Vitamina D e sclerosi multipla: c’è un legame?
I ricercatori da tempo sono a conoscenza del legame tra vitamina D nel sangue e sclerosi multipla. Ora ci sono dati per dire che una somministrazione in grandi quantità ha effetti positivi sui malati, con scenari interessanti per un nuovo tipo di terapia
SALUTE – Assumere dosi elevate di vitamina D ha effetti positivi sui malati di sclerosi multipla. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Neurology, infatti, grandi quantità di vitamina D nel sangue non solo non hanno effetti collaterali, ma portano a una diminuzione delle cellule del sistema immunitario che sono associate allo stato infiammatorio responsabile della malattia.
La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa, dovuta a lesioni del sistema nervoso centrale, che consiste in particolare della perdita di mielina, struttura lamellare che avvolge gli assoni dei neuroni; si formano così lesioni, chiamate placche o sclerosi (da cui il nome della malattia). Come descritto dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM), sono quasi 3 milioni le persone nel mondo affette da sclerosi multipla, soprattutto giovani donne adulte di regioni lontane dall’equatore.
Dal momento che i malati hanno una varietà di sintomi particolarmente alta, è difficile capirne le cause e non esistono cure efficaci, a eccezione di trattamenti per ridurre gli effetti della malattia (fonte e dettagli su Wired.it). Per questo motivo sono molti i progetti di ricerca volti innanzitutto a capire i meccanismi di base della malattia. Già da un po’ di tempo è stato ipotizzato un legame tra la malattia e la ridotta produzione di vitamina D: questo perché la vitamina D viene prodotta dal nostro organismo in presenza della luce solare. Visto che vi sono molti più casi di sclerosi multipla in paesi come gli Stati Uniti, il Nord Europa e la Nuova Zelanda, luoghi dove l’esposizione al Sole è minore, i valori di vitamina D potrebbero essere tra i fattori determinanti.
Un team di ricercatori guidati da Peter Arthur Calabresi, direttore del Johns Hopkins Multiple Sclerosis Center di Baltimora, ha cercato di confermare i risultati, somministrando integratori di vitamina D3 (il colecalciferolo) a 40 persone affette da sclerosi multipla per un periodo di sei mesi. Tenendo conto che la dose di vitamina D giornaliera raccomandata è di 600 UI (UI sta per Unità Internazionale, ovvero l’equivalente quantità di sostanza che dà un effetto biologico), sono stati creati due gruppi: uno ha ricevuto 800 UI, uno più di 10000 UI.
Il dato interessante è che i soggetti ai quali era stata somministrata la dose bassa non avevano mostrato alcun cambiamento del livello di cellule T. Per questo motivo i ricercatori stanno cercando di capire la dose ottimale di vitamina D da assumere: se un livello di 30 ng/ml nel sangue sembra essere sufficiente per la popolazione “sana”, si ipotizza che i malati di sclerosi multipla necessitino di almeno 50 ng/ml perché ci siano degli effetti significativi.
Lo studio, sostenuto dalla Kenneth and Claudia Silverman Family Foundation, la Montel Williams Foundation e il National Multiple Sclerosis Society, non è definitivo, ma è di grande rilevanza; secondo gli autori, infatti, la vitamina D ha le potenzialità per diventare un trattamento contro la sclerosi multipla economico ed efficace.
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