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I pericoli ambientali dello sviluppo in Africa

La realizzazione passata e futura di "corridoi di sviluppo" rischia di mettere in pericolo molti habitat africani

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AMBIENTE – Un’intensa rete di strade, ferrovie e altri impianti che formano dei veri e propri “corridoi di sviluppo”. Questo è lo scenario attuale dell’Africa, desiderosa di ammodernamento e integrazione economica. Eppure, secondo un articolo pubblicato su Current Biology da un team di ricercatori, è a forte rischio la tutela ambientale.

L’Africa è un continente in profondo cambiamento. La crescita dell’attività mineraria ha promosso e sta ancora promuovendo la costruzione di strade, ferrovie, oleodotti e impianti portuali per favorire le esportazioni di minerali e l’integrazione economica. Si sono così formati, negli anni, dei veri e propri “corridoi di sviluppo“, zone dove si è intensificata la produzione agricola e la densità di popolazione. A fronte di questo sviluppo, vi è però il forte rischio che la crescita esponenziale di questi corridoi metta a forte repentaglio gli habitat naturali, con gravi danni ambientali.

Per questo un gruppo di ricercatori ha analizzato i principali corridoi già costruiti o in fase di realizzazione (33 in totale), per valutarne l’impatto ambientale: un lavoro su una distanza complessiva di 53 mila chilometri. I ricercatori hanno calcolato l’impatto sui 50 chilometri adiacenti ai corridoi, cercando di considerare gli effetti sugli habitat, la sopravvivenza della diversità vegetale e dei vertebrati e altri parametri fondamentali per la regolazione climatica.

Il risultato è stato che molti hanno effetti potenzialmente devastanti sul territorio, in particolare quelli presenti nelle zone equatoriali dell’Africa occidentale e delle savane tropicali, che risultano maggiormente a rischio. I ricercatori hanno infatti stilato una sorta di classifica, con tre categorie: solo cinque corridoi sono stati definiti “promettenti”, cioè con valori relativamente bassi di danni ambientali e grandi potenziali a livello di produzione agricola; la maggiorparte (22 corridoi) è stata definita “marginale”, cioè con danni ambientali comparabili coi potenziali benefici agricoli. Infine 6 corridoi sono stati considerati “sconsigliabili”.

Se a livello locale vi è molta variabilità, a livello globale si tratta di un risultato decisamente allarmante, perché molti corridoi andrebbero limitati affinché possa essere ridotto l’impatto ambientale o addirittura chiusi. Questo significa che un obiettivo dell’Africa per i prossimi decenni dovrà essere quello di riuscire a trovare un compromesso tra necessità di promuovere lo sviluppo economico e una maggior sicurezza ambientale senza provocare una crisi ambientale. Anche perché molti corridoi non sembrano essere determinanti per la produzione di cibo, ma legati a enormi interessi economici e all’accesso a materie prime di estrazione. Si spera che lo studio possa favorire un dialogo tra le parti per consentire il raggiungimento di questo delicato compromesso.

@FedeBaglioni88

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Diana Robinson, Flickr

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Federico Baglioni
Biotecnologo curioso, musicista e appassionato di divulgazione scientifica. Ho frequentato un Master di giornalismo scientifico a Roma e partecipato come animatore ai vari festival scientifici. Scrivo su testate come LeScienze, Wired e Today, ho fatto parte della redazione di RAI Nautilus e faccio divulgazione scientifica in scuole, Università, musei e attraverso il movimento culturale Italia Unita Per La Scienza, del quale sono fondatore e coordinatore. Mi trovate anche sul blog Ritagli di Scienza, Facebook e Twitter @FedeBaglioni88