Orche e menopausa: anziane e navigate
Sono solo tre le specie animali ad andare in menopausa e una siamo noi: qual è il vantaggio di sopravvivere all'età riproduttiva?
RICERCA – Le femmine della nostra specie, dopo la menopausa, vivono in media altri trent’anni. Due sole specie, oltre all’uomo, possono sopravvivere così a lungo terminata l’età fertile: le orche e i globicefali di Gray, entrambi mammiferi marini dell’ordine dei cetacei. Questo fenomeno genera una curiosità fondamentale: quali fattori hanno selezionato la sopravvivenza di alcune specie in età post-riproduttiva?
Uno studio sulle orche pubblicato nel 2012 aveva già illustrato che la menopausa ha un senso se i giovani traggono un beneficio dalla sopravvivenza dei parenti più anziani. I meccanismi attraverso cui le femmine anziane aiutano i propri consanguinei sono però rimasti un enigma.
Lauren J.N. Brent e colleghi, in un articolo pubblicato su Current Biology, hanno cercato di scoprire quali fattori facciano sì che in questa specie le femmine in età post-riproduttiva siano essenziali per i più giovani.
Le orche cacciano in gruppo, e si nutrono principalmente di salmone, la cui abbondanza varia in modo notevole, fluttuando di anno in anno a causa dell’impatto antropico e degli eventi El Niño. Per tale motivo, in questa specie, la disponibilità di salmone influenza sia la mortalità che la riproduzione.
Trentacinque anni di studio hanno permesso agli scienziati di etichettare le orche “più navigate” come “depositarie del sapere ecologico”. Le orche più anziane, infatti, conducono il gruppo proprio durante gli spostamenti verso le aree di foraggiamento dei salmoni. E ciò che più colpisce è che la guida si fa più strenua nelle annate di carestia: in tal caso le orche più anziane ed esperte sanno quando e dove trovare il cibo, informazioni chiave se l’ambiente diventa ostile.
Essendo tra i pochi altri mammiferi caratterizzati da menopausa, e in quanto specie che non trasferisce l’informazione per iscritto, le orche possono darci un’idea di come la menopausa si sia evoluta nei nostri progenitori, anch’essi privi di una comunicazione scritta.
La domanda sorge spontanea: perché questo tratto dovrebbe essere limitato a qualche cetaceo e a noi esseri umani? Perché una caratteristica simile può mantenersi solo quando aiutare un consanguineo diventa più vantaggioso che non potersi riprodurre.
Le dinamiche di parentela giocano un ruolo chiave in questo contesto: nelle orche, come anche negli esseri umani ancestrali, la parentela femminile con il resto del gruppo tende ad aumentare con l’età in relazione alla nascita di figli e nipoti. E visto che i benefici legati alla conoscenza crescono con lo scorrere degli anni, il “passaggio del testimone”, e quindi di un sapere accumulato nel tempo, sembra aver veicolato l’evoluzione della menopausa.
Scoprire i meccanismi con cui le femmine anziane contribuiscono alla sopravvivenza e riproduzione di figli e nipoti è essenziale per capire come si è evoluto questo fenomeno. L’eredità acquisita dalle più anziane può quindi spiegarci perché questi cetacei, nonché gli esseri umani, continuino a vivere piuttosto a lungo anche dopo aver perso la capacità di riprodursi.
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