Meningite e gravidanza: bisogna vaccinarsi?
Molti italiani stanno chiedendo la vaccinazione contro il meningococco C. Per le donne in gravidanza non è tra le vaccinazioni raccomandate: volendo si può farla, ma sarebbe meglio preoccuparsi dell'influenza.
GRAVIDANZA E DINTORNI – A giudicare dalle cronache, che riferiscono di centri vaccinali presi d’assalto e non solo in Toscana (per esempio a Roma e in Piemonte), sembra che oggi tutti vogliano vaccinarsi contro la meningite. Anche se il Ministero della Salute ha precisato che non è in corso un’epidemia e i casi registrati nel 2016 sono in linea con quelli degli anni precedenti (anzi, sono stati anche un po’ meno), la richiesta non si ferma. In questa rubrica ci occupiamo di gravidanza e dintorni, dunque inevitabile chiederselo: in gravidanza si può fare il vaccino contro la meningite? E se sì, ha davvero senso farlo?
Per cominciare, va chiarito subito che di meningite – un’infiammazione delle membrane che rivestono il sistema nervoso centrale, chiamate appunto meningi – non ce n’è una sola, ma varie forme provocate da vari agenti infettivi, sia virus sia batteri. Le forme virali sono più frequenti, ma in genere benigne e si risolvono relativamente in fretta senza lasciare conseguenze. Quelle batteriche sono più rare, ma anche più pericolose. I responsabili principali sono Neisseria meningitidis (il meningococco, di cui si conoscono vari tipi come B e C, i più diffusi in Italia e in Europa), Streptococcus pneumoniae (lo pneumococco) ed Haemophilus influenzae B (emofilo di tipo B). Più raramente possono essere coinvolti altri batteri come Escherichia coli, il bacillo della tubercolosi o Listeria monocytogenes.
Di sicuro, contrarre una meningite batterica in gravidanza può essere pericoloso per la mamma (parliamo di numeri sempre molto piccoli, ma la meningite da pneumococco può essere causa di morte materna), mentre non è chiaro quali siano gli effetti sul feto. “Sappiamo che diverse infezioni come rosolia, toxoplasmosi e citomegalovirus possono provocare malformazioni fetali oppure ritardi dello sviluppo neurologico del bambino, ma non sembra che, in generale, i vari agenti infettivi coinvolti nell’insorgenza di meningite abbiano conseguenze in questo senso”, afferma a ginecologa Beatrice Tassis, responsabile dell’ambulatorio di infezioni in gravidanza alla clinica Mangiagalli di Milano. Fanno eccezione le infezioni da Listeria, che si possono contrarre da particolari alimenti contaminati (formaggi preparati da latte crudo, pesce affumicato, carne in scatola) e alle quali le donne incinte sono particolarmente suscettibili: se contratta durante la gravidanza, infatti, la listeriosi (di cui comunque la meningite è solo una delle possibili manifestazioni) può provocare aborto, morte in utero, nascita pretermine o problemi al neonato.
In generale, dunque, l’idea di vaccinarsi in gravidanza contro la meningite è riferita più alla difesa della madre che a quella del feto. Ma è possibile farlo? I vaccini disponibili sono diversi: contro il meningococco C (in forma monovalente e tetravelente, associato a protezione contro i tipi A, W e Y), contro il meningococco B, contro l’emofilo e contro lo pneumococco. “Poiché sono tutti vaccini inattivati, costituiti da piccole porzioni inoffensive del microrganismo d’origine, nessuno di questi è controindicato in gravidanza” afferma Tassis. “Di fatto sono tutti considerati sicuri per le donne incinte, con qualche cautela in più per lo pneumococco, perché i dati disponibili in letteratura sui suoi effetti in gravidanza sono pochi”.
Questo però non significa che siano anche raccomandati. Anzi, per la popolazione generale delle donne incinte (come in generale per gli adulti) di fatto non lo sono. Precisa la ginecologa: “Queste vaccinazioni diventano raccomandate in gravidanza solo in situazioni di rischio. Per esempio se la donna ha particolari condizioni mediche, indipendenti però dalla gravidanza stessa, come l’assenza della milza, oppure se deve viaggiare in aree dove la meningite è molto diffusa o, ancora, se è entrata in contatto con un malato”. In questi casi la vaccinazione andrebbe fatta. Se possibile, meglio nel secondo o terzo trimestre, sia per estrema cautela rispetto al rischio di interruzione spontanea di gravidanza (più frequente nel primo trimestre), sia per favorire il passaggio di una certa protezione anche al nascituro.
Anche la Toscana, la regione al momento nell’occhio del ciclone perché dal 2015 ha contato un numero decisamente superiore alla media di casi di meningite, provocati in maggioranza da un ceppo particolarmente aggressivo di meningococco C, non ha fornito indicazioni particolari per le donne in gravidanza. Ha però avviato una campagna vaccinale straordinaria che comprende, tra le altre iniziative, anche l’offerta gratuita del vaccino agli adulti (dunque anche donne incinte) che ne facciano richiesta, se vivono nelle zone più colpite dal focolaio epidemico.
Insomma, non sembrano esserci le condizioni perché una donna incinta debba preoccuparsi di farsi vaccinare contro la meningite. Ci sono però altre malattie per le quali la vaccinazione è raccomandata in gravidanza a livello sia nazionale sia internazionale, per esempio negli Stati Uniti o nel Regno Unito: influenza e pertosse. In particolare, la vaccinazione contro la pertosse, di solito nella formulazione trivalente difterite-tetano-pertosse da effettuare nelle ultime settimane di gravidanza, è considerata molto importante per proteggere il neonato, attraverso gli anticorpi che la mamma gli passa mentre è ancora in utero, dai rischi di una malattia gravissima se contratta nei primi mesi di vita. Mentre a proposito di vaccinazione contro l’influenza, è di poche settimane fa la notizia, arrivata dalle pagine di Jama Pediatrics, che questa procedura non comporta un aumento dei rischi di disturbi dello spettro autistico per il nascituro.
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