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Polvere interstellare, di cosa è fatta? Lo svela la sonda Cassini

Un mix di magnesio, ferro, silicio e calcio. La "ricetta" dei 36 grani di polvere interstellare osservata dalla sonda Cassini ricorda quella delle rocce sulla Terra.

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La sonda Cassini ha raccolto grani di polvere interstellare, permettendo di studiarne la composizione. Crediti immagine: NASA/JPL-Caltech

SCOPERTA – Di cosa è fatta la polvere interstellare? La risposta è magnesio, calcio, ferro e silicio. Una scoperta che si deve alla sonda Cassini, frutto della collaborazione della NASA, dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). La sonda è stata lanciata nel 1997 verso Saturno e proprio durante il suo viaggio lo strumento Cosmic Dust Analyser, Cda, ha raccolto e analizzato ben 36 grani di polvere interstellare, svelandone così l’esatta composizione.

A guidare i ricercatori è stato Nicolas Altobelli, project manager dell’ESA, che ha pubblicato insieme al suo gruppo i risultati ottenuti sulla rivista scientifica Science. La missione della sonda Cassini va avanti da quasi 20 anni, quando fu lanciata alla volta di Saturno per studiare il pianeta e le sue lune. Allora gli scienziati non pensavano di poter usare la sonda per svelare la “ricetta” della polvere interstellare che arriva da fuori il Sistema Solare, tanto meno potevano immaginare che la composizione fosse simile a quella delle rocce che esistono sulla Terra.

La polvere interstellare si forma dalle esplosioni di stelle come le supernove, giunte ormai alla fine del loro ciclo vitale. Proprio per questo motivo gli scienziati avevano ipotizzato che ne esistessero tipologie differenti a seconda della stella da cui la polvere si era formata, ma hanno dovuto ricredersi.

I componenti principali infatti sono magnesio, calcio, ferro e silicio, ma non c’è traccia di ghiaccio. Inoltre gli elementi come il carbonio e lo zolfo, nonostante siano più reattivi, non sono abbondanti. : “I risultati di queste misure sono sorprendenti”, ha spiegato Frank Postberg, ricercatore dell’università di Heidelberg in Germania e co-autore dello studio. “I 36 grani di polvere interstellare hanno una composizione chimica molto simile, un mix degli elementi più importanti che formano le rocce. Nonostante una particella di polvere abbia una massa che sia inferiore al millesimo di miliardesimo di grammo, l’intero mix di elementi che compongono il cosmo si trova al suo interno, a eccezione dei gas molto volatili”.

C’è quindi una certa omogeneizzazione della polvere, che perde le caratteristiche tipiche della stella da cui proviene, per diventare un perfetto quanto comune mix di elementi che abbondano nell’universo. I ricercatori hanno ipotizzato che la formazione della polvere interstellare ricordi il calderone di una strega che contiene bolle giganti di esplosioni di supernova a milioni di gradi di temperatura. La maggior parte delle particelle vengono così distrutte e si raddensano sotto forma di nubi molecolari, cioè zone più fredde e denso nello spazio.

La distruzione e la ricondensazione, spiega Altobelli nello studio apparso su Science, avviene più e più volte: quando l’onda d’urto di una stella morente che esplode investe la nube di polvere, questa si riscalda e i granelli si distruggono e si raddensano fino ad arrivare a quelli omogenei osservati dalla sonda Cassini. Per lo studio della polvere interstellare, sottolinea Altobelli, questo è però solo l’inizio: “La lunga durata della missione Cassini ci ha permesso di usare la sonda come un osservatorio di micro-meteoriti, fornendoci un accesso privilegiato all’osservazione della polvere che arriva da fuori il Sistema Solare come non era mai stato possibile fino ad oggi”.

@oscillazioni

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Veronica Nicosia
Aspirante astronauta, astrofisica per formazione, giornalista scientifica per passione. Laureata in Fisica e Astrofisica all'Università La Sapienza, vincitrice del Premio giornalistico Riccardo Tomassetti 2012 con una inchiesta sull'Hiv e del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica Giancarlo Dosi 2019 nella sezione Under 35. Content manager SEO di Cultur-e, scrive di scienza, tecnologia, salute, ambiente ed energia. Tra le sue collaborazioni giornalistiche Blitz Quotidiano, Oggiscienza, 'O Magazine e Il Giornale.