STRANIMONDI – Immaginiamo due strani mondi. Il primo: un mondo in cui l’Unione Europea nasce negli anni Venti del Novecento su iniziativa della Germania vincitrice della Prima Guerra Mondiale. Il secondo: un mondo dove non rimane più nessuno, tranne una persona, salvata casualmente dall’evaporazione del genere umano. Sono gli stranimondi ai confini della fantascienza immaginati dallo scrittore bolognese Guido Morselli.
L’autore
Guido Morselli nacque a Bologna nel 1912 e morì suicida a Varese nel 1973. Fu uno scrittore tormentato e che ebbe, in vita, ben pochi riconoscimenti del suo talento. Vide pubblicati solamente due saggi, fra cui Realismo e fantasia del 1947. Non a caso citiamo questo saggio: i critici letterari oggi sottolineano come la produzione di Morselli sia progressivamente approdata a lidi fantastici – e, secondo alcuni, fantascientifici – dopo l’iniziale adesione a un genere molto più in voga nel romanzo italiano del dopoguerra, ovvero il neorealismo. Fra questi romanzi fantastici e fantascientifici ci sono Contro-passato prossimo e Dissipatio H.G., quest’ultimo scritto poco tempo prima del suicidio e uscito soltanto nel 1977, quattro anni dopo. Tutti i suoi romanzi uscirono postumi, a partire da Roma senza papa, altro romanzo che gioca con la storia, pubblicato da Adelphi nel 1974, un anno dopo la morte dell’autore.
Contro-passato prossimo
Qualche settimana fa su Stranimondi abbiamo parlato della serie televisiva The Man in the High Castle, tratta dal romanzo fantascientifico di Philip K. Dick omonimo nel quale la Seconda Guerra Mondiale era vinta dalla Germania Nazista di Adolf Hitler. Morselli immagina un esito analogo per la Prima Guerra Mondiale, con la Germania vincitrice del conflitto. Stesso esercizio intellettuale e letterario, ma reso in modo molto diverso. The Man in the High Castle di Dick è un romanzo che prende spunto dalla storia, anche se fantastica, ma rimane saldamente nell’ambito del romanzo; Contro-passato prossimo inizia come un romanzo e sfocia nella manualistica fantastorica. Una sorta di via di mezzo fra il romanzo e il saggio, fino a un approdo squisitamente scolastico.
La prima parte del libro di Morselli si basa sul racconto minuzioso del piano alla base della Edelweiss Expedition, una strategia di invasione dell’Italia del Nord sviluppato da un ufficiale austriaco. L’idea alla base è di scavare in segreto un tunnel sulle Alpi in grado di garantire una invasione rapida e per giunta poco sanguinosa dell’Italia. Una guerra lampo e con poche perdite umane, l’esatto contrario della logorante guerra di posizione fra le trincee che ha caratterizzato la Prima Guerra Mondiale. Il piano funziona alla meraviglia e cambia le sorti della Guerra e della Storia e lo fa innescando una sequenza di eventi a tratti imprevedibili, a volte buffi e surreali, utili per sottolineare il carattere beffardo e casuale della storia.
L’opera di Morselli utilizza la finzione fantastica e la digressione fantascientifica per criticare lo storicismo e la convinzione che la storia abbia una direzione quasi predestinata. Secondo Morselli la storia non risponde a un disegno intelligente. Al contrario, ha una sorta di spirito darwiniano: può prendere qualsiasi direzione, è casuale, è dettata degli umori degli esseri umani e da eventi sempre imprevedibili. Basta un politico distratto, un soldato confuso, un telegramma smarrito: la Storia sta agli individui, non è un meccanismo più grande di noi. Chiamare in causa una provvidenza è miope: Morselli è un nominalista, lo ripete più volte, crede nel particolare e non nel generale, nell’individuo e non in universali.
Morselli gioca anche con la scienza e con gli scienziati: in Contro-passato prossimo si diverte a immaginare il fisico Max Planck come primo presidente della federazione di Stati Europei, costituita da Germania, Francia, Italia e Belgio, nata dalla fine della Grande Guerra nel suo contro-passato. Un Planck riluttante ad accettare, convinto soltanto dalla garanzia che “non avrebbe avuto nulla da fare, assolutamente nulla, nel suo settennato, a parte qualche telegramma che gli sarebbe stato sottoposto per la firma già pronto”. Un Planck scelto per essere uno dei più grandi fisici viventi, tedesco, “ma con un nome internazionalizzato dal Premio Nobel”.
E a proposito di Premi Nobel e fisici tedeschi, c’è spazio ovviamente anche per Albert Einstein. Un Einstein interpellato dall’esercito tedesco che deve risolvere problemi balistici legati al lancio di ordigni dai dirigibili. Einstein e i suoi colleghi risolvono teoricamente la questione, ma all’atto pratico le indicazioni degli scienziati, “un manuale complicatissimo, zeppo di cifre e diagrammi”, si rivelano disastrose causando gravi perdite nella flotta dei dirigibili tedeschi.
Morselli allora immagina un surreale dialogo fra l’ottantenne conte von Zeppelin e Einstein, con il primo che apostrofa gravemente il secondo: “Si trattava soltanto di lanciare carichi dall’alto in basso! […] Bastava la gravità! E lei di gravità dovrebbe intendersene”. Einstein allora, a rischio di giudizio presso la corte marziale, se la cava con un complicato discorso filosofico nel quale convince von Zeppelin che i calcoli sono calcoli e che la realtà è un’altra. Einstein si congeda dal libro di Morselli dialogando con un altro ufficiale tedesco, il capitano von Richtofen, più noto come Barone Rosso. Attraverso le parole di Einstein vediamo il punto di vista dell’autore: il mondo è radicalmente irragionevole. Lo è sempre stato. “Cambierà?” chiede il Barone Rosso. “Beh sì…Forse. Dopo l’Armageddon”.
Che è quello che accade nel secondo “stranomondo” di Morselli.
Dissipatio H.G.
Una catastrofe in grado di guarire il mondo dall’irragionevolezza umana la immaginava anche Italo Svevo nella conclusione de La coscienza di Zeno: “Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute” scriveva il suo alter-ego Zeno Cosini. Ma dove Svevo si ferma, Morselli incomincia e dà corpo al dopo, ovvero a ciò che succederà dopo il genere umano. Morselli non parla della catastrofe, ma di ciò che ne segue.
A differenza di Svevo, poi, Morselli non immagina esplosioni o catastrofi capaci di sconvolgere il mondo. Semplicemente, il genere umano scompare e improvvisamente si vaporizza. Tutti, tranne uno. Il protagonista, il narratore, l’unico personaggio di Dissipatio H.G. (il titolo è preso dal filosofo antico Giamblico). Forse l’unico approdo inevitabile della storia è proprio la distruzione del genere umano, che non coincide però con la fine del mondo: Morselli e il suo alter ego letterario vagano in un mondo che pian piano si sta liberando dell’oppressiva presenza umana. La natura si riprende ciò che l’essere umano gli aveva tolto, gli animali iniziano a riconquistare spazi e territori, a eccezione di quelli che dipendevano direttamente dal genere umano: Morselli descrive ad esempio un piccolo cane morto di fame a bordo strada. Un’improvvisa catastrofe – per il genere umano – si è trasformata per la Natura in un’occasione da sfruttare. L’evoluzione non si ferma, va oltre l’uomo.
Infine, va detto che la psicologia è determinante nei romanzi di Morselli. Dissipatio H.G. è un flusso di coscienza filosofico e psicologico nel quale Morselli affida al suo personaggio le sue ultime riflessioni. Non a caso spesso il narratore fa riferimento allo psicologo Karpinsky, da cui era in cura prima della morte del medico a seguito di una rissa. Il medico è un altro elemento di contatto con La coscienza di Zeno, in cui in un gioco letterario il romanzo era nei fatti il diario che il protagonista redigeva su richiesta del suo psicologo, il dottor S. (dove S. sta per Sigmund Freud?). Quello stesso Freud che ritorna anche nelle ultime pagine di Contro-passato prossimo, a conferma dell’intimo legame fra i due testi nella produzione di Morselli.
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