Siamo pecoroni. E questo ci salverà
L'effetto gregge esiste anche per gli esseri umani e possiamo adattarlo alle situazioni di pericolo. Per controllare il flusso durante una manifestazione violenta o in casi di evacuazioni. Come? Usando leader “in incognito”.
APPROFONDIMENTO – In situazioni di confusione seguiamo chi ci sta davanti, soprattutto se pensiamo che sappia dove andare. È normale per gli animali, è normale anche per i gruppi di esseri umani: è il cosiddetto effetto gregge.
“Si tratta di un comportamento – spiega Emiliano Cristiani, del Consiglio nazionale delle ricerche (Iac-Cnr) di Roma – che si manifesta in animali sociali, come oche, scarafaggi e, naturalmente, pecore, che porta a muoversi seguendo i compagni vicini, indipendentemente dalla loro destinazione. In matematica, un gregge è un esempio di sistema auto-organizzante, un gruppo composto da un numero elevato di ‘agenti’ che seguono regole semplici e in cui le dinamiche individuali sono influenzate da quelle degli agenti più prossimi. Nonostante si tratti di atteggiamenti solitamente associati ad animali, studiarli può essere utile per indirizzare al meglio anche grandi folle di esseri umani”. Questo è un meccanismo che si attiva anche in piccoli gruppi, di due o tre persone poiché, come chiarisce il ricercatore, una volta che un paio di persone persone hanno deciso una direzione da seguire è difficile per gli altri prenderne un’altra, in assenza di informazioni aggiuntive.
Ma come si può usare questa tendenza da “pecoroni” per portare una folla in salvo in situazioni di pericolo? Un team di ricercatori ha voluto testare sul campo la correttezza delle previsioni dei modelli matematici per il controllo delle folle che sfruttano questo effetto. Ed ecco che, secondo lo studio italo-tedesco cui ha partecipato l’Istituto per le applicazioni del calcolo dello Iac-Cnr di Roma, può essere usato per orientare i movimenti di una folla in situazioni di emergenza, mescolando ad essa soggetti che sappiano precisamente come comportarsi.
L’esperimento
L’esperimento, condotto all’Università di Roma, dopo due giorni dall’inizio dei corsi, ha coinvolto 76 studenti del primo anno che, dopo così poco tempo dall’inizio delle lezioni, non conoscevano ancora bene l’ambiente. Gli studenti sapevano di partecipare a un’esperimento in cui si studiava il comportamento di persone che si muovono in uno spazio quasi del tutto sconosciuto. Il loro compito era quello di lasciare l’aula III e raggiungere il dipartimento di matematica (ci sono più vie per farlo) il più velocemente possibile, ma senza correre e senza parlare tra loro.
I 76 volontari sono stati divisi in due gruppi, A e B. All’interno dei gruppi sono stati inseriti dei referenti, un totale di 6 studenti in incognito, che conoscevano la strada e avrebbero dovuto fare da “guide”, ma di nascosto. Sono stati dei veri e propri leader in incognito.
I risultati: il leader in incognito e l’effetto domino
Gruppo A, l’aula ha due uscite. Una volta che i primi due studenti hanno preso una delle due uscite e deciso di dirigersi a destra, simultaneamente tutti gli altri li hanno seguiti. Allo stesso modo, non appena uno studente vicino all’altra uscita, dopo qualche secondo di incertezza, ha deciso di uscire e di dirigersi anche lui verso destra, si è creato immediatamente un effetto domino.
Quando, però, il leader nascosto si è mosso verso sinistra ha indotto esitazione nel gruppo, ma poco dopo, un nuovo effetto domino. E tutti a sinistra.
Gruppo B, una sola uscita. Anche in questo caso i leader in incognito hanno subito creato un effetto domino, con l’esclusione di 4 persone, che hanno deciso di non seguire qualcuno che, apparentemente, non aveva informazioni speciali riguardo alle vie di fuga.
In buona sostanza, “i soggetti – chiarisce Cristiani – hanno mostrato una lieve tendenza ad andare a destra, verso la parte del Dipartimento a loro più familiare, presto superata dal desiderio di raggiungere e seguire i compagni che si trovavano di fronte a loro. Questo comportamento ha permesso alle persone informate di ‘trascinare’ gli altri, portandoli a destinazione lungo il percorso più veloce”.
È interessante anche che solo quattro studenti abbiano deciso di non seguire il flusso e di raggiungere da soli il loro obiettivo, perché questa è un’ulteriore conferma del fatto che, per la maggioranza, tendiamo a non voler restare isolati, ma piuttosto a formare gruppi.
Il risultato più interessante: il leader nascosto funziona meglio dell’autorità
“La nostra domanda iniziale era: può una guida nascosta trascinare, grazie a un effetto domino, un grande numero di persone? La risposta è sì. – chiarisce Cristiani – E quindi, qual è la strategia ottimale dei leader affinché l’intero gruppo faccia quello che si vuole che faccia? Le simulazioni al computer hanno dato risultati paradossali. Per esempio, se esiste una sola uscita di sicurezza, portare tutti all’uscita nel più breve tempo possibile non è ottimale, perché si crea una congestione che rallenta l’evacuazione. La strategia ottimale consiste nel portare solo una parte della folla verso l’uscita subito, e “ingannare” l’altra parte facendole fare un percorso più lungo. In questo modo l’arrivo all’uscita è scaglionato, la congestione è minore e l’evacuazione è più rapida”.
In certe situazioni, come ad esempio una manifestazione violenta, le persone non sembrano a loro agio con istruzioni calate dall’alto. E a volte la comunicazione tra la folla e l’autorità diventa difficoltosa. In quei casi le persone diventano più tranquille quando viene fatto loro credere di scegliere autonomamente. “Nuovi modelli matematici e metodi di ottimizzazione sono stati usati in combinazione per trovare la strategia dei ‘leader nascosti’ e portare tutti a destinazione evitando attese e congestioni. La migliore consiste nello spezzare la folla per indirizzarla verso tutte le uscite disponibili, anche le più lontane e meno conosciute. Nel caso di una sola uscita, invece, per garantire un deflusso ottimale è paradossalmente preferibile ingannare alcune persone conducendole lontano da essa, per poi riportarle successivamente nella giusta direzione”. In questi casi agenti in borghese nascosti nella folla potrebbero correre in direzioni concordate per attivare l’effetto gregge.
E poi?
Quale sarà il prossimo passo? “Sicuramente vorrei ripetere l’esperimento con più persone e in un ambiente più grande – conclude Cristiani – Si potrebbero validare anche altre ipotesi. Per esempio le simulazioni dicono che mettere delle persone che si muovo casualmente vicino all’uscita (ma senza mai uscire) può accelerare l’evacuazione da una stanza. Sembra anche che delle persone costrette continuamente a muoversi in uno spazio chiuso finiscano sempre col fare un grande girotondo. Si può migliore la dinamica delle persone anche aggiungendo ostacoli nell’ambiente: gli ostacoli cambiano la percezione che le persone hanno dei percorsi ottimali e migliorano le dinamiche collettive. Sarebbe interessante testare sul campo queste ipotesi”.
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