Gran finale per Cassini: l’addio col tuffo nell’atmosfera di Saturno
La sonda Cassini della NASA è arrivata alla conclusione della sua missione. Lanciata nel 1997, il 15 settembre la sonda si tufferà dentro all’atmosfera di Saturno dopo essersi immersa per mesi tra i suoi anelli.
CRONACA – Appena qualche minuto dopo le 14 del 15 settembre 2017 la sonda Cassini ci dirà addio. Questo il tempo che richiederà la sonda per tuffarsi e scomparire nell’atmosfera di Saturno nel suo “gran finale”. La storia di questa sonda inizia nel 1997, quando la missione frutto della collaborazione tra NASA, European Space Agency e Agenzia spaziale italiana è stata lanciata. Dopo sette anni di viaggio nel Sistema Solare, la sonda Cassini ha raggiunto il pianeta Saturno nel 2004 e insieme allo strumento Huygens ha permesso di osservare da vicino e svelare tutti i segreti del pianeta degli anelli e delle sue lune, con la scoperta dei monti e fiumi di idrocarburi di Titano e dell’oceano liquido di Encelado, dove potrebbero esserci forme di vita.
Le manovre che porteranno la sonda nella sua posizione finale sono iniziate lo scorso aprile, ma il “bacio d’addio”, come lo chiamano gli ingegneri della missione, lo ha dato a Titano l’11 settembre. Un ultimo flyby intorno al satellite – accompagnato da qualche scatto nel suo punto di approccio più vicino – che ha fornito alla sonda la giusta spinta gravitazionale per entrare nell’atmosfera di Saturno, dove l’attrito con l’atmosfera la distruggerà. “Cassini ha avuto una relazione a lungo termine con Titano”, ha commentato Earl Maize, il project manager della missione Cassini al Jet Propulsion Laboratory della NASA, “con un incontro circa ogni mese per oltre 10 anni. Questo avvicinamento finale è come un dolce addio, ma come per tutto il resto della missione, la gravità di Titano manderà Cassini proprio dove vogliamo”.
Per gli scienziati infatti è molto importante che la sonda entri nell’atmosfera di Saturno e si distrugga. Il motivo è che se fosse stata lasciata a vagare tra il pianeta degli anelli e le sue lune, come per altre missioni, Cassini avrebbe potuto cadere su Encelado o Titano, dove ci sarebbero condizioni favorevoli per lo sviluppo di forme di vita che sarebbero state potenzialmente compromesse dalla contaminazione della tecnologia terrestre.
Ad accompagnare la discesa di Cassini, con cui gli scienziati della missione ritengono di perdere il contatto definitivamente il 15 settembre intorno alle 14 ora italiana, ci saranno due telescopi da Terra a tenere sotto controllo la situazione. L’Infrared Telescope Facility, IRTF, e il W. M. Keck Observatory, alle Haiwaii, avranno il compito di osservare e scattare foto del pianeta degli anelli per dare un contesto alle ultime misure che la sonda invierà prima di spegnersi del tutto. “IRTF e altri telescopi hanno fornito un supporto diretto alla missione Cassini-Huygens”, ha spiegato John Rayner, direttore del telescopio IRTF, “e hanno reso possibile il collegamento tra i dati della sonda e quelli raccolti dagli osservatori e da altri studi nelle decadi precedenti”.
Anche Randy Campbell, del Keck Observatory, ha salutato la ventennale missione a cui il telescopio delle Haiwaii ha dato supporto: “È stato entusiasmante fare parte del gruppo di supporto per le orbite di Cassini in questi anni. La missione ci ha dato l’opportunità di lavorare tutti insieme per ottenere una migliore comprensione dei più enigmatici e affascinanti oggetti del cielo notturno, Saturno e le sue lune”.
Il momento dell’addio a Cassini è arrivato e dopo anni di onoratissimo servizio, il tuffo suicida segnerà il gran finale della sonda che per 20 lunghi anni ci ha emozionato con le sue incredibili scoperte, consapevoli che il suo pensionamento rappresenta per l’astronomia solo un ulteriore passo in avanti nella nostra conoscenza del Sistema Solare e dei suoi affascinanti pianeti e potenziali nuovi mondi.
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