SALUTE

Idrossiantracene: alcuni derivati negli integratori sono genotossici

Li si trova in aloe e rabarbaro, ma possono danneggiare il DNA delle cellule del colon e aumentare il rischio di cancro. Ora la Commissione Europea dovrà classificare queste sostanze e scegliere se proibirle o restringerne l'utilizzo

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L’azione dei derivati dell’idrossiantracene è genotossica, ovvero danneggia il DNA delle cellule. In questo caso, si tratta di quelle del colon. Fotografia Pixabay

SALUTE – In diverse piante i cui estratti vengono usati negli integratori alimentari presenti sul mercato – come aloe, rabarbaro, cassia, senna e frangula – ci sono sostanze chimiche, i derivati dell’idrossiantracene, che vengono spesso presentate come utili lassativi che possono migliorare la funzionalità intestinale.

Già nel 2013 l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) aveva concluso che nonostante i derivati dell’idrossiantracene negli alimenti migliorassero effettivamente la regolarità intestinale, assumerli giornalmente per periodi lunghi poneva dei dubbi a livello di sicurezza, in termini di tossicità. Un documento pubblicato dall’ente nei giorni scorsi conferma questa supposizione: i derivati dell’idrossiantracene presenti negli estratti di piante come l’aloe sono genotossici, possono cioè danneggiare il DNA delle cellule del colon e aumentare negli utilizzatori il rischio di sviluppare il cancro.

“La valutazione condotta da EFSA si è concentrata sugli effetti tossici di queste sostanze, che si trovano in specifiche parti delle piante come la radice del rabarbaro o la parte esterna delle foglie di aloe”, precisa a Oggiscienza Camilla Smerald dell’Unità Ingredienti e Imballaggi alimentari di EFSA. “Di norma non fanno parte della dieta, a meno che non si assumano con integratori alimentari che si trovano in farmacia, in erboristeria, ma anche su internet, e ha dimostrato che la loro assunzione ci espone a un rischio di danni al DNA delle cellule, in particolare quelle del tratto intestinale e di sviluppare il cancro al colon.”

Attualmente in Unione Europea il quadro normativo sugli integratori alimentari prevede una lista di sostanze minerali e di vitamine che possono essere usate negli integratori, e un’altra lista che raccoglie gli ingredienti proibiti, soggetti a restrizioni o sotto scrutinio per motivi di sicurezza. “Per tutti quegli ingredienti che non si trovano inseriti nelle liste di cui sopra non esistono al momento regole precise applicabili in tutta l’Unione e i governi possono avere approcci diversi”, prosegue Smeraldi. Per questo motivo, quando la Commissione Europea – l’organo deputato ad autorizzare l’immissione in commercio di queste sostanze – ha dei dubbi sulla sicurezza di alcuni di questi ingredienti negli alimenti, chiede un parere scientifico a EFSA. Alcune di queste sostanze, come nel caso dei derivati dell’idrossiantracene, possono anche essere ingredienti di farmaci erboristici, la cui valutazione è di competenza dell’Agenzia Europea del Farmaco (EMA).

“Per valutare l’ipotesi di genotossicità abbiamo inizialmente esaminato gli studi disponibili condotti in vitro. Gli effetti osservati sulle cellule sono stati anche confermati negli studi in vivo condotti sugli animali. Quando disponibili, i dati hanno confermato che la genotossicità osservata a livello cellulare nei test di mutagenicità condotti in cellule batteriche, era dimostrata anche in vivo a livello delle cellule intestinali. La tossicità a livello del colon veniva ulteriormente confermata negli studi di lungo termine condotti su animali”.

Al momento “non ci è possibile identificare un livello soglia di sicurezza, perché sembrano molteplici i meccanismi coinvolti nella loro azione tossica sul materiale genetico cellulare. Per poter fissare tale valore sarebbe necessario isolare una dose assunta che non provochi nessun effetto avverso, ma con i dati attualmente disponibili non è possibile escludere un rischio potenziale di genotossicità per queste sostanze che vengono usate intenzionalmente come ingredienti di integratori alimentari.”

Il parere scientifico di EFSA è dunque netto: alcuni derivati dell’idrossiantracene sono genotossici. Ora la palla passa al comitato di esperti della Commissione Europea, che dovranno decidere come classificare queste sostanze e scegliere pertanto se proibirle o restringerne l’utilizzo, per esempio a determinati gruppi di persone come i bambini e le donne in gravidanza, oppure concedere alcuni mesi di tempo alle aziende che producono integratori per inviare la documentazione relativa ai propri prodotti all’EFSA per un ulteriore valutazione.

“Al momento come EFSA abbiamo in fase di valutazione la presunta tossicità di altri due ingredienti molto usati negli integratori alimentari”, conclude Smeraldi. “Le catechine provenienti dal tè verde e le monacoline, contenute nel riso rosso fermentato, quest’ultime utilizzate spesso per tenere sotto controllo il livello di colesterolo nel sangue. Speriamo che queste nostre valutazioni possano servire a garantire la sicurezza dei numerosi consumatori di integratori alimentari.”

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.