SCOPERTE

Niente alieni per la stella di Tabby: il mistero di KIC 8462852

KIC 8462852, nota col nome di stella di Tabby, aveva incuriosito gli astronomi con l’insolito indebolimento della sua luce. A provocarlo non è una megastruttura aliena, come ipotizzato, ma il mistero non è ancora del tutto risolto

Crediti immagine: NASA/JPL-Caltec

SCOPERTE – Una stella a 1000 anni luce dalla Terra ha attirato l’attenzione degli astronomi di tutto il mondo e del progetto SETI per la ricerca della vita aliena con l’insolito smorzamento della sua luminosità. Quali potevano essere le cause? Un pianeta orbitante, un disco di materiale interstellare o ancora una megastruttura aliena che ne offuscasse la luce diretta verso di noi. Proprio quest’ultima ipotesi aveva affascinato e incuriosito scienziati e non addetti ai lavori, ma un nuovo studio l’ha esclusa dalla rosa delle possibilità.

La stella KIC 8462852, nota anche col nome di stella di Tabby, dall’astronoma che l’ha scoperta Tabetha Boyajian della Louisiana State University, rappresenta un rompicapo stellare che nella sua risoluzione ha interessato non solo gli astronomi di professione, ma anche una rete di astronomi “civili” che hanno aiutato gli scienziati nell’analisi della grande quantità di dati raccolti da una vasta rete di osservatori a terra.

L’oggetto che ha catturato l’attenzione di tutti è una stella pressoché “ordinaria”, più grande del nostro Sole di circa il 50 percento e 1000 gradi Celsius più calda. Ad affiancare il team di oltre 200 ricercatori guidati dalla Boyajian c’erano diversi scienziati, tra cui il professore Jason Wright della Penn State, e altre 1700 persone che hanno donato 100mila dollari attraverso una campagna di crowfunding sulla piattaforma Kickstarter per dare supporto alle osservazioni e finanziare la rete di telescopi a terra impegnati nelle osservazioni.

Il gruppo ha coordinato lo studio i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista The Astrophysical Journal Letters, risultati che hanno escluso la teoria di una megastruttura costruita da una civiltà aliena che fosse in grado di produrre l’inspiegabile effetto di indebolimento e intensificazione sporadica della sua luce. Wright ha spiegato:

“Per poter svelare il mistero dello smorzamento della sua luminosità dovevamo essere in grado di osservarlo nel momento preciso in cui si verificava, per poter stabilire se questo indebolimento interessasse o meno tutte le lunghezze d’onda del suo spettro. Nel caso in cui tutte le emissioni fossero smorzate, un qualcosa di opaco poteva essere la causa dell’indebolimento, come ad esempio un disco orbitante, un pianeta, un’altra stella o una megastruttura nello spazio che vi orbitasse intorno”.

Se la teoria della megastruttura aliena è quella che più di tutte affascinava, è stata però la prima ad essere confutata. Le osservazioni con i telescopi, tra cui quello dell’osservatorio Las Cumbres, ha dimostrato che nello spettro stellare alcune lunghezze d’onda sono più smorzate rispetto ad altre, motivo per cui la causa più plausibile del misterioso effetto possa essere una coltre di polvere interstellare, come ha sottolineato la Boyajian:

“La polvere sembra essere la causa più probabile del perché la luce si smorza e si intensifica. I nuovi dati mostrano che colori differenti della luce sono bloccati con differenti intensità. Inoltre, qualsiasi cosa si trovi tra noi e la stella non è opaco, come ci si aspetterebbe da un pianeta o da una megastruttura aliena”.

Le osservazioni si sono concentrate sulla stella di Tabby tra marzo 2016 e dicembre 2017. In particolare, dall’inizio di maggio 2017 sono stati registrati quattro casi di indebolimento della luce. Gli scienziati, grati ai cittadini che li hanno aiutati con la campagna di crowdfunding, li hanno incoraggiati a trovare un nome per ciascun episodio. I primi due sono stati chiamati Elsie e Celeste, mentre altri due sono stati dedicati ad antiche città perdute, come Scara Brae in Scozia e Angkor in Cambogia. Nomi più che appropriati, quest’ultimi, come hanno sottolineato gli autori dello studio.

Proprio come le antiche città perdute, i fenomeni che sono stati osservati nell’ultimo anno si sono verificati oltre 1000 anni fa e sono stati causati di qualcosa di ordinario, anche se su una scala cosmica. Una causa che però non rende l’oggetto meno interessante, dato che si tratta di qualcosa di ancora misterioso.

L’importanza dello studio d’altronde non risiede solo nell’esclusione di un ruolo di una qualche civiltà aliena, ma di un nuovo metodo di raccolta e analisi di un enorme flusso di dati che segna una nuova era nell’astronomia. I cittadini hanno infatti avuto un ruolo principale nell’analisi, setacciando i dati della missione Kepler della NASA che per prima ha registrato l’insolito comportamento di KIC 8462852.

La missione Kepler infatti da anni si dedica alla caccia di esopianeti che orbitano intorno a stelle lontane dal nostro sistema solare. Per rivelare i pianeti, la sonda della NASA utilizza il metodo del transito, cioè la variazione di luminosità della stella madre che viene causata proprio dal passaggio, o transito, di un pianeta davanti ad essa. Un gruppo di cittadini della rete “Planet Hunters”, impegnati nella citizen science, ha aiutato gli scienziati a classificare la curve di luce raccolte dalla missione e hanno permesso di osservare particolari che avrebbero rischiato di sfuggire, come ha sottolineato la Boyajian:

“Se non fosse stato per queste persone, che hanno avuto uno sguardo imparziale sul nostro universo, questa insolita stella sarebbe passata inosservata. Possiamo affermare che senza il supporto che il pubblico ha riservato a questa sessione di osservazioni, non saremmo stati in grado di avere una quantità di dati così estesa”.

Una maggiore quantità di dati raccolti e analizzati non rappresenta un punto di arrivo, ma offre ancora più risposte da trovare. Se da un lato infatti i risultati hanno permesso di escludere la presenza di una megastruttura aliena che orbiti intorno alla stella di Tabby, ha spiegato Wright, dall’altro ha sollevato la plausibilità di molti altri fenomeni che potrebbero produrre la polvere che è la causa dell’insolito indebolimento della sua luminosità.

Da un lato infatti una possibile spiegazione potrebbe trovarsi in un disco di materiale circumstellare, come ad esempio una esocometa, che è stata una delle prime ipotesi avanzata dal team di Boyajian dopo la scoperta di KIC 8462852. I dati però sono coerenti anche con altre spiegazioni, come ad esempio che lo smorzamento della stella non sia provocato da qualcosa che ne blocchi le emissioni, ma che si tratti di un fenomeno intrinseco alla sua stessa natura.

Se dunque dobbiamo abbandonare una volta per tutte la caccia agli alieni, la caccia ai fenomeni dell’universo che per noi restano ancora un mistero resta aperta e altri dati permetteranno di arrivare un giorno a rimettere tutti nel giusto ordine i tasselli di questo puzzle stellare che per ora rimane irrisolto.

@oscillazioni

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Veronica Nicosia
Aspirante astronauta, astrofisica per formazione, giornalista scientifica per passione. Laureata in Fisica e Astrofisica all'Università La Sapienza, vincitrice del Premio giornalistico Riccardo Tomassetti 2012 con una inchiesta sull'Hiv e del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica Giancarlo Dosi 2019 nella sezione Under 35. Content manager SEO di Cultur-e, scrive di scienza, tecnologia, salute, ambiente ed energia. Tra le sue collaborazioni giornalistiche Blitz Quotidiano, Oggiscienza, 'O Magazine e Il Giornale.