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Vitamina D e sclerosi multipla: c’è un legame?

I ricercatori da tempo sono a conoscenza del legame tra vitamina D nel sangue e sclerosi multipla. Ora ci sono dati per dire che una somministrazione in grandi quantità ha effetti positivi sui malati, con scenari interessanti per un nuovo tipo di terapia

Alcuni studi mettono in relazione la ridotta produzione di vitamina D e la sclerosi multipla. Crediti immagine: kabeto jamaica, Flickr

SALUTE – Assumere dosi elevate di vitamina D ha effetti positivi sui malati di sclerosi multipla. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Neurology, infatti, grandi quantità di vitamina D nel sangue non solo non hanno effetti collaterali, ma portano a una diminuzione delle cellule del sistema immunitario che sono associate allo stato infiammatorio responsabile della malattia.

La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa, dovuta a lesioni del sistema nervoso centrale, che consiste in particolare della perdita di mielina, struttura lamellare che avvolge gli assoni dei neuroni; si formano così lesioni, chiamate placche o sclerosi (da cui il nome della malattia). Come descritto dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM), sono quasi 3 milioni le persone nel mondo affette da sclerosi multipla, soprattutto giovani donne adulte di regioni lontane dall’equatore.

Dal momento che i malati hanno una varietà di sintomi particolarmente alta, è difficile capirne le cause e non esistono cure efficaci, a eccezione di trattamenti per ridurre gli effetti della malattia (fonte e dettagli su Wired.it). Per questo motivo sono molti i progetti di ricerca volti innanzitutto a capire i meccanismi di base della malattia. Già da un po’ di tempo è stato ipotizzato un legame tra la malattia e la ridotta produzione di vitamina D: questo perché la vitamina D viene prodotta dal nostro organismo in presenza della luce solare. Visto che vi sono molti più casi di sclerosi multipla in paesi come gli Stati Uniti, il Nord Europa e la Nuova Zelanda, luoghi dove l’esposizione al Sole è minore, i valori di vitamina D potrebbero essere tra i fattori determinanti.

Questa ipotesi è stata verificata da uno studio del 2015 pubblicato sulla rivista PlosOne, secondo cui bassi livelli di vitamina D aumentano significativamente il rischio di avere la sclerosi multipla, soprattutto in soggetti predisposti geneticamente. Dunque, è possibile diminuire questo rischio aumentando, magari con integratori adatti, l’assunzione di vitamina D? Già uno studio, pubblicato nel 2007 sul The American Journal of Clinical Nutrition, aveva ipotizzato il ruolo terapeutico della vitamina D per numerose malattie, comprese la sclerosi multipla.

Un team di ricercatori guidati da Peter Arthur Calabresi, direttore del Johns Hopkins Multiple Sclerosis Center di Baltimora, ha cercato di confermare i risultati, somministrando integratori di vitamina D3 (il colecalciferolo) a 40 persone affette da sclerosi multipla per un periodo di sei mesi. Tenendo conto che la dose di vitamina D giornaliera raccomandata è di 600 UI (UI sta per Unità Internazionale, ovvero l’equivalente quantità di sostanza che dà un effetto biologico), sono stati creati due gruppi: uno ha ricevuto 800 UI, uno più di 10000 UI.

I ricercatori hanno quindi effettuato analisi del sangue all’inizio, a tre mesi e al termine dell’esperimento, per controllare sia i livelli di vitamina D che quelli dei linfociti T, cellule del sangue fondamentali per il nostro sistema immunitario, la cui attivazione anomala sembra essere legata alla comparsa di sclerosi multipla.
Per prima cosa si è verificato che non vi fossero evidenti effetti collaterali dovuti alle alte dosi di vitamina D (gli effetti, limitati, erano infatti molto simili nei due gruppi). Si è poi scoperto che, fornendo le dosi più alte, diminuivano sensibilmente i linfociti T responsabili della produzione di interleuchina-17, proteina infiammatoria secreta durante la risposta immunitaria e associata alla sclerosi multipla. In particolare se il livello di vitamina D nel sangue era superiore a 18 nanogrammi per millilitro (ng/ml), ogni aumento di 5 ng/ml provocava la riduzione dell’1% di cellule T.

Il dato interessante è che i soggetti ai quali era stata somministrata la dose bassa non avevano mostrato alcun cambiamento del livello di cellule T. Per questo motivo i ricercatori stanno cercando di capire la dose ottimale di vitamina D da assumere: se un livello di 30 ng/ml nel sangue sembra essere sufficiente per la popolazione “sana”, si ipotizza che i malati di sclerosi multipla necessitino di almeno 50 ng/ml perché ci siano degli effetti significativi.

Lo studio, sostenuto dalla Kenneth and Claudia Silverman Family Foundation, la Montel Williams Foundation e il National Multiple Sclerosis Society, non è definitivo, ma è di grande rilevanza; secondo gli autori, infatti, la vitamina D ha le potenzialità per diventare un trattamento contro la sclerosi multipla economico ed efficace.

@FedeBaglioni88

Leggi anche: Una nuova molecola contro la sclerosi multipla

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Federico Baglioni
Biotecnologo curioso, musicista e appassionato di divulgazione scientifica. Ho frequentato un Master di giornalismo scientifico a Roma e partecipato come animatore ai vari festival scientifici. Scrivo su testate come LeScienze, Wired e Today, ho fatto parte della redazione di RAI Nautilus e faccio divulgazione scientifica in scuole, Università, musei e attraverso il movimento culturale Italia Unita Per La Scienza, del quale sono fondatore e coordinatore. Mi trovate anche sul blog Ritagli di Scienza, Facebook e Twitter @FedeBaglioni88