La dieta e gli europei
In alcuni paesi, tra cui l'Italia, c'è ancora molto da fare: il sovrappeso riguarda oltre il 40% della popolazione mondiale e non risparmia i bambini
SPECIALE APRILE – Dieta squilibrata e scarsa attività fisica. Sono le due abitudini da modificare se si vuole perdere peso. Ma sono anche due elementi cui porre attenzione se si vuole abbassare il rischio di ammalarsi. Infatti le persone in sovrappeso o obese hanno più probabilità di ammalarsi di cancro, malattie cardiovascolari, diabete o patologie respiratorie croniche. L’attività fisica inoltre favorisce la salute mentale, e sembra abbia un ruolo nel ritardare l’insorgere di varie forme di demenza.
Malgrado gli avvertimenti, il sovrappeso riguarda il 40% della popolazione mondiale, e non risparmia neanche i bambini. E la tendenza va verso un peggioramento, con aumenti di spesa sia per i cittadini che per la sanità pubblica. In parte la tendenza è dovuta alla scarsa attenzione per lo sport: osservando le abitudini degli europei scopriamo che più di un terzo della popolazione conduce una vita troppo sedentaria. L’Organizzazione Mondiale della Sanità infatti consiglia almeno 150 minuti alla settimana di attività fisica moderata o intensa. Nemmeno i ragazzi di età inferiore ai 15 anni rispondono ai criteri consigliati dall’OMS, che li vorrebbe in palestra almeno 60 minuti al giorno. Sei ragazzi su 10 non partecipano ad alcuna attività sportiva e più della metà dei bambini non va nemmeno da casa a scuola a piedi o in bicicletta.
Se la Bulgaria è ultima in classifica per numero di persone che si dedicano ad attività fisica (sono il 78% che dichiarano di non fare mai sport), l’Italia si piazza altrettanto male: quart’ultimo posto con il 60% degli inattivi. La nazione che va meglio, secondo l’Eurobarometro del 2014, è invece la Svezia con la maggioranza della popolazione (81%) che fa sport.
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Ma come dicevamo, per mantenersi in forma non è importante solo fare sport. Fondamentale è la dieta che deve essere equilibrata e sana. Infatti un cambiamento nelle abitudini alimentari può alterare l’indice di massa corporea. È importante stabilire da quali alimenti assumiamo l’energia indispensabile per svolgere le nostre attività.
Mentre la FAO ha suggerito di ridurre l’energia apportata dai grassi saturi a meno dell’1%, sono 57 le nazioni a livello globale che superano questo valore e molte di queste sono europee. I grassi saturi sono quelli contenuti in latte e derivati, o sono quelli prodotti a livello industriale e poi inseriti nei prodotti confezionati e elaborati (biscotti, dolci, patatine fritte…). Possiamo dare un’occhiata alle abitudini alimentari degli europei, confrontando quanti grammi di ciascun alimento vengono assunti al giorno per chilogrammo di peso corporeo. I dati, raccolti su 22 Paesi europei dall’EFSA, non devono servire a fare un confronto tra una nazione e l’altra. Infatti, a causa dei diversi metodi applicati nel campionamento, i risultati non sono confrontabili. L’osservazione del grafico però dà un’indicazione sulla composizione della dieta nei diversi Paesi del Vecchio Continente, restituendo una fotografia delle abitudini alimentari.
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Tra gli obiettivi del documento European Food and Nutrition Action Plan 2015-2020 c’è quello di portare sul mercato europeo prodotti a contenuti di grassi controllati, ma ancora pochi sono i paesi che si sono impegnati per introdurre leggi a riguardo. La Danimarca è stata la prima nazione a introdurre alimenti a basso contenuto di grassi, seguita poi da Austria, Svizzera, Islanda, Ungheria e Norvegia.
E l’Italia come si comporta? È importante innanzitutto distinguere le abitudini alimentari in base alla fascia di età, perché l’apporto delle diverse sostanze può variare anche in base al fabbisogno energetico. Il sistema di sorveglianza PASSI, nell’analisi realizzata tra il 2010 e il 2013, ha dimostrato che in Italia solo il 10% degli adulti consuma almeno cinque porzioni di frutta e verdura, solo il 48% ne consuma almeno tre porzioni. E il consumatore tipico è donna, istruito, di età compresa tra i 50 e i 69 anni, benestante e settentrionale. Sempre più spesso frutta e verdura sono sostituiti da sostituiti da alimenti a crescente densità energetica, ricchi di zuccheri, grassi e sale consumati in fretta e sempre più fuori casa. Dato che tra il 2008 e il 2013 c’è stato anche un calo nel consumo di frutta e verdura, resta ancora molto da fare. Soprattutto in termini di educazione della popolazione, per un’alimentazione più corretta e a uno stile di vita più sano.
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