Che misura ha la felicità?
Raggiungerla è considerato un obiettivo in molte costituzioni, come quelle francese e americana. Economisti, sociologi e psicologi hanno cercato di quantificarla
SPECIALE DICEMBRE – Come si misura la felicità? A questa domanda hanno cercato di rispondere per lungo tempo politici e governanti. La felicità dei cittadini, infatti, è considerata come un obiettivo da perseguire per chi governa. Nel 2009 David Cameron, attuale Primo Ministro inglese dichiarò: “Dovremmo pensare non solo a ciò che è giusto fare per mettere i soldi in tasca ai cittadini, ma a cosa è giusto fare per mettere gioia nei loro cuori”. La felicità dei cittadini è considerata un obiettivo da raggiungere anche da molte costituzioni, come quella francese o americana.
Ma cosa si intende con “felicità”? Benessere, qualità della vita, ricchezza, progresso? E come si può misurare, se si può, in modo oggettivo? Negli ultimi decenni economisti, sociologi e psicologi hanno lavorato per poter rispondere a questi interrogativi, cercando di delineare degli indicatori in grado di quantificare la felicità. Il risultato prodotto è una serie di indici (non si è ancora giunti a un contatore universale), alcuni basati su semplici domande relative al grado di soddisfazione rispetto a una determinata condizione, altri che sfruttano algoritmi più complessi. Vediamone alcuni.
Happy Planet Index
L’Happy Planet Index, un progetto della New Economics Foundation (NEF), si basa su un presupposto semplice: felicità è vivere a lungo in modo sostenibile. L’indice, quindi, è direttamente proporzionale all’aspettativa di vita e al benessere percepito e inversamente proporzionale all’impronta ecologica del paese in cui si vive. Le nazioni che sfruttano in maniera intensiva le proprie risorse sono anche quelle con i più alti livelli di povertà e disparità sociale. Per vivere in modo felice e sano, secondo la NEF, bisogna quindi seguire modelli di sviluppo sostenibile. La prima nazione in classifica? Il Costa Rica, seguito da Vietnam e Colombia.
OECD Better Life Index
L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha lavorato per oltre dieci anni per elaborare un indice che potesse monitorare, al di là dei dati puramente economici, l’andamento della qualità di vita. La ricerca è culminata nel 2011 con la definizione del “Better Life Index”. Si tratta di un indice interattivo basato su 11 parametri che, a detta dell’OECD, sono fondamentali per definire il grado di benessere di un popolo, come la salute, l’educazione, la qualità dell’ambiente, la qualità del lavoro e il salario. L’indice attribuito a ogni nazione si presenta come un fiore a undici petali, uno per ogni parametro considerato. La lunghezza dei petali rappresenta il punteggio attribuito a ogni nazione mentre la larghezza l’importanza relativa di ogni singolo parametro. La cosa interessante è che l’OECD non propone classifiche ma permette a ogni fruitore del sito di creare il proprio indice in base alla priorità data a ogni singolo parametro e di confrontarlo con quello di utenti provenienti da altri paesi. Si possono inoltre confrontare gli indici del proprio paese con quelli di un altro o fare dei confronti mirati in base al sesso, all’età o alla provenienza degli altri utenti. Si tratta, quindi, di un vero e proprio indice interattivo tutto da esplorare (attenzione, può causare dipendenza!).
Felicità Interna Lorda
La Felicità Interna Lorda (FIL) è un indicatore introdotto nel 1972 dall’allora sovrano del Bhutan per misurare, in maniera alternativa al PIL, il benessere dei propri cittadini. Nonostante se ne sia discusso molto, il Bhutan è stato, finora, l’unico paese ad adottare questo tipo di misurazione. Basato sul principio buddista che lo sviluppo materiale debba essere seguito da uno sviluppo spirituale, il FIL si basa su quattro obiettivi fondamentali: lo sviluppo sostenibile, la promozione di valori culturali, la conservazione dell’ambiente naturale e lo sviluppo di pratiche di buon governo. Attualmente in Bhutan si usano 72 indicatori diversi per monitorare il miglioramento ottenuto su ciascuno di questi obiettivi. Le critiche principali mosse nei confronti di questo indice si basano sulla soggettività dell’indicatore che renderebbe difficile il confronto con altri paesi.
World Happiness Report
Il World Happiness Report è stato pubblicato dalle Nazioni Unite per la prima volta nel 2012. Una versione più completa è apparsa nel settembre del 2013. Si tratta di un complesso lavoro di sondaggi compiuto in 150 nazioni che ha monitorato la percezione di emozioni positive, negative e la percezione della qualità di vita in generale da parte della popolazione. Un grosso lavoro di analisi dei dati compiuto da economisti, statistici e psicologi ha permesso di elaborare una classifica che, nel 2013, vede ai primi posti Danimarca, Norvegia e Svizzera. L’analisi ha permesso di rivelare che solo sei delle variabili considerate, alcune anche molto sorprendenti, giustificano circa i tre quarti della variabilità del punteggio: il PIL pro capite, l’aspettativa di vita (in salute), avere qualcuno su cui contare, la libertà di fare le proprie scelte, la libertà dalla corruzione e la generosità. Una buona smentita per i sostenitori dell’equazione soldi=felicità!
Hedonometer
L’ultimo ma non meno interessante indice che prendiamo in esame in questa nostra –non esaustiva- carrellata è l’Hedonometer. Anche in questo caso il concetto alla base è molto semplice. Come facciamo a sapere quanto sono felici le persone? Monitorando quello che dicono. E come si può monitorare quello che dicono? Analizzando le loro forme di comunicazione on line, in particolare su Twitter, attraverso un algoritmo. Gli sviluppatori hanno costruito un database di 10.000 parole alle quali è stato assegnato un punteggio di “felicità” e un algoritmo che riesce a monitorare, in tempo reale, l’utilizzo di queste parole nei messaggi che transitano attraverso un feed di Twitter. In questo modo è possibile monitorare il livello di felicità social espresso dagli utenti. Picchi di felicità, ad esempio, si sono raggiunti a Natale, San Valentino e durante il giorno del Ringraziamento. L’indice, ovviamente, non può monitorare la felicità di chi non utilizza Twitter ma l’idea è quella di implementarlo monitorando anche i Google Trends (quello che le persone cercano), bit.ly (quello che le persone vedono on line) e il sito della BBC (quello che le persone leggono).
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Crediti immagine: Mike Rastiello, Flickr