Riciclaggio spinto: casi di plagio scientifico in Corea del Sud
In Corea del Sud, i magistrati hanno scoperto violazioni di copyright praticate per decenni da alcuni professori per rimpolparsi il curriculum.
CRONACA – Negli ultimi tre mesi, scrivono il Korea Herald e altri quotidiani locali in lingua inglese, una Procura distrettuale di Seoul ha interrogato 200 docenti di materie scientifiche e ingegneria in cinquanta università (su un totale di 223 di cui 180 private), sospettati di violazione di copyright. La maggioranza degli imputati ha ammesso di aver sostituito la copertina di libri scritti da altri con una che li faceva apparire come gli autori.
Sono inquisiti anche quattro dipendenti di tre case editrici, senza le quali l’operazione sarebbe stata meno facile da realizzare:
Gli editori hanno ignorato la pratica o addirittura incoraggiato i professori a usare libri di scienza rimasti in magazzino, presentandoli come novità. Gli autori degli originali hanno chiuso gli occhi anch’essi, pur di mantenere buoni rapporti con gli editori in vista della pubblicazione di prossime opere. Alcuni sono sospettati di aver preso bustarelle dagli editori in cambio del proprio silenzio.
La pratica è diffusa dagli anni Ottanta e come ricorda il Korea Portal, non è un’esclusiva degli accademici:
Secondo il servizio anti-plagio Turnitin, il 40% degli studenti universitari sud-coreani ha copiato materiale su internet spacciandolo per il proprio lavoro.
Alcuni professori la insegnano agli studenti. A 17 anni, Song Yoo-geun, un bambino prodigio ammesso a 8 anni all’Università Inha, doveva essere il più giovane sud-coreano a ricevere un dottorato. Sennonché l’Astrophysical Journal ha appena ritrattato un articolo suo e del relatore della sua tesi, Seok Jae Park, perché era uguale a uno di Park uscito nel 2002.
Sarà una coincidenza? La Corea del Sud – che arriva regolarmente in cima alle classifiche PISA e OECD – ha il concorso di ammissione all’università più competitivo del mondo.
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