La voce di un orango per studiare l’evoluzione del linguaggio
Imitando i suoni prodotti da un umano, un orango è riuscito a modulare la voce emettendo vocalizzazioni che non corrispondono ai normali grugniti della sua specie.
SCOPERTE – La capacità di modulare la voce nel linguaggio è del tutto umana? Uno studio pubblicato su Nature – Scientific Reports firmato da ricercatori britannici, tedeschi e americani, potrebbe contribuire a chiarire la storia dell’evoluzione del nostro linguaggio.
È Rocky, un orango di undici anni dello zoo di Indianapolis, ad aver stupito gli scienziati dando prova di inaspettate abilità vocali. Durante un gioco di imitazione con un ricercatore, il primate è riuscito a emettere in risposta ai suoni prodotti dall’umano particolari vocalizzazioni che non avrebbe mai prodotto in natura per comunicare con i suoi simili.
L’osservazione potrebbe consentire di saperne di più sulle capacità vocali dei nostri antenati comuni, per comprendere come si sia giunti al nostro linguaggio.
Il progetto guidato da Adriano Lameria, dell’Università di Durham, trae spunto da osservazioni compiute ad Amsterdam, dove notò un orango capace di esprimersi seguendo un ritmo vocale simile a quello del parlato umano. Qualcosa che non ci si aspetterebbe da animali il cui controllo delle corde vocali è sempre stato ritenuto minimo, se non inesistente.
Che le scimmie siano capaci di comprendere il nostro linguaggio non è una novità: basta pensare ai celebri Koko e Kanzi, che dopo lunghi allenamenti hanno imparato a rispondere ricorrendo a simboli e gesti. La capacità dimostrata da Rocky è però inedita: nel corso di un’interazione con un essere umano, doveva ascoltare un suono prodotto dal dimostratore e poi ripeterlo correttamente al primo tentativo per ricevere una ricompensa.
I suoni emessi sono stati registrati e paragonati con quelli prodotti da 120 oranghi che si trovano sia in natura sia in cattività: un archivio di ben 12 000 ore ha dimostrato che le vocalizzazioni di Rocky imitavano correttamente i suoni umani, con modulazione di tono e volume.
A differenza di altri studi compiuti in passato, questo non ha comparato le scimmie con gli umani, ma tra di loro. Il risultato suggerisce che il sistema fonatorio dei primati si sia evoluto parallelamente a quello umano.
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