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Body shaming post parto: le gravidanze poco realistiche sui media

Le immagini di celebrità in perfetta forma dopo il parto veicolano emozioni negative e aspettative irreali nelle donne. Meglio essere consumatrici consapevoli anche in questo, cercando confronti, opinioni ed esperienze reali.

Le fotografie post-parto delle donne famose che vengono presentate sui media rappresentano spesso corpi tonici, magri e senza smagliature: immagini che possono avere influenze negative sul benessere di chi ha appena partorito. Crediti immagini: Public Domain

COSTUME E SOCIETÀ – “Possiamo per favore smetterla di parlare del corpo di Beyoncé dopo la nascita dei gemelli?”, chiede un articolo su Glamour, dopo che una foto pubblicata su Instagram dalla cantante la ritrae in forma a due mesi dal parto. Ci sono i commenti positivi ma anche gli sgradevoli appunti rivolti alle donne in materia di gravidanza: “Wow! Quel corpo dopo due gemelli??? Ragazze, dovete iniziare a darvi da fare!!!”. Body shaming post parto.

Quello di Beyoncé è solo l’ultimo caso famoso ma del corpo delle madri post-parto (oltre ad altri aspetti che non riguardano nessuno al di fuori della madre stessa) si parla ogni volta che la gravidanza di un personaggio noto finisce sotto i riflettori. Per non allontanarci troppo dall’Italia, le lezioni sul cosa sia giusto, ingiusto, bello e brutto per una madre dopo il parto fioccarono nel 2013 con la nascita di Sole, la figlia di Michelle Hunziker, che pochi giorni dopo era già – criticatissima – al lavoro e in splendida forma.

Ma le opinioni rivolte a una foto su Instagram di Beyoncé sono le stesse, non richieste, che accompagnano il periodo della gravidanza e del post-parto. “La prossima volta che stai per fare un complimento a un’amica sul suo aspetto dopo il parto, valuta la possibilità di lodare quanto sembri felice e come stia gestendo bene la sua nuova maternità, invece di parlare del suo corpo”, scrive Korin Miller, autrice dell’articolo di Glamour.

Tutto ciò che sappiamo di queste (non più) personalissime esperienze delle celebrità arriva dai media e, secondo un nuovo studio su Health Communication, i ritratti della gravidanza e del post-parto non solo sono poco realistici, ma veicolano una serie di emozioni negative che possono sfociare nella depressione e nella frustrazione, se dopo il parto non si riesce a perdere peso e tornare al corpo che avevano prima di partorire nei tempi irreali delle celebrità.

Lo studio è stato coordinato da Toni Liechty della University of Illinois, una ricercatrice che da anni studia la relazione tra l’attività fisica e l’immagine del corpo umano. Secondo Liechty nel periodo perinatale – poco prima del parto e subito dopo – le donne sono particolarmente vulnerabili di fronte a questo tipo di rappresentazioni, nonché più attente al loro aspetto. Fare confronti, se bombardate di immagini simili, è quasi inevitabile.

Insieme ai colleghi, Liechty ha sottoposto a 50 donne (alcune in gravidanza altre a 1-9 mesi dal parto) un questionario incentrato proprio sulla rappresentazione mediatica delle donne in gravidanza e dopo aver partorito: che impatto avevano avuto sul modo in cui guardavano al loro, di corpo? Che messaggio mandavano?

Quasi metà delle donne, il 46%, ha risposto che tutti quei corpi tonici, dimagriti e senza smagliature a poche settimane dal parto le avevano fatte sentire scontente del proprio aspetto. Aspettative che non corrispondevano alla realtà della maggior parte di loro, corpi che non portavano traccia dell’esperienza che segue il parto, con l’impegno e lo stress di occuparsi del bambino, gli ormoni, un corpo che lentamente tornava alla sua normalità.

E per media si intendono anche i social media, la cui influenza secondo Liechty è unica nel suo genere, perché quanto postiamo su Facebook, su Twitter, su Instagram è percepito come una testimonianza di vita vera. Se da una parte c’è il genuino scambio favorito da gruppi e pagine, dove future e neo-madri trovano uno spazio di confronto decisamente più alla pari rispetto a quello con Beyoncé, dall’altra i selfie scatenano la competizione, di fronte a corpi diversi che sembrano migliori, o il senso di colpa per non riuscire a raggiungere certi standard. Che spesso non sono reali, ma frutto di fotoritocchi in grado di far scomparire ogni segno.

Cosa aiuta davvero? La realtà: fotografie e storie che raccontano la gravidanza, la nascita di un figlio e il periodo a seguire in modo reale, affidabile, senza imporre aspettative che non sono realistiche per il 99% delle donne.

Quello che propongono i media – su questo la maggior parte delle donne coinvolte nello studio si è detta d’accordo – è quasi sempre differente. Si puntano i riflettori solo sui corpi, celebrando il dimagrimento e quanto velocemente una star sia tornata all’aspetto precedente al parto, trascurando aspetti più reali (e utili) dell’esperienza. Come le domande sull’allattamento, la nutrizione, i vaccini, quel tipo di domande che ogni madre si pone – e alle quali noi cerchiamo di rispondere con un’apposita rubrica science-based, Gravidanza & Dintorni.

Se per alcune delle partecipanti è stato inevitabile finire per fare un confronto, mettendo sul piatto della bilancia il proprio corpo vs il corpo della star di turno, altre hanno consapevolmente scelto di proteggersi ed evitato riviste, programmi televisivi e social quando sapevano che il risultato sarebbe stato sentirsi infelici del proprio aspetto, chiedersi “perché non sono come lei”.

Essere consumatrici consapevoli e realiste, anche in questo caso, è la chiave: come racconta Liechty, a risentire meno dell’ “effetto Beyoncé” sono state le donne più critiche rispetto ai media, con compagni che fornivano supporto emotivo e consapevoli che è perfettamente normale che due corpi differenti rispondano diversamente alla gravidanza e al periodo che segue.

@Eleonoraseeing

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".