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Perché i viaggi di ritorno sembrano più brevi?

La sensazione che il viaggio di ritorno sia più breve di quello di andata esiste ed è molto comune. Dipende solo da una percezione a posteriori

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RICERCA – State facendo un viaggio e vi sembra di non arrivare mai. Poi quando tornate indietro percorrendo lo stesso tragitto arrivate subito, come se fosse passato molto meno tempo. Com’è possibile?

Si tratta di un fenomeno che ha sperimentato quasi ognuno di noi e che si chiama “effetto del viaggio di  ritorno“. L’argomento ha suscitato l’interesse di un team di ricercatori dell’Università di Kyoto che ha pubblicato i risultati di uno studio interessante sulla rivista Plos One.

Gli scienziati hanno cercato di capire di più su questo particolare effetto facendo visionare filmati preregistrati di viaggi a piedi a un campione di 20 persone. Tutti i viaggi erano identici nella durata e nella distanza percorsa, ma a un gruppo di soggetti sono stati mostrati un viaggio di andata e uno di ritorno (ovvero lo stesso percorso visto in una direzione e in quella opposta), mentre all’altro due viaggi di andata qualsiasi. Ai volontari è stato quindi chiesto di valutare la lunghezza dei filmati e delle distanze.

L’intuizione è stata però chiedere loro di fare questa stima sia durante la visione che subito dopo: dalle risposte dei partecipanti si è visto come solo chi guardava i cortometraggi dei viaggi di andata e ritorno percepiva una differenza di lunghezza, cosa che non avveniva in chi aveva visto i due percorsi di andata.

La cosa interessante, però, è che questa sensazione non c’era durante la visione, ma solamente dopo che i volontari avevano visto entrambi i filmati. Sembra quindi che l’effetto sia dovuto a una sensazione a posteriori, una percezione retrospettiva che ci fa apparire il viaggio più breve. Gli autori avvertono che per quanto l’esperimento sia stato progettato per rendere i partecipanti sufficientemente “immersi” nel contesto dei filmati, ovviamente non è stato possibile riprodurre le complesse sensazioni di una vera camminata in un ambiente esterno.

Tuttavia nuove ricerche future potranno aiutare a capire meglio questo fenomeno. Per esempio sapere che il viaggio che si sta per percorrere è di andata o ritorno potrebbe influenzare la percezione temporale e spaziale: un’etichettatura del viaggio potrebbe infatti essere un fattore chiave per l’induzione di questo particolare fenomeno.

@FedeBaglioni88

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Shane Anderson, Flickr

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Federico Baglioni
Biotecnologo curioso, musicista e appassionato di divulgazione scientifica. Ho frequentato un Master di giornalismo scientifico a Roma e partecipato come animatore ai vari festival scientifici. Scrivo su testate come LeScienze, Wired e Today, ho fatto parte della redazione di RAI Nautilus e faccio divulgazione scientifica in scuole, Università, musei e attraverso il movimento culturale Italia Unita Per La Scienza, del quale sono fondatore e coordinatore. Mi trovate anche sul blog Ritagli di Scienza, Facebook e Twitter @FedeBaglioni88