2018: uno sguardo al passato e uno al futuro
Come spesso accade, all'inizio del nuovo anno, ci si volta indietro a guardare le cose passate e si cerca di intravedere cosa ci possiamo aspettare dal futuro. Ecco alcuni degli anniversari scientifici più curiosi o interessanti che cadranno quest’anno e alcune ricerche che, forse, nei prossimi mesi daranno i loro frutti.
ATTUALITÀ– Curiosamente, l’anno del ventesimo compleanno del colosso Google coincide con quello che, secondo Tim Cross – corrispondente tecnologico dell’Economist -, vedrà un notevole balzo da parte degli attacchi hacker. Le persone non si chiederanno più se subiranno un attacco informatico, ma quando questo avverrà. Jeremiah Grossman, responsabile delle strategie di sicurezza per SentinelOne, ha violato ogni principale banca e compagnia del Pianeta, ma si definisce un “Jedi degli hacker”, che utilizza le sue capacità per il bene, evitando che altre persone subiscano aggressioni da parte dei pirati informatici. A suo parere, nel 2018 le minacce cambieranno in termini di scala: un attacco informatico a un milione di persone richiede lo stesso sforzo di uno a un centinaio di milioni di account.
Un possibile risvolto sarà che sempre più società stipuleranno cyber-assicurazioni: nella maggior parte dei casi gli hacker hanno successo non perché non ci sia modo di chiudere le falle nella sicurezza o non ci sia la tecnologia adeguata, ma per la scarsa motivazione a risolvere i problemi con elevato tempismo. Nel momento in cui un rischio per la sicurezza viene rilevato dalla compagnia di assicurazione, se non viene risolto porterà a un aumento del premio, incentivando la società stipulante a trovare una soluzione in tempi brevi. È importante capire che non si tratterà più soltanto di possibili perdite di denaro o privacy: sempre più dispositivi sono ormai connessi alla rete, dai pace-maker alle auto, dalla rete di trasporti a quella elettrica: una violazione a questi sistemi, se non adeguatamente protetti, potrebbe anche comportare la perdita di vite umane.
Per quanto cada il novantesimo anniversario dall’infausta spedizione di Umberto Nobile al Polo Nord, sembra che il 2018 sarà l’anno di esplorazioni, visite e spedizioni: per la modica cifra di 105 129 dollari sarà possibile visitare il relitto del Titanic grazie a un sommergibile in fibra di titanio e carbonio, fornito dall’agenzia di viaggi Blue Marble Private di Londra. Malgrado il prezzo non proprio per tutte le tasche, il primo viaggio previsto per maggio è già al completo: a causa di alcuni “batteri estremofili” scoperti nel 2016 quello che rimane del transatlantico naufragato potrebbe essere consumato nel giro di quindici anni o poco più. Visitarlo in occasione dei vent’anni dai numerosi premi Oscar vinti dalla pellicola non ha prezzo – o quasi.
Un’altra possibile meta per i turisti sarà la Luna: SpaceX, l’azienda aerospaziale statunitense fondata da Elon Musk, conta di mandare due turisti intorno al nostro satellite entro la fine dell’anno. Si tratterà dei primi esseri umani oltre l’orbita terrestre bassa, dal 1972. Quasi due milioni e mezzo di persone, poi, stanno per inviare i loro nomi su Marte: la missione InSight della NASA partirà a maggio per atterrare a novembre sul pianeta rosso. Il lander esplorerà gli strati profondi di Marte per riuscire a rispondere alla domanda “come si sono formati i pianeti rocciosi?”. All’inizio dell’anno, poi, Google spera di annunciare i vincitori del premio di 30 milioni di dollari per l’azienda che riuscirà a inviare un mezzo robotizzato sulla luna e a guidarlo in maniera remota per 500 metri, trasmettendo video alla Terra. L’idea futura è quella di costituire una piccola colonia di robot, prima di provare a realizzarne di umane: il pensiero di pianeti o satelliti abitati da macchine, in ogni caso, ci proietta quasi nei romanzi di fantascienza. Secondo Elon Musk, nel giro di un decennio i viaggi spaziali diventeranno alla portata di tutti: anche se forse si tratta di previsioni troppo ottimistiche, questo potrebbe cambiare completamente la percezione umana del proprio Pianeta. Vedere quel “pale blue dot”, così piccolo e fragile, potrebbe aiutare a proteggerlo?
Nel tentativo di salvaguardare l’ambiente, sempre più persone scelgono le auto elettriche: il 2018 segnerà una svolta, dal momento che, per la prima volta, sarà più economico – considerando il costo totale del possesso – acquistare un’auto elettrica rispetto a una a benzina o diesel. I prezzi delle batterie si sono circa dimezzati rispetto al 2012 e ora sono in grado di garantire 500 chilometri alla guida con un’unica ricarica. In Francia e in Inghilterra non sarà più consentito comprare auto unicamente a combustibili fossili a partire dal 2040, città come Parigi, Madrid, Atene e Città del Messico non consentiranno più il transito delle auto diesel a partire dal 2025.
Sempre più leggi spingono verso questo passaggio, ma per quanto questo tipo di tecnologia per i trasporti sia estremamente più sostenibile, bisogna tener conto della provenienza dell’energia elettrica: se la corrente che ricarica il nostro nuovo mezzo proviene da una centrale alimentata a combustibili fossili, il problema rimane. Sarà necessario avere un’intera rete sostenibile – che potrebbe costare migliaia di miliardi di dollari – perché le auto elettriche siano davvero amiche dell’ambiente. Questo porterà a un’importanza sempre inferiore del petrolio, con conseguente diminuzione del suo prezzo. Nel Medio Oriente, il conflitto tende a inasprirsi ogni volta che il costo del greggio è basso: più useremo veicoli elettrici, maggiore sarà l’instabilità nei Paesi che lo estraggono. In più, le batterie al litio che si utilizzano hanno bisogno di un ingrediente fondamentale: il cobalto. I due terzi in tutto il mondo di questo minerale provengono dalla Repubblica Democratica del Congo, uno degli stati più poveri, dove abbondano corruzione, violenze, lavoro minorile e degrado ambientale. La domanda di cobalto è raddoppiata negli ultimi cinque anni e si prevede che triplicherà entro il 2020. Si tratta di un’innovazione potenzialmente benefica, ma si dovrà tener conto di tutti gli aspetti coinvolti.
Sempre nel tentativo di preservare il Pianeta, c’è chi pensa a come raffreddarlo: gli scienziati stanno cercando di trovare dei modi per riflettere la luce del Sole nello spazio e contrastare così il riscaldamento globale. Le compagnie di assicurazioni sostengono che il numero di disastri causati dal clima è quadruplicato dal 1970 a oggi. Mentre alcuni leader politici ancora discutono sull’esistenza dei cambiamenti climatici e sulle responsabilità umane, la geoingegneria intende influenzare consapevolmente il clima. Per lo stesso principio secondo cui, se ci vestiamo di bianco, restiamo più freschi rispetto a quando scegliamo il nero o altri colori scuri, introdurre una sostanza nella stratosfera in grado di riflettere la luce solare potrebbe far scendere le temperature.
Un gruppo di ricercatori della Harvard University è il primo al mondo a fare esperimenti sugli effetti che la geoingegneria solare potrebbe avere nella stratosfera. Utilizzando un pallone, verificheranno gli effetti di diverse sostanze rilasciate in piccole quantità – meno di un chilogrammo – misurando le interazioni con la chimica di fondo che regola la stratosfera. Questo porterebbe a salvare vite umane, nella misura in cui la capacità di “spegnere” un po’ il Sole potrebbe ridurre gli eventi catastrofici che stanno colpendo varie aree del Pianeta, soprattutto le più povere. Presenta anche molti rischi, però: si tratterebbe di introdurre nell’ambiente qualcosa che non è presente naturalmente, con possibili effetti a lungo termine a noi sconosciuti. In più, queste ricerche potrebbero agire a scapito delle strategie a lungo termine per combattere il riscaldamento globale: se tutti iniziassimo a pensare che esiste una soluzione che non impatta in alcun modo sul nostro modo di vivere, continueremmo ugualmente a cercare di tagliare le emissioni?
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