EVENTI – Se siete affascinati dalla biologia ma avete intrapreso un percorso diverso, forse non tutto è perduto: per costruirvi un laboratorio in cucina non avete bisogno di una laurea in biotecnologie, bastano un’infarinatura di biologia molecolare, con l’aggiunta di creatività e passione. Almeno secondo il movimento Do-It-Yourself Biology (DIY-bio), o biohacking, che per la prima volta, oggi, mette radici in Italia, all’interno del FabLab di Roma Makers.
Oggi, 9 marzo, si inaugura infatti un corso di biologia per non addetti ai lavori intitolato BioHack Academy #1: BioFactory, della durata di un mese e mezzo, che è stato pensato come il primo di una lunga serie. Promosso dalla Waag Society, istituto olandese per l’arte, scienza e tecnologia di Amsterdam, si svolgerà in contemporanea in diversi paesi: oltre che in Italia e in Olanda, in Spagna, Brasile e Stati Uniti, con più di sessanta studenti in tutto il mondo.
“In Italia e nella scena mondiale non era mai stato creato un corso completo che desse le basi della biologia cellulare e molecolare a persone che non hanno studiato queste discipline. Questa è la prima operazione sistematica volta a creare una community attorno a questi temi, con una prospettiva a lungo termine”, spiega il biohacker Eugenio Battaglia, responsabile e docente di questo primo modulo.
Durante il corso, gli studenti utilizzeranno organismi naturali e non patogeni – per esempio, cellulosa, alga spirulina, penicillina, fermenti lattici, acido acetico e acido citrico – e impareranno a costruire da sé alcune macchine per coltivare diversi tipi di cellule – funghi, batteri, alghe – utilizzando solo materiali di recupero e hardware open source autocostruito, come Arduino. Tra queste, incubatori, agitatori, centrifughe, bioreattori, spettrofotometri e microscopi. Raccomandato agli studenti, comunque, anche il possesso di strumenti meno esotici come pentola a pressione, frigorifero, freezer e microonde, fondamentali per poter continuare gli esperimenti a casa propria. Le possibili applicazioni sono numerose, soprattutto nell’ambito della produzione di biomateriali; si potranno realizzare, per esempio, profumi, inchiostri, filamenti per tessile.
Alcune delle lezioni saranno trasmesse in videoconferenza direttamente dall’Open Wetlab del Waag di Amsterdam; dal canto loro, gli studenti saranno invitati a condividere i loro progressi sul wiki della BioHack Academy. “Vorremmo non solo che conoscessero altri biohacker”, continua Battaglia, “ma anche che sviluppassero una coscienza delle biotecnologie”. Nel programma si legge: “Discuteremo insieme come un approccio aperto e informale alle biotecnologie possa essere benefico per la società”; o ancora: “Tratteremo anche i vantaggi del pubblicare i propri risultati in open source.”
Il prossimo corso, a settembre, sarà più incentrato sulla biologia molecolare, con analisi di DNA e progettazione di microorganismi con nuove funzioni. “In molti pensano che nei prossimi decenni la biotecnologia rivoluzionerà usi e consumi allo stesso modo in cui la tecnologia digitale ha cambiato il nostro modo di vivere, lavorare e relazionarci con gli altri”, racconta Battaglia, che, tra l’altro, fa parte di Synenergene, un framework finanziato dall’Unione Europea che studia l’impatto delle biotecnologie – e della diffusione sempre più ampia dei saperi – sulla società.
Il movimento Do-It-Yourself Biology rivendica una continuità ideale con il mondo hacker: se a partire dagli anni ’70 le più grandi rivoluzioni dell’informatica sono nate “in garage”, la speranza è che anche per le biotecnologie le grandi rivoluzioni nascano da menti creative fuori dagli schemi accademici, che si scambino informazioni in un’ottica open source.
Nell’intervista audio qui sotto Eugenio Battaglia racconta come è nata l’idea della BioHack Academy e fa un quadro della scena internazionale attuale del movimento DIY biology.
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Crediti immagine di apertura: http://diybio.org/ (logo del movimento Do-It-Yourself Biology)