IL PARCO DELLE BUFALE

Sottile ironia

IL PARCO DELLE BUFALE – La custode invidia un illustre collega le cui domande subdole convincono un esperto di marketing a rivelare “verità” sul (non) riscaldamento globale e, nell’originale, i segreti di una fulgida carriera.

La Stampa ha appena pubblicato un’intervista del giornalista e narratore Alain Elkann a Scott Armstrong, docente di marketing alla Wharton Business School dell’Università della Pennsylvania, autore del libro Principles of Forecasting del 2000, 129 principi (ora di più) che consentono di estrapolare previsioni economiche e politiche da sondaggi e simulazioni fatte da studenti.

Con Kesten Green e Willie Soon Soon, il prof. Armstrong si occupa spesso di temi estranei al marketing quali la biologia e l’etologia degli orsi polari, suscitando il fou-rire degli specialisti. Dovrebbe aver suscitato anche quello dei lettori della Stampa.

All’inizio, fa la réclame al suo libro e appare razionale, sebbene poco aggiornato

I governi e le maggiori industrie discutono di politiche costose per fermare gli effetti del riscaldamento globale causato dall’uomo. E quindi sì: questo è innanzitutto, e soprattutto, un problema di previsioni.

Al sempre ben informato Elkann, non è sfuggito che secondo i rapporti sull’andamento dell’economia, la “decarbonizzazione” favorisce lo crescita del prodotto interno lordo, al punto che i mercati finanziari premiano gli investimenti in energie con basse emissioni di CO2, ormai più redditizi di quelli in carbone e petrolio.

Incalzato da domande ingenue all’apparenza, il prof. Armstrong inizia a vaneggiare

Dal punto di vista scientifico [le previsioni climatiche] non hanno nulla di valido. L’Ipcc, l’Intergovernmental Panel on Climate Change (il gruppo di esperti dell’Onu [frottola aggiunta dell’impietoso Elkann]), ha concluso che i mutamenti della temperatura media annuale del Pianeta non possono essere previsti, perché il clima è troppo complesso.

Il prof. Armstrong deve ancora guardare le figure, non di un rapporto IPCC che sarebbe pretendere troppo, ma di una sua sintesi.

Nondimeno si affidano a modelli elaborati al computer per esemplificare le loro supposizioni sui meccanismi climatici.

Viene delicatamente instillato il dubbio che da scolaro l’intervistato abbia bigiato le lezioni di fisica.

Definiscono “scenari” il risultato di questi modelli

Gli autori dei rapporti IPCC definiscono scenari la “rappresentazione coerente e plausibile” di un’evoluzione “demografica, politico-sociale, economica e tecnologica”. I modelli climatici simulano invece l’evoluzione di alcuni aspetti del clima.

Sfortunatamente, i governi trattano questi scenari come previsioni e gli scenari portano a previsioni fuorvianti.

Qui la custode avrebbe chiesto un esempio.

In aggiunta, le supposizioni dell’Ipcc mancano di supporto scientifico, come è stato illustrato nei tre volumi del “Climate Change Reconsidered”.

Sono opere di fantascienza a cura dello Heartland Institute, un ente caritatevole finanziato dai fratelli Koch, Exxon Mobil e altri benefattori dell’umanità per riformare l’insegnamento delle materie scientifiche, che un tribunale del Texas ritiene gestito da una persona inattendibile.

Gli allarmisti del riscaldamento globale affermano che quasi tutti gli scienziati concordano sui rischi di un innalzamento delle temperature. Tuttavia citare l’opinione degli scienziati non è un sistema scientifico per fare previsioni. E l’affermazione, peraltro, non risponde al vero.

Per il prof. Armstrong termometri e sensori sono scienziati e quindi truffaldini. Con una fiducia lusinghiera nella competenza dell’interlocutore, l’astuto Elkann gli chiede che cosa succeda veramente al clima:

Kesten Green, Willie Soon e io siamo isolati nelle nostre posizioni. Premesso l’alto livello di incertezza sull’effetto delle emissioni di ossido di carbonio a causa dell’attività umana, nel clima vediamo solo cambiamenti naturali.

La confusione tra ossido e biossido invita a sospettare che abbia bigiato anche chimica e biologia.

Inoltre, non abbiamo previsioni a lunga scadenza, né di raffreddamento né di riscaldamento.

Il prof. Armstrong dimentica per un attimo di aver previsto in vari articoli e conferenze che dal 1998 il clima resterà invariato e più di recente che si stia raffreddando, grazie a un modello messo a punto con Kesten Green. Poi se lo ricorda:

I nostri test sull’accuratezza delle previsioni nel periodo dal 1851 al 1975 hanno accertato che, per 91 anni su 100, gli errori nelle temperature rilevate dagli scenari dell’Ipcc come “conformi” erano 12 volte maggiori di quelli del nostro modello.

Anche 120 o 1200 volte, il modello di Armstrong & Green ha il vantaggio di non rilevare alcunché.

Nel 2007, nel tentativo di incoraggiare i meteorologi a provare l’accuratezza dei loro pronostici, avevo proposto una scommessa all’ex vice presidente degli Usa Al Gore: avevo suggerito che entrambi puntassimo 10 mila dollari da destinare in beneficenza. La sfida consisteva nel prevedere la temperatura media annua globale per i prossimi 10 anni e io scommettevo che non ci sarebbero state variazioni. Ma Gore rifiutò la scommessa. Il sito Theclimatebet.com (1) traccia i dati sulle temperature per mostrare come sarebbe andata se Gore avesse voluto mettere in gioco il modello dell’Ipcc contro il mio.

Purtroppo, la scommessa era riservata ad Al Gore, altrimenti la redazione di Oggi Scienza l’avrebbe raccolta volentieri: sa per certo che i meteorologi non “pronosticano” temperature annue globali; fra i 298 insiemi di modelli citati dall’IPCC nessuno produce supposizioni annue o decennali; 14 degli anni più caldi registrati in un secolo e mezzo lo sono stati dal 2000 in poi.

Con invidiabile self-control, Alain Elkann rimane serio e lancia un’ultima esca: “Perché il dibattito sul cambiamento climatico é così aspro?”. Come da previsione scientifica, il “previsore” abbocca e si atteggia a vittima non più di termometri, meteorologi e climatologi, ma di una nuova categoria professionale:

Gli avvocati dell’ipotesi del riscaldamento globale non vogliono affrontarla come soggetto scientifico.

Per ipotesi, qui va inteso Théorie analytique de la chaleur del 1822, e quasi due secoli di fisica e chimica dei gas serra.

Rifiutano di confrontarsi con ipotesi alternative o di citare la letteratura che non concorda con la loro tesi

Per quanto riguarda gli avvocati, è probabile che il prof. Armstrong abbia ragione. Si sono invece confrontati con la sua letteratura climatologi di rango, da Kevin Trenberth a Gavin Schmidt, ora direttore del GISS-NASA, dove vengono elaborati i modelli più corrispondenti alle osservazioni.

Ribattono che gli “scettici” non sono veri scienziati,

Questo è vero, di solito il marketing non è ritenuto una scienza.

tentando di impedire che presentino le loro idee ai media.

Così il prof. Armstrong è ridotto ad arieggiarle su testate semi-clandestine quali The Wall Street Journal, Fox NewsThe Daily Telegraph, The Washington Times o The Onion La Stampa. Perfino queste ne ostacolano la diffusione, tuttavia: l’accusa di “barare” che rivolge agli scienziati del clima, per esempio, compare soltanto sul blog dell’illustre collega.

(1) Uno dei molti siti del prof. Armstrong che ormai “traccia” le temperature create dall’ing. “Steven Goddard“, più realistiche – a suo avviso – di quelle satellitarie della troposfera o della superficie terrestre e marina riportate da WMO, GIStemp, JMA, NOAAHadCrut, Berkeley Earth ecc.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: GISS-NASA

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