SALUTE

Regno Unito: livelli di arsenico oltre le soglie negli alimenti per neonati

Quali conseguenze per la salute? E soprattutto, come vanno le cose in Italia? Ne abbiamo parlato con Marco Binaglia, esperto dell'EFSA.

Il processo di svezzamento ha aumentato di circa cinque volte l’esposizione dei bambini all’arsenico rispetto ai livelli riscontrati prima dello svezzamento. Crediti immagine: Alicia Voorhies, Flickr

APPROFONDIMENTO – Il 4 maggio scorso è apparso sulla rivista scientifica PLOS One uno studio condotto dai ricercatori dell’Institute for Global Food Security del Queen’s University a Belfast che riportava risultati allarmanti quanto alla presenza di elevati livelli di arsenico riscontrati in diversi alimenti per bambini nel Regno Unito. Gli scienziati hanno confrontato il livello di arsenico nei campioni di urina fra i neonati che erano stati allattati al seno e quelli alimentati artificialmente, prima e dopo lo svezzamento. Il risultato è che questi ultimi hanno mostrato maggiori concentrazioni di arsenico, in particolare fra coloro che erano stati nutriti con alimenti ricchi di riso, consigliati ai neonati con esigenze dietetiche come l’intolleranza al grano o ai latticini. Quasi la metà dei prodotti alimentari a base di riso sono risultati contenere livelli illegali di arsenico inorganico nonostante le nuove normative fissate dall’UE. Inoltre, il processo di svezzamento ha aumentato di circa cinque volte l’esposizione dei bambini all’arsenico rispetto ai livelli riscontrati prima dello svezzamento. Un dato che evidenzia secondo gli autori il chiaro legame tra i prodotti a base di riso e l’esposizione all’arsenico.

Quanto sono sicuri quindi i prodotti che utilizziamo per alimentare i nostri figli? Ne abbiamo parlato con Marco Binaglia, esperto dell’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza alimentare.

Dottor Binaglia, quali sono i danni che può provocare una concentrazione troppo elevata di arsenico inorganico nei bambini?
In diversi studi epidemiologici l’esposizione a lungo termine all’arsenico inorganico (As) è stata associata a diversi effetti avversi, tra cui lesioni cutanee, tumori nella pelle, polmoni e vesciche e diminuzione del peso alla nascita. L’esposizione a dosi relativamente elevate (probabilmente non rappresentativa della situazione nell’UE) durante l’infanzia è stata associata invece a problemi neuro-comportamentali.

Perché questa sostanza si trova nei prodotti a base di riso? Si riscontra anche in altri prodotti?
Le piante assorbono le sostanze nutritive dal terreno e dalle acque sotterranee, e il riso ha una capacità più elevata per assorbimento rispetto ad altre colture, ma anche altri alimenti contengono concentrazioni relativamente elevate di inorganici, come i molluschi d’acqua e i crostacei, e le alghe commestibili.
Sebbene la presenza di prodotti inorganici in questi altri prodotti alimentari presenti livelli inferiori rispetto al riso, essi possono comunque contribuire in modo sostanziale all’esposizione complessiva alimentare, se vengono consumati con frequenza. Il rapporto EFSA del 2012 ha indicato per esempio il pane di grano quale principale fonte di esposizione e il riso, a cui seguono l’acqua potabile, il latte e i prodotti lattiero-caseari. Questi ultimi in particolare rappresentano le principali fonti per questi elementi chimici nei neonati e nei bambini.

Quanto prolungata deve essere l’assunzione affinché costituisca un rischio? E qual è la situazione in Europa?
Gli effetti di cui sopra sono causati da un’esposizione a lungo termine all’arsenico, un avvelenamento acuto da arsenico può avvenire solo a dosi molto più elevate di quelle che potrebbero essere raggiunte dal consumo di cibo e acqua potabile. Inoltre l’arsenico inorganico non ha un potenziale di accumulazione nel corpo umano particolarmente elevato. Tuttavia, la valutazione del rischio che EFSA ha condotto sul tema nel 2009 e il successivo aggiornamento delle stime dell’esposizione effettuate nel 2012 hanno indicato che i livelli medi di esposizione cronica sia nei bambini che negli adulti sono associati agli effetti negativi di vari studi epidemiologici, indicando pertanto un possibile rischio per la salute.

Si tratta di stime che valgono anche per l’Italia quindi? Anche da noi sussistono livelli di esposizione cronica all’arsenico elevati?
Purtroppo sì. I livelli massimi di arsenico che non dovrebbero essere superati, indicati nello studio sono rilevanti per tutti gli Stati membri dell’UE. Le stime dell’esposizione effettuate dall’EFSA sono effettuate tenendo conto dei dati di presenza (cioè dei livelli di contaminazione alimentare) e i dati relativi al consumo alimentare forniti dagli Stati membri dell’UE, compresa anche l’Italia.

@CristinaDaRold

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.