Ricercatori: la promessa dell’indennità di disoccupazione
La ricerca scientifica è una priorità per il Paese, ripetono governo e partiti. Ma quando la fanno i giovani è uno studio, uno svago o un "lavoro vero"?
IL PARCO DELLE BUFALE – Dalla scorsa primavera, in Parlamento va in scena Dis-coll, la soap opera in cui ministri e onorevoli decidono a puntate alterne di riconoscere e disconoscere l’indennità di disoccupazione agli assegnisti di ricerca che non vengono più retribuiti.
Il 13 maggio, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti precisa ai deputati che per legge borsisti, dottorandi e ricercatori precari rientrano in
una tipologia di rapporto del tutto peculiare, fortemente connotata da una componente “formativa” dell’assegnista (si pensi ai progetti di ricerca presentati dai candidati, selezionati e finanziati da parte del soggetto che eroga l’assegno)
Da collaboratori coordinati, continuativi e subordinati del docente o direttore di ricerca, sono solo studenti fino ai 45 anni e oltre. E poi le trattenute sul loro assegno vanno a una “gestione separata” dell’INPS, ma non possono vantare gli stessi diritti dei co.co.co., co.co.pro. e altre fattispecie ovaiole regolamentate dal Jobs Act.
Dopo alcune puntate soporifere che riducono l’audience ai circa 12 000 dottorandi all’anno, più migliaia di Ricercatori NON Strutturati e docenti con il fumo che esce dalle nari e le petizioni dal laptop, due mesi fa dev’essere cambiata la regia. Dis-coll accelera e prende un ritmo da partita di ping pong.
Il 26 novembre – ping – la Commissione Lavoro della Camera attribuisce l’indennità di disoccupazione agli assegnisti di ricerca; il 14 dicembre – pong – la Commissione Bilancio la toglie; il 19 – ping – su iniziativa di alcune parlamentari tenaci, a maggioranza la Camera”impegna il governo” a restituirla con la Legge di Stabilità; il 23 – pong – il ministro Poletti esce dal silenzio per replicare che non se ne parla, e con grande coerenza nel silenzio torna a tener compagnia alla titolare del MIUR che deve ancora uscirne.
La partita s’interrompe per le feste.
Il 13 gennaio – ping – in Commissione Cultura la tenace Annalisa Pannarale chiede al MIUR di svegliarsi. Venerdì scorso – pong – il sottosegretario Davide Faraone risponde per iscritto che quei precari
non rientrano nell’ambito di applicazione soggettivo della nuova indennità di disoccupazione mensile, seppure iscrivibili alla gestione separata INPS, […] in quanto tali soggetti svolgono attività non riconducibili alle collaborazioni coordinate e continuative. Tali fattispecie, infatti, hanno una finalità diversa da quelle per le quali è stata introdotta la norma sopra richiamata, ovvero quello di formare studiosi altamente qualificati mediante lo svolgimento di attività di studio e di ricerca scientifica.
A questo punto la mano della custode ne colpisce la fronte – ping ciac. Finalmente ha capito. Imparare a diventare pizzaiola o parrucchiere è un lavoro, e a diventare oncologo o geofisica-sismologa è un hobby. O no? Sabato – ping – sulla sua pagina di Facebook il segretario scrive:
Soggetti plurali imprecisati si impegneranno in data imprecisata in previsioni da precisare. Però assumono. In un contesto di precariato il verbo è carico di significato, ma quale?
A testa bassa e mani dietro la schiena come Kant per le strade di Koenigsberg, la custode ci riflette a lungo mentre va a fare la spesa. All’improvviso nota i coriandoli sui marciapiedi e – pong ciac – la sua mano destra ne colpisce la fronte proprio sull’ematoma il cui colore nel frattempo è passato da melanzana a mela cotogna: è iniziato il Carnevale, tra amici di FB ogni scherzo vale.
Leggi anche: La laurea in Italia: pochi vantaggi rispetto all’investimento
Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.