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Gli umani creano nuove specie

I fenomeni di speciazione indotti dalle attività umane possono essere preoccupanti quanto quelli di estinzione

 

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La zanzara della Metropolitana di Londra non può più riprodursi con le zanzare in superficie. Crediti immagine: Walkabout12

AMBIENTE – L’impatto umano sull’ecosistema non comporta solo l’estinzione di molte specie: può anche crearne di nuove, favorendo così una forma di evoluzione. Questa la conclusione di uno studio, pubblicato su Proceedings of the Royal Society B, condotto dai ricercatori del Center for Macroecology, Evolution and Climate dell’Università di Copenhagen.

Lo studio mette in luce numerosi esempi di come l’attività umana abbia influenzato l’evoluzione tramite l’introduzione accidentale di nuove specie, la graduale e costante domesticazione di animali, le attività di caccia incontrollate e, con il costante sviluppo urbano, addirittura l’emergere di nuovi ecosistemi. Prendiamo il caso delle zanzare della metropolitana di Londra, osservate per la prima volta durante la Seconda Guerra Mondiale, quando migliaia di cittadini londinesi cercavano riparo dai bombardamenti nei già allora numerosi tunnel per il trasposto pubblico della città.

In un ambiente umido, con poca luce ma, al contempo, ricco di cibo, la zanzara sopravvisse per decenni, fino a sviluppare nuove abitudini e a differenziare il proprio DNA. A distanza di decenni la zanzara sotterranea, Culex pipiens molestus, non può più riprodursi con quella di superficie e rappresenta una specie del tutto nuova. Sono centinaia gli esempi che è possibile riportare per comprendere il fenomeno ma non è possibile determinare esattamente quante volte l’operato umano abbia favorito l’emergere di nuove specie.

“In questo contesto, valutare lo stato di conservazione dell’ambiente in base al numero di specie presente diventa fuorviante. Considerare, invece, i fenomeni di speciazione assieme a quelli di estinzione, potrebbe essere fondamentale per comprendere al meglio il nostro impatto sulla biodiversità“, ha dichiarato in un comunicato Martine Maron, professoressa dell’Università del Queensland e co-autrice dello studio. L’estinzione di una specie è un fenomeno biologico naturale e molto lento. Negli ultimi due secoli, dalla Rivoluzione industriale in poi, il contributo dell’essere umano alla scomparsa di molti organismi è chiara e accertata. L’emergere, più o meno casuale, di specie “artificiali”, cioè nate a causa dell’intervento umano, non è certo il modo di pareggiare i conti e potrebbe anzi rappresentare un evento preoccupante.

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Gianluca Liva
Giornalista scientifico freelance.