiedersi che fare in gravidanza. È il caso di vaccinarsi – dicembre è ancora un buon mese per farlo – oppure no? Abbiamo chiesto un parere a Giambattista Zivelonghi, già responsabile dell’Ufficio profilassi malattie infettive dell’Ulss 20 di Verona e tra i referenti del progetto GenitoriPiù, una campagna di sanità pubblica per promuovere alcune semplici azioni a tutela della salute dei bambini.

Domanda secca: le donne incinte devono vaccinarsi contro l’influenza oppure no?
Tutte le autorità sanitarie, dall’Organizzazione mondiale della sanità in giù, raccomandano fortemente la vaccinazione antinfluenzale per le donne in gravidanza. Teniamo presente che la donna che aspetta un bambino si trova in una situazione di stress fisico e il suo sistema immunitario non lavora in modo ottimale. Questo fa sì che una “semplice influenza” possa diventare più seria, con sintomi più pesanti o durata più lunga. E soprattutto c’è il rischio di complicazioni, come la sovrapposizione di infezioni batteriche, per esempio la polmonite, o l’aggravarsi di problemi medici preesistenti, come disturbi circolatori, che magari in condizioni normali non si manifesterebbero neppure. Alla fine, la donna rischia il ricovero o di dover prendere farmaci che tutto sommato sarebbe meglio evitare.

Vaccino sì, dunque. C’è un momento migliore per farlo?
In genere viene consigliato nel secondo o terzo trimestre di gravidanza.

Perché evitare il primo trimestre? Ci sono pericoli per il feto?
Tutti i dati a disposizione dicono che non ce ne sono, ma si preferisce aspettare in via cautelativa, soprattutto per evitare contraccolpi negativi sulle campagne di vaccinazione. Perché il primo trimestre è anche quello in cui è più probabile un aborto spontaneo o l’insorgenza di malformazioni e se questi eventi si verificano o si manifestano dopo una vaccinazione, c’è il rischio di attribuire al vaccino colpe che non ha, perché le cause sono altre.

Un po’ quello che è successo con il Fluad…
Esattamente. In quel caso si trattava di pazienti anziani o molto anziani, con malattie di fondo già importanti. È chiaro che se prendiamo 10 milioni di anziani, li vacciniamo e li teniamo in osservazione per qualche settimana, dobbiamo aspettarci dei peggioramenti nelle malattie preesistenti e anche dei decessi. Ovviamente è giusto andare a controllare se il vaccino c’entri qualcosa, ma in queste condizioni è più probabile che le cause siano altre, come in effetti è stato verificato. Secondo me, tutto il caso Fluad non è altro che la dimostrazione che la sorveglianza sui vaccini funziona e che dunque possiamo stare tranquilli. Certo, sarebbe stato meglio non farsi prendere dal panico.

Torniamo alla donna in gravidanza. Di vaccini antinfluenzali in commercio ce ne sono diversi: quale scegliere?
I tipi fondamentali sono due: quelli “semplici”, che contengono solo proteine virali purificate, e quelli adiuvati, che contengono anche sostanze in grado di potenziare la reazione del sistema immunitario. Gli adiuvati sono indicati soprattutto per le persone anziane, mentre a una donna incinta io consiglierei un vaccino non adiuvato, che in genere è meglio tollerato. In altre parole, è minore il rischio dei piccoli effetti collaterali (febbre, arrossamenti locali, dolore nel punto di iniezione) che potrebbero verificarsi.

Fatto il vaccino, la protezione contro l’influenza è assicurata?
Non proprio. Come sappiamo, il virus dell’influenza cambia in continuazione. I vaccini vengono preparati con qualche mese di anticipo rispetto all’arrivo dell’ondata influenzale, per cui è possibile che i ceppi virali effettivamente circolanti siano lievemente diversi da quelli presenti nel vaccino. Questo non significa che il vaccino è inutile, al contrario! Tanto per cominciare, non è detto che questa differenza si verifichi davvero: nella maggior parte dei casi, il vaccino va benissimo contro il virus in circolazione. E se anche i ceppi sono un poco diversi, l’organismo vaccinato risponde comunque meglio alla malattia: l’influenza dura meno e i sintomi sono più lievi.

Quali ceppi contengono i vaccini preparati per la campagna in corso?
Nella grande maggioranza dei casi contengono tre ceppi: due di tipo A (H1N1 e H3N2) e uno di tipo B. Alcune case farmaceutiche hanno preparato un vaccino con un secondo ceppo di tipo B, ma non è facile trovarlo.

I vantaggi del vaccino fatto alla mamma in gravidanza si estendono anche al bambino appena nato?
Certo, perché la mamma gli trasmette i suoi anticorpi, che rimangono attivi proprio nel momento in cui il bambino potrebbe essere scoperto, visto che la vaccinazione antinfluenzale è consigliata dopo i sei mesi di età.

Oltre a quello contro l’influenza, ci sono altri vaccini consigliati per le future mamme?
In Italia come in altri paesi sta acquistando sempre più importanza la vaccinazione contro la pertosse, in genere abbinata a quella contro tetano e difterite. Questo perché sono stati registrati negli ultimi anni alcuni casi di pertosse in bambini molto piccoli, con complicazioni anche fatali. E poiché i neonati in genere vengono infettati dai familiari, si consiglia la vaccinazione alle donne già durante la gravidanza, oppure subito dopo il parto, e poi anche al papà e magari ai nonni. Negli ultimi mesi sono usciti diversi studi che sottolineano la sicurezza complessiva di questa vaccinazione effettuata durante la gravidanza. Altre vaccinazioni particolari, per esempio contro meningite, epatite A o B, vengono valutate caso per caso, per esempio se la donna deve recarsi in paesi interessati dalle malattie in questione, ma sono considerate sicure.

Ci sono invece vaccinazioni sconsigliate in gravidanza?
Tutte quelle con virus vivo e attenuato e cioè morbillo, parotite, rosolia, varicella: dovrebbero essere fatte prima della gravidanza e bisognerebbe aspettare almeno un mese prima di cercarne una. Però va detto che sono mai emerse indicazioni di rischi particolari da donne che abbiano fatto il vaccino nelle primissime settimane di gravidanza, senza sapere di esserlo. Un discorso a parte merita il vaccino per la febbre gialla, che è sempre vivo e attenuato: se la donna deve recarsi in un paese in cui la malattia è endemica, meglio valutare con il proprio medico rischi e benefici della vaccinazione rispetto ai rischi della malattia.

Credit immagine: NIAID / Flickr
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Valentina Murelli
Giornalista scientifica, science writer, editor freelance