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Phobos, la luna di Marte e il mistero delle sue striature

Un nuovo tassello nel puzzle delle striature di Phobos: non sono create solo dallo stress di marea esercitato dal pianeta rosso

La nuova simulazione mostra che le striature di Phobos potrebbero essere il risultato di un impatto. Crediti immagine: ESA/Mars Express, modified by Nayak & Asphaug

SCOPERTE – Le striature della luna Phobos continuano a riservare sorprese agli astronomi. Un nuovo studio sostiene che siano state scavate dai detriti espulsi dalla superficie del satellite dopo l’impatto. Una formazione che differisce dalle altre scanalature, scavate secondo gli scienziati dall’attrazione gravitazionale esercitata dal pianeta rosso sulla sua luna.

Se gli scienziati pensavano di aver risolto il mistero della formazione delle scanalature sul satellite di Marte, un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Communications e condotto da Michael Nayak della UC Santa Cruz lo rimette in discussione. Nayak ha preso infatti in considerazione un gruppo di striature la cui formazione non poteva essere spiegata con il meccanismo di erosione legato all’azione di Marte.

D’altronde Phobos è un corpo celeste inusuale, che non ha un cuore solido sotto la superficie: può essere immaginato come un sacchetto di fagioli che risente dell’attrazione gravitazionale di Marte, tanto da seguire un’orbita che spiraleggia verso il pianeta rosso e da ruotare con un periodo di appena sette ore, trovandosi ad una distanza di appena 9mila chilometri dal pianeta.

Erik Asphaug, scienziato planetario della Arizona State University e professore emerito alla UC Santa Cruz, ha studiato Phobos per anni. È il co-autore del nuovo studio e in una recente simulazione al computer ha dimostrato che le striature sono causate proprio dallo stress di marea esercitato dal pianeta sulla sua luna. Nel suo modello, tuttavia, l’orientamento di alcune striature era sbagliato rispetto alle previsioni.

Ora la nuova simulazione messa a punto da Nayak dimostra come queste striature anomale possano essere il risultato di un impatto. Il materiale che viene espulso dalla superficie dopo un impatto, infatti, è in grado di sfuggire alla debole attrazione gravitazionale di Phobos e i detriti rimangono così a orbitare intorno a Marte, muovendosi più o meno velocemente rispetto al satellite, tanto da essere poi ricatturati dopo alcune orbite e ricadere sulla superficie della luna.

Questo meccanismo sarebbe il responsabile proprio dei distinti crateri lineari osservati tra le striature, create dallo stress di marea su Phobos:

“Un sacco di materia viene espulsa, fluttua per un paio di orbite e poi viene riaggregata e cade sulla superficie formando catene lineari prima che abbia la possibilità di essere attirata e dissociata dalla gravità di Marte. Il fattore di controllo è dove si verifica l’impatto e questo determina dove i detriti andranno a ricadere”.

Il modello è stato elaborato simulando l’impatto di un oggetto che potrebbe aver creato il cratere Grilgrid, largo 2,6 chilometri, che si trova al polo nord di Phobos e le cui striature risultano decisamente compatibili con le previsioni delle simulazioni. Lo studio di Nayak e colleghi non è certo definitivo nella risoluzione dei misteri che avvolgono la luna di Marte, ma svelano un oggetto così inusuale da essere l’unico nel sistema solare in cui il fenomeno sia mai stato osservato.

@oscillazioni

Leggi anche: Phobos, come si è formata la luna di Marte?

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Veronica Nicosia
Aspirante astronauta, astrofisica per formazione, giornalista scientifica per passione. Laureata in Fisica e Astrofisica all'Università La Sapienza, vincitrice del Premio giornalistico Riccardo Tomassetti 2012 con una inchiesta sull'Hiv e del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica Giancarlo Dosi 2019 nella sezione Under 35. Content manager SEO di Cultur-e, scrive di scienza, tecnologia, salute, ambiente ed energia. Tra le sue collaborazioni giornalistiche Blitz Quotidiano, Oggiscienza, 'O Magazine e Il Giornale.