Elezioni 2018: dalla ricerca all’ambiente secondo Dieci volte meglio
10volte meglio è un gruppo di imprenditori, manager e accademici "con esperienza internazionale e senza precedenti cariche politiche". Abbiamo parlato con loro del programma elettorale in materia di scienza
POLITICA- Come ci racconta Davide Venturelli, 10volte meglio è “un gruppo di imprenditori, accademici, managers con esperienza internazionale e senza precedenti cariche politiche che si presenta per la prima volta alle elezioni del 4 marzo, senza far parte di nessuna coalizione. Al centro del proprio programma ha la creazione di posti di lavoro qualificati a lungo termine attraverso investimenti in innovazione tecnologica, in educazione e ricerca”. La redazione di OggiScienza ha inviato a Dieci volte meglio 23 domande sull’attualità scientifica (qui trovate le risposte degli altri partiti) dall’università e dalla ricerca fino a sanità, ambiente e innovazione. Ci risponde Venturelli:
Per una scuola migliore della “Buona scuola” quali sono i cambiamenti che, nella pratica, intendete attuare? In che modo l’alternanza scuola-lavoro può essere trasformata in un’esperienza realmente formativa in grado di costituire un vero valore aggiunto per i ragazzi?
Come da programma, proponiamo una completa rivisitazione del nostro modello educativo, adattandolo alle nuove tecnologie che in apparenza spostano il focus sulle macchine, ma che in realtà richiedono più capacità critica, gusto dell’arte e del bello, approccio filosofico e spirito analitico, flessibilità, curiosità e resilienza. Caratteristiche che sono parte del nostro DNA di italiani, ma che vanno accelerate, rafforzate e rimesse in circolo.
Rafforzeremo lo studio dell’inglese in modo da avere un effettivo bilinguismo in tutte le scuole a partire dalla materna, oltre all’esercizio della filosofia intesa come capacità di porsi domande e trovare le proprie risposte, come materia già dalla scuola primaria. Consolideremo lo studio della matematica e delle materie scientifiche e tecnologiche. Lo sport non sarà più solo un riempitivo, ma un completamento della formazione dell’individuo, così come le arti e la musica, perché esse rappresentano un’eccellenza italiana da valorizzare nel mondo e un esercizio utile all’allenamento di quelle caratteristiche che saranno centrali in un contesto in continuo cambiamento, come quello che ci aspettiamo nel futuro. L’insegnamento comprenderà anche il lavoro di gruppo e la capacità di esporre le proprie idee in privato e in pubblico, e saranno introdotti nuovi sistemi di valutazione che supportino lo sviluppo del potenziale degli studenti.
Come progettate di rendere competitive le università italiane in modo da incentivare il rientro dei cervelli? In che modo questo potrà giovare al trasferimento tecnologico? Qual è la vostra posizione nei confronti delle richieste del Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria?
In aggiunta ai programmi di ricerca come i PRIN, bisogna sostenere i singoli ricercatori nel settore pubblico, con programmi di finanziamento che non richiedano la formazione di cordate con le istituzioni più potenti nella politica accademica, ma che abbiano una regolarità temporale certa e una probabilità di accettazione che si assesti sul 30%, come avviene in Germania. Le valutazioni sulla distribuzione dei finanziamenti devono essere fatte da commissioni indipendenti, anche composte da membri non italiani.
Un’altra importante azione mirata ad incentivare le attività di ricerca nel settore privato è la valorizzazione del titolo di dottorato con programmi ispirati alla legge “Jeunes Docteurs” francese, offrendo per esempio un rimborso completo dei primi due anni dello stipendio di un dottore di ricerca al suo primo contratto a tempo indeterminato in attività di ricerca. La misura ha completamente rivoluzionato il panorama della ricerca privata in Francia, trasformando la regione dell’Île de France in uno dei centri mondiali di innovazione tecnologica. È una misura a costo estremamente ridotto, dato che i rimborsi sono posteriori, e conseguenti, a investimenti privati in settori ad alta crescita e in particolare alla creazione di startup innovative.
Favoriremo l’attrazione di talenti stranieri – oggi presenti solo in pochissime realtà di ricerca italiana – con programmi che sfruttino il sistema Europa. Un esempio è il SFI Irlandese (SFI ERC Development), che offre una posizione e un finanziamento automatico, ancorché parziale (0.5 milioni di euro contro i circa 2 milioni coperti da un progetto ERC), a chiunque abbia un progetto europeo dichiarato finanziabile ma non finanziato, da ri-presentare attraverso un’istituzione irlandese. Si tratta di una misura che attrae i migliori talenti, offrendo un alto moltiplicatore dell’indotto generato essenzialmente a costo zero, data l’alta probabilità che i progetti già classificati come finanziabili siano effettivamente finanziati l’anno successivo. È chiaro da questo esempio che se le politiche fossero fatte con una visione europea, si potrebbero tradurre in un investimento “sicuro”, sia in termini economici che in termini di talent pool.
Metteremo inoltre in cantiere un programma di fellowship post-dottorali nazionali. Questi programmi, che già esistono in quasi ogni altra economia avanzata al mondo (URF nel Regno Unito, JSPS Fellowship in Giappone, von Humboldt Fellowship in Germania, la Caixa in Spagna, ecc.) permettono di trattenere e attrarre le menti più brillanti in Italia a costi estremamente contenuti, stimati in meno di 3 milioni di euro per anno.
Il Trasferimento tecnologico dalla ricerca all’industria è alla base della capacità del nostro Paese di generare innovazione. Tuttavia i dati a riguardo in Italia sono molto deludenti, comparati con le medie europee. In Italia solo il 12,1% delle imprese innovative ha collaborato con i ricercatori. È il valore più basso in Europa, dove la media è pari al 26,5%. Eppure L’Italia mostra un’altissima capacità in termini di numero di pubblicazioni scientifiche in diversi settori, come ad esempio nel campo biomedico, dove è tra i primi quattro paesi del mondo.
Questo accade per una serie di motivi che si riassumono nell’ancora limitata capacità degli operatori della ricerca di cogliere le esigenze del mercato e quindi dell’industria. La sfida da vincere è quella che sta in un cambio di approccio della ricerca, oggi maker-centric, a una prospettiva più consona ed efficace, orientata verso la domanda e centrata sull’utente (user-centric). Questo cambio di paradigma si deve combinare con l’interesse dell’industria a recepirlo e apre la via a una società dell’innovazione collaborativa e aperta: la società dell’Open Innovation.
Più università per tutti o un’università migliore per i più meritevoli? Meglio cancellare le tasse rischiando di non poter investire in miglioramenti nella ricerca, nella didattica e nelle strutture o puntare sulle borse di studio?
[senza risposta]
Secondo l’OCSE la spesa pubblica per le istituzioni dell’istruzione in Italia è diminuita del 14% tra il 2008 e il 2013. Intendete investire nella scuola, nelle università, nella ricerca: quale ritiene sia l’ordine di grandezza totale di questi investimenti e quale sarà la loro provenienza?
Ci impegniamo a perseguire politiche volte ad aumentare gli investimenti italiani non al 2,03% della media europea, ma al 3% fissato dal trattato di Lisbona. I primi obiettivi per rivitalizzare il settore della ricerca accademica sarà diretto all’implementazione di misure già sperimentate con successo all’estero, in economie simili alla nostra, e che hanno dato prova di essere attivabili essenzialmente a costo zero, grazie a una combinazione di costi contenuti e di rapidi effetti espansionistici sull’economia.
Inoltre è necessario un ampio snellimento burocratico sull’utilizzo dei fondi pubblici di ricerca: oggi la documentazione e le procedure richieste per attività di acquisto o spesa nell’ambito di un progetto finanziato dallo Stato sono inefficienti e frustranti. Bisogna dare fiducia e libertà di azione al fine di raggiungere gli obiettivi di ricerca in maniera più efficiente possibile. Inoltre gli stipendi dei ricercatori vanno adeguati progressivamente agli standard (ad esempio francesi).
Il concetto stesso di smart city può mutare a seconda del contesto. Anche nel caso italiano, per estendere le politiche di sviluppo intelligente al di fuori delle grandi aree urbane, si parla da anni di smart land. Prevedete di gettare le basi per una strategia nazionale che risponda in maniera organica alle necessità delle comunità del territorio italiano?
Favoriremo lo sviluppo della nuova leadership industriale mediante la creazione di alcune zone “tax free”, con l’obiettivo di facilitare l’insediamento e il rafforzamento nei settori strategici. Queste aree, collocate in tutto il Paese, richiameranno la presenza di aziende italiane e straniere (mantenendo quella delle imprese esistenti) grazie a una serie di benefici, tra i quali un’aliquota delle imposte dirette al 5% per dieci anni e un’aliquota stabile al 20%
Le aree tecnologiche su cui l’Italia deve puntare sono quelle in cui è dimostrabile un livello di eccellenza e dove le competenze sono consolidate. In questi ambiti vogliamo costruire una leadership tecnologica che sia tangibile nel confronto con i mercati esteri e che punti a rafforzare la rete di imprese tecnologiche italiane. Vogliamo partire dalla valorizzazione delle qualità del Paese e dal vero Dna produttivo e creativo dell’Italia.
Lo sviluppo delle intelligenze artificiali ha avviato una vera e propria rivoluzione in molti campi e le pubbliche amministrazioni di molte nazioni stanno lavorando su strumenti d’intelligenza artificiale in grado di essere sfruttati nei servizi ai cittadini: sempre più efficienti e automatizzati. Quali sono le politiche che metterete in atto per l’utilizzo delle IA in ambito pubblico?
Favoriremo la creazione di ecosistemi digitali in settori in cui la Pubblica Amministrazione, e quindi il cittadino, soffrono ancora di un’arretratezza tecnologica che è la vera causa della disfunzionalità del nostro Paese. Utilizzeremo le tecnologie esponenziali per attivare nuovi processi, più efficienti, nei settori della Sanità, della Scuola, della Giustizia, nella Mobilità e Trasporti, nella Sicurezza.
Per ciascuno di questi settori saranno create infrastrutture digitali che, attraverso l’implementazione di piattaforme abilitanti, semplificheranno i processi della Pubblica Amministrazione e permetteranno di automatizzare processi oggi tediosi e inefficienti.
Sappiamo che le tecnologie ad avanzamento esponenziale, se correttamente utilizzate, potranno migliorare il rapporto tra cittadino e Pubblica Amministrazione. Consentiranno al cittadino di accedere ai servizi pubblici in maniera veloce e semplice, con conseguente riduzione dei costi per la stessa Pubblica Amministrazione. Il risparmio di spesa potrà essere utilizzato in altri settori di intervento e nella manutenzione dei sistemi, rendendo così la macchina pubblica sempre più efficiente. Il processo di digitalizzazione porterà inoltre altri due benefici:
1) Maggiore trasparenza nel rapporto tra pubblico e privato.
2) Maggiore collaborazione tra pubblico e privato nell’individuazione delle piattaforme necessarie alla trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione.
Per facilitare lo sviluppo del primo punto saranno promosse le pratiche di e-procurement, attraverso le quali sarà possibile ottenere una maggiore trasparenza dei dati nel rapporto tra cittadino e Pubblica Amministrazione, anche eventualmente utilizzando tecnologie di public ledger come la blockchain.
Rispetto invece alla individuazione delle piattaforme per la trasformazione digitale, e per favorire l’opportunità di crescita economica delle imprese, si incentiverà la Pubblica Amministrazione a utilizzare prodotti e servizi già reperibili sul mercato e quindi offerti dal mondo delle imprese private, invece di sviluppare progetti all’interno della Pubblica Amministrazione stessa. Anche in questo spingeremo verso la cultura della Open Innovation e della collaborazione pubblico-privato e tra piccole e grandi imprese, sempre mantenendo trasparenza e tracciando le responsabilità.
Da anni ormai viviamo nel mondo dei big data e ogni giorno generiamo una enorme quantità di informazioni. Queste informazioni possono essere sfruttate (e lo sono già) nell’ambito della pubblica sicurezza. Quali saranno le vostre politiche in merito? Che proposte verranno avanzate per normare il diritto di privacy dei cittadini nell’era dei big data?
Il programma di digitalizzazione prevede la sostituzione delle raccomandate e i raccoglitori cartacei con le e-mail, le comunicazioni elettroniche e gli archivi digitali. Investiremo in una banda larga che supporti il processo di innovazione. Beneficeremo di sensibili risparmi, intercetteremo i fondi europei che oggi vanno dispersi, daremo nuova spinta agli incubatori tecnologici nel territorio e importanti vantaggi alle imprese per l’e-business, che nel nostro Paese è ancora lontano dalla competitività dei nostri concorrenti.
Questo sarà realizzato con particolare attenzione al corretto uso dei dati (in ottemperanza al regolamento generale sulla protezione dei dati – GDPR, General Data Protection Regulation – in materia di privacy).
La sicurezza informatica è, e sarà sempre di più, uno dei temi più importanti da tenere conto nel mondo dei big data. Per questo motivo il nostro programma prevede di creare un processo di sviluppo del settore della sicurezza informatica attraverso incentivi e strategie di implementazione quali:
a) Partnership multi-stakeholder – ricerca, industria, governo – per creare piattaforme di sicurezza per il Paese in grado di generare uno scudo solido contro gli attacchi cibernetici.
b) Incentivazione delle imprese all’adozione di strumenti per lo sviluppo di progetti per la sicurezza cibernetica, in partnership con i centri di ricerca e le startup.
c) Incentivazione delle imprese all’acquisto di sistemi e servizi per la sicurezza disponibili sul mercato.
d) Promozione della cultura e sensibilizzazione verso il problema, mediante il sostegno a percorsi formativi e di apprendimento degli elementi di primo livello di conoscenza del problema.
e) Incentivi alla formazione di risorse interne alle aziende per l’espletamento delle funzioni necessarie a garantire la capacità di difesa da attacchi informatici.
Viviamo in una società sempre più tecnologizzata, e come cittadini veniamo tutti messi alla prova dinanzi a sfide inedite, dalle emergenze ambientali alle nuove frontiere della medicina. Queste sfide richiedono la nostra partecipazione e il nostro contributo. Qual è la vostra opinione su queste realtà, la nostra società ha tutti gli strumenti di conoscenza necessari per affrontarle?
Il programma di innovazione prevede di giocare di anticipo, con coraggio, sulle tecnologie emergenti, per esempio atraverso l’incentivazione alla crescita in questi settori tecnologici:
Nanotecnologie e nuovi materiali
Genetica e biotecnologie
Robotica e intelligenza artificiale
Mobilità elettrica intelligente, guida autonoma
Chimica, cosmetica e farmaceutica
Agritech e agrifood
Blockchain IoT (Internet of Things)
Realtà virtuale e aumentata
Credete sia necessario, nello specifico, favorire un’informazione più approfondita sui temi del cambiamento climatico e del futuro del pianeta, dei vaccini, delle emergenze alimentari e degli OGM? In che modo?
[senza risposta]
Ritenete sia diventata un’emergenza il dilagare dell’information disorder e delle fake news? Il futuro governo e il nuovo parlamento potranno fare qualcosa per arginare questo fenomeno e favorire, invece, la crescita di una cultura scientifica più diffusa e consapevole?
Oltre alle riforme individuate sul mondo della scuola, che sono volte al forte sviluppo del pensiero scientifico e dello spirito critico, sono necessarie iniziative specifiche che promuovano la cultura specifica. In particolare, il governo deve contrastare ufficialmente le comunicazioni su larga scala da parte delle istituzioni, private o pubbliche, qualora siano in obiettivo conflitto con l’approccio scientifico. Per esempio deve assicurarsi che i programmi televisivi RAI, e le comunicazioni online finanziate, anche in parte, con soldi pubblici, mantengano alti standard di obiettività scientifica.
Avete una posizione riguardo l’opportunità o meno di rivedere l’uso del termine razza nella nostra costituzione?
[senza risposta]
Vaccini e obbligatorietà: qual è la posizione del vostro partito e cosa pensate di fare una volta al governo? Siete favorevoli o contrari e per quale motivo?
L’Italia è tra i paesi con la più bassa mortalità infantile al mondo. Questo risultato è dovuto anche al raggiungimento di una copertura vaccinale sufficiente alla protezione dalle maggiori malattie infettive. Purtroppo, negli ultimi anni si è diffusa anche nella popolazione italiana una esitazione (vaccine hesitancy) che ha ridotto la copertura vaccinale ben al di sotto del 95% raccomandato dall’OMS. Nel 2017 l’Italia è stato il secondo paese europeo, dopo la Romania, con il più alto numero di casi di morbillo.
Vogliamo condurre una forte lotta alla vaccine hesitancy attraverso campagne di informazione ed educazione relativa alla salute dei bambini. La norma Lorenzin è comunque migliorabile nei modi e nei tempi, sulle scadenze troppo brevi e sul fatto che non ha preso in considerazione le diversità nel percorso evolutivo di ogni bambino. Inoltre la norma è stata imposta senza la creazione di un gruppo di esperti esterni e indipendenti dal Ministero della Salute, dando quindi l’impressione al pubblico di favorire gli interessi di ditte farmaceutiche e non la salute dei cittadini.
La Legge sul Biotestamento è stata approvata lo scorso dicembre e la prima malata di Sla ha potuto beneficiarne proprio in questi giorni. Sabato ha lasciato che venisse staccata la spina nella sua casa di Nuoro. Qual è la vostra posizione come partito e come pensate che possa essere, in caso, migliorata?
[senza risposta]
Fecondazione assistita, cosa pensate della legge 40? Quali sono i limiti e le potenzialità di questa legge? Se dovesse pensare ad un miglioramento, cosa farebbe?
[senza risposta]
Staminali, in Italia ancora tanti tabù. Qual è la posizione del vostro partito in merito? Per quale motivo ritenete che la ricerca con le staminali potrebbe o meno essere un bene per il Paese e lo sviluppo in campo medico di nuove terapie?
[senza risposta]
In Cina per la prima volta sono state clonate due scimmie con il metodo della pecora Dolly. E intanto il metodo CRISPR permette di tagliare e incollare il Dna. Le staminali embrionali in Italia invece restano vietate, ma la ricerca scientifica prosegue e rappresenta delle possibilità per la medicina: quale è la posizione del vostro partito sulla clonazione e la manipolazione genetica? Come pensate sia possibile regolarizzare anche da un punto di vista etico, oltre che politico, questo tipo di sperimentazioni?
[senza risposta]
Rinnovabili o nucleare? Qual è la politica energetica del vostro partito? Quale pensate che possa essere la risposta migliore alle esigenze energetiche del Paese e come pensate di soddisfarle?
Accelerare la conversione già in atto dalla produzione di energia fossile a quella rinnovabile: idrico, fotovoltaico, eolico a terra e offshore, biomasse. Ove necessario, stabilire sistemi di incentivazione armonizzati tra le diverse tecnologie in grado di portare all’affermazione di una filiera ed al tempo stesso attrarre nuovi capitali per poter finanziare installazione di nuovi impianti di produzione.
Il solare come l’eolico hanno raggiunto la “grid parity”, il supporto al loro sviluppo sarà limitato, ma un’accelerazione dei processi di autorizzazione può essere chiave di ulteriore sviluppo. Favorire una maggiore adozione di energie rinnovabili con un sistema di Certificati che internalizzi tutti i costi di emissione di CO2. Utilizzare il gas come risorsa di approvvigionamento residuale e di bilanciamento del sistema, il fossile meno inquinante a completamento della produzione rinnovabile.
Viviamo in un Paese, l’Italia, che è ad alto rischio sismico e idrogeologico. Quali sono le misure di prevenzione che proponete per le aree sismiche e quelle a rischio di dissesto idrogeologico densamente popolate? Cosa proponete per le popolazioni terremotate del centro Italia e per le zone ad altissimo rischio, come le pendici del Vesuvio?
Il nostro programma indica esplicitamente l’attenzione a prevenire l’ulteriore degrado del territorio e la conservazione delle sue funzioni attraverso politiche territoriali stringenti che limitino l’ulteriore antropizzazione ed il dissesto idrogeologico. Ripristinare le aree degradate attraverso opportuni investimenti che consentiranno di prevenire eventi naturali che comportano gravi perdite economiche, oltre che umane, e danni sociali.
L’inquinamento atmosferico come emergenza ambientale e sanitaria, soprattutto nelle regioni più industrializzate del Nord Italia (ogni anno arrivano dati sempre più allarmanti per la concentrazione stagnante di particolato in pianura Padana, di recente molto hanno fatto discutere immagini satellitari molto eloquenti): cosa prevede il vostro programma in merito? Ritenete siano sufficienti gli interventi adottati finora dai singoli comuni a rischio, o pensate sia opportuno prevedere dei programmi più incisivi per abbassare le emissioni (trasporti, impianti di produzione, riscaldamento)?
10X vuole promuovere politiche efficaci ed azioni concrete per affrontare le sfide ambientali che il nostro Paese si trova ad affrontare da decenni, e per limitare gli impatti sociali che ne conseguono. Pensiamo che ciò sia possibile puntando sull’innovazione tecnologica, sullo sviluppo delle competenze e definendo le priorità di azione di medio-lungo periodo. Le politiche che intendiamo promuovere riguardano in particolare gli ambiti dell’energia e dei trasporti, tra loro fortemente interconnessi.
In ambito energia: accelerare la conversione già in atto dalla produzione di energia fossile a quella rinnovabile: idrico, fotovoltaico, eolico a terra e offshore, biomasse. Dove necessario, stabilire sistemi di incentivazione armonizzati tra le diverse tecnologie, in grado di portare all’affermazione di una filiera ed al tempo stesso attrarre nuovi capitali per finanziare l’installazione di nuovi impianti di produzione. Promuovere su qualsiasi fronte l’efficienza energetica:il modo meno costoso per ridurre l’inquinamento atmosferico.
In ambito trasporti: incentivare la conversione ai veicoli ibridi ed elettrici, anche attraverso lo sviluppo di adeguate infrastrutture, riducendo così l’inquinamento atmosferico e trasferire quanto più possibile il trasporto merci da gomma a ferro. Favorendo inoltre lo sviluppo di sistemi di trasporto collettivo e soluzioni di mobilità integrata efficienti e orientati alle esigenze degli utenti.
Infine, parte degli investimenti pubblici in ricerca deve essere indirizzata verso sperimentazioni di tecnologie e approcci che guardino ad una risoluzione tecnica del problema inquinamento, come meccanismi di cattura ed assorbimento di polveri sottili.
È ormai confermato da diversi studi epidemiologici che l’inquinamento atmosferico sia causa di diverse forme di tumori. Avete una posizione in merito all’istituzione del Registro Tumori dove ancora assenti?
[senza risposta]
Il consumo di suolo avanza a ritmi insostenibili (30.000 ettari di suolo al giorno, pari a 5mila ettari di territorio, ultimi dati ISPRA): cosa prevede sull’argomento la vostra proposta di governo?
La legge contro il consumo del suolo è una priorità. La legge è necessaria per prevenire l’ulteriore degrado del territorio e la conservazione delle sue funzioni. È ormai urgente definire politiche territoriali stringenti che limitino l’ulteriore antropizzazione ed il conseguente dissesto idrogeologico. Il nostro programma mira all’azzeramento del tasso di consumo del suolo entro il 2030, rispetto agli attuali 10 mila ettari all’anno. L’obiettivo è raggiungibile grazie al ripristino e recupero delle aree degradate. Opportuni investimenti aiuteranno a prevenire eventi naturali che comportano gravi perdite economiche, oltre che umane. Negli ultimi 20 anni, il nostro Paese ha sostenuto in media 5 miliardi di costi ogni anno per interventi in emergenza che non hanno risolto i problemi. È necessario investire in interventi preventivi e proattivi che risolvano i problemi alla radice.
OGM, un tema ad oggi molto dibattuto. Qual è la posizione del vostro partito? Siete favorevoli o contrari e per quale motivo?
È un tema di grandissima attualità, soprattutto alla luce dei risultati dello studio del Sant’Anna di Pisa (pubblicato a inizio Febbraio su Nature – Scientific Reports), che ha analizzato dati su 21 anni di coltivazioni di mais OGM in tutto il mondo. La ricerca conclude che non vi è ragione di pensare che vi siano rischi per la salute umana o danni ambientali. Anzi, il mais OGM, per via di una qualità maggiore del grano, riduce la presenza di micotossine (sostanze carcinogeniche prodotte da funghi) e altri parassiti. Lo studio è una monumentale evidenza – di carattere oggettivo e senza interpretazioni politiche – di ciò che la maggior parte degli scienziati sostengono da tempo: l’ingegneria genetica applicata all’agricoltura non presenta rischi superiori alle tecniche tradizionali, che fanno ricorso ad agenti mutageni (fisici o chimici) per la creazione di diversità non controllate a livello genetico. Le tecniche di ingegneria genetica possono invece portare incredibili benefici: hanno il vantaggio di trasferire specifiche e note caratteristiche senza alterare il resto del patrimonio genetico.
Quindi 10X si dichiara favorevole ad un approccio razionale, pro-OGM. Anzi, la ricerca in biotecnologie (e in agritech) è una delle aree fondamentali di investimento del nostro programma di innovazione, con interventi mirati di supporto alla ricerca pubblica e privata. Il problema è chiaramente culturale: oltre il 70% degli Italiani (fonte Coldiretti) è molto diffidente verso qualunque manifestazione del termine OGM. Purtroppo il problema non è solo italiano, considerando che la grande maggioranza dell’Unione Europea è “OGM-Free”. Portare avanti un approccio scientifico alla questione, e riuscire ad aggiungere l’Italia alla lista dei pochi paesi Europei che permettono le coltivazioni, aumenterebbe anche la competitività delle aziende italiane che oggi soffrono la concorrenza americana.
per conoscerci meglio segui OggiScienza sui nostri canali social: Twitter, Facebook e Youtube
Leggi anche: Cybersecurity, l’esperienza industriale
Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.