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Fare sport per migliorare la qualità spermatica

Allenarsi qualche volta a settimana migliora la conta spermatica, la morfologia degli spermatozoi e altri valori importanti per la fertilità maschile. Ma non è una bacchetta magica: manca ancora una cultura della salute riproduttiva.

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Per migliorare la propria salute riproduttiva è importante fare attività fisica con regolarità. Crediti immagine: Public Domain

SALUTE – Il ruolo dell’andrologo nella vita di un uomo dovrebbe essere equivalente, o almeno quasi equivalente a quello del ginecologo nella vita di una donna. La salute dell’apparato sessuale e riproduttore maschile va tutelata e monitorata con eguale attenzione, eppure quella della prevenzione non è una cultura che riesce a prendere piede. Secondo i dati di Amico Andrologo, in Italia meno del 5% dei ragazzi al di sotto dei 20 anni ha fatto almeno una visita andrologica, mentre oltre il 40% delle ragazze della stessa età è stata dal ginecologo almeno una volta.

Arrivati all’età adulta, poi, un controllo andrologico è fondamentale per scoprire come preservare la salute riproduttiva – se ne è parlato in occasione del Fertility Day – importante quanto ogni altro ambito della salute umana ma spesso trascurata, sottovalutando gli effetti di abitudini poco salutari come un consumo eccessivo di alcolici o tabacco, ma anche di un’alimentazione scorretta. Una buona notizia che viene sottovalutata, per esempio, è che anche in questo caso “non è mai troppo tardi” per iniziare a prestare più attenzione a questi aspetti. Uno studio pubblicato su Reproduction ne è la conferma: gli uomini sedentari che iniziano a fare esercizio fisico dalle tre alle cinque volte a settimana possono migliorare nel giro di pochi mesi sia la conta spermatica (numero, morfologia e motilità degli spermatozoi) sia altre misure atte a valutare la qualità dello sperma.

Considerando che moltissime coppie non riescono a concepire proprio a causa della scarsa qualità spermatica, si tratta di un’ottima notizia anche perché tutti gli uomini considerati avevano tra i 25 e i 40 anni. Il che non stupisce, visto che agli uomini in cerca di un figlio viene comunque consigliato di smettere di fumare, di ridurre il consumo di alcool, di fare sport e moderare l’alimentazione scegliendo cibi più sani.

Alla Urmia University i ricercatori hanno coinvolto nel loro studio 261 partecipanti, tutti sani ma nessuno che si dedicasse allo sport per più di 25 minuti a sessione oltre le tre volte a settimana. Sono stati divisi in quattro gruppi e ogni gruppo ha ricevuto le indicazioni per un diverso tipo di allenamento: continuo a intensità moderata (MICT) e continuo a intensità elevata (HICT), ovvero mezz’ora o un’ora di corsa sul tapis roulant 3-4 volte a settimana, oppure a intervalli (HIIT), ovvero sprint di corsa da un minuto alternati a un minuto di riposo da ripetersi per 10-15 volte. Il quarto e ultimo gruppo, quello di controllo, ha continuato a non fare allenamenti di alcun tipo.

Confrontando i campioni di sperma prelevati prima, durante e dopo il programma di allenamento, gli scienziati sono riusciti a fare una valutazione completa di come cambiasse la qualità, non solo per volume e conta spermatica ma anche in termini di marker infiammatori e risposta allo stress ossidativo. Ne è emerso che in tutti e tre i gruppi di esercizio i valori erano migliorati, in particolare nel gruppo MICT nel quale i benefici sono anche durati più a lungo.

Non si tratta ovviamente di una “bacchetta magica” per la qualità spermatica, perché non basta esercitarsi qualche mese e poi tornare a vita sedentaria per cambiare le cose. Ci vuole costanza: nel giro di una settimana, dopo il periodo di allenamento, la concentrazione di spermatozoi e la conta spermatica hanno iniziato a diminuire nuovamente, mentre la motilità è andata riducendosi a partire da 30 giorni dopo. “Una domanda importante da porsi è se questi cambiamenti statistici siano sufficienti per stabilire una significatività clinica“, ha commentato cauto al Daily Mail, Allan Pacey, professore di andrologia della University of Sheffield, non coinvolto nello studio. “Sfortunatamente questo si può mettere in dubbio, e serviranno altri studi per stabilire se gli uomini che si esercitano di più abbiano anche più probabilità di diventare padri, sia naturalmente sia tramite procreazione assistita”. Nel frattempo, aggiunge, qualsiasi uomo può impegnarsi in altri modi a preservare e migliorare la fertilità ma anche la salute generale, per esempio mangiando meglio, smettendo di fumare e indossando biancheria intima non troppo attillata.

Fortunatamente, anche se siamo lontani da una vera e propria cultura della salute sessuale, la necessità di fare informazione al riguardo anche attraverso nuovi canali è stata recepita. È di quest’anno l’iniziativa AndroApp (per iOSAndroid e Windows Phone), frutto del lavoro del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università di Roma La Sapienza in collaborazione con la Società di Andrologia e Medicina della Sessualità (Siams) e la Fondazione Amico Andrologo: un’applicazione interamente dedicata alla salute sessuale maschile, per raggiungere i più giovani e chiarire i dubbi più comuni. Come scegliere i contraccettivi più adatti? Come prevenire l’infertilità?

Secondo le stime riportate quest’anno dalla University of California San Diego School of Medicine, le cause dell’infertilità maschile sono note in circa il 30% dei casi. Sono sempre più solide le associazioni con mutazioni genetiche, l’esposizione a vari tipi di inquinanti come l’alluminio e in particolare l’inquinamento dell’acqua – specialmente per le sostanze chimiche la cui azione compromette la normale attività del testosterone – mentre resta più debole il legame tra la scarsa qualità spermatica e l’abitudine di portare il cellulare in tasca (un’associazione ri-proposta da uno studio pubblicato pochi anni fa che ne ha valutato gli effetti sia in vivo che in vitro).

@Eleonoraseeing

Leggi anche: Fertility Day, perché è una grande occasione mancata

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".