L’uso dei biofotoni entangled nella psicologia tantrico-emiliana
L'AUSL di Bologna sta reclutando 600 persone per un esperimento, basato sullo studio di una paziente, in pranoterapia quantistica.
IL PARCO DELLE BUFALE – Luca ha chiesto alla custode del Parco “notizie fresche” sull’esperimento clinico annunciato il 18 febbraio dal Corriere della Sera:
BOLOGNA – C’è una luce attorno a noi, che noi stessi produciamo. È fatta di biofotoni: emissioni molto deboli di energia luminosa, appunto. Non è un’energia «ferma», varia — secondo studi di fisica quantistica — in base a come ci sentiamo.
La notizia di circa un secolo e mezzo fa è che animali, vegetali e batteri emettono fotoni con reazioni dette non a caso fotochimiche. Producono la bioluminescenza delle lucciole e quella assai modesta del corpo umano, scarso di proteine ed enzimi incantevoli già dal nome: luciferine e luciferasi.
Modesta, ma misurabile:
L’immagine è tratta dall’articolo su PLoS One di Masaki Kobayashi del Tohoku Institute of Technology e colleghi. Per contare i fotoni “ultra-deboli” emessi durante il ciclo circadiano da cinque giovani volontari sani, li hanno prima esposti a 400 lux e poi denudati dalla vita in su, vigorosamente ripuliti, rinchiusi in una stanza fredda e completamente buia. Dopo 15 minuti di adattamento, una camera con un dispositivo ad accoppiamento di carica (DAC) ne filmava per 20 minuti il volto e il torace. La camera era tenuta a -120 °C per conservare almeno il 75% della sua efficienza.
Dal Corriere:
Una ricerca scientifica al Bellaria di Bologna se ne sta occupando, indagando proprio questo aspetto: alla Psicologia ospedaliera del Dipartimento oncologico dell’Ausl diretta da Gioacchino Pagliaro stanno ingaggiando le prime 300 persone (altre 300 saranno chiamate più avanti) per verificare se esiste una relazione tra emissione di biofotoni e benessere percepito.
Lo verificherà con “sofisticate apparecchiature che utilizzano una tecnologia sviluppata dalla Nasa”. Una camera a DAC e una Fast che dovrebbe registrare le cattive intenzioni (malintent). Qui, confessa a Luca la custode in via strettamente riservata, un sussulto di incredulità le ha mandato di trasverso la spremuta d’arancia (nota 1).
A quanto pare con la camera a DAC non serve un sistema criogenico e le precauzioni abituali sono superflue. Il dott. Pagliaro non dovrà denudare, strigliare e tenere al buio e al freddo 600 pazienti, come Koyabashi i suoi volontari.
Che i biofotoni esistano «è dimostrato ormai da sufficiente letteratura scientifica e diverse università occidentali li hanno già studiati», spiega Pagliaro, pur se nel mondo scientifico non tutti li danno per accertati.
Nel mondo scientifico è accertata l’esistenza fotoni di origine biologica o meno, e che i biofotoni miracolosi sono un’invenzione del ciarlatano tedesco Fritz-Albert Popp,
[Pagliaro], che ora guida la ricerca autorizzata dall’Ausl, del tema si occupa da molti anni. Uno studio da lui stesso coordinato, pubblicato lo scorso ottobre sulla rivista scientifica Baoj Physics specializzata in fisica e biomedicale (Human Bio-Photons Emission: an observational Case Study of Emission of Energy Using a Tibetan Meditative Practice on an Individual), ha messo in evidenza come questa energia si possa addirittura trasferire da un individuo a un altro e, soprattutto, che questo sia visibile.
BAOj Physics è una rivista che a pagamento pubblica di tutto, per esempio lo studio su una paziente al quale un “terapista esperto” in meditazione tibetana Tsa Rlung – quella tantrica di moda in California – avrebbe trasferito manualmente, come un volgare pranoterapeuta, la propria energia quantistica:
nelle immagini si vede una sorta di onda che circonda il terapista che si allarga e si sposta sopra la testa della persona che riceve l’energia. «È la prima volta — spiega Pagliaro — che i biofotoni vengono fotografati in movimento».
Stando allo studio, la foto (riprodotta in cima al presente articolo) mostra
il terapeuta che entra in uno stato di profonda coerenza fisica con le onde di campi bio-energetici emessi in fase e incanalati verso il partecipante. I diversi colori dal celeste al viola e al fucsia rappresentano onde theta e delta emesse dal terapeuta.
Entra in risonanza il terapeuta intero? Complimenti. Ma la procedura è antiquata, You Tube trasmette onde delta, e le onde theta trasmesse per telefono fisso o mobile sono più potenti. E non richiedono Photosphop per apparire su una foto.
Uso di Photoshop a parte, gli autori dello studio sono quasi tutti “esperti”:
- Gioacchino Pagliaro primus inter pares, è uno psicologo quantistico, professore all’Università di Padova e all’Istituto PsicoPraxis, Vice Presidente dell’Associazione internazionale (sic) di ricerca sull’entanglement in medicina e psicologia, autore di una decina di volumi tra cui Mente, meditazione e benessere. Medicina tibetana e psicologia clinica, blogger per Scienza e conoscenza – testata che delizia sempre la custode – e nel tempo libero un attivista quantico
- Nazzareno Mandolesi del Dipartimento di fisica e scienze della terra all’Università di Ferrara, è un cultore della materia
- Margherita Galli, della Loto Onlus di Bologna, si è specializzata sotto “la direzione scientifica” di Pagliaro in Floriterapia di Bach con Meditazione e Pratiche di Bio-Risonanza Emozionale
- e Francesca Sireci, dell’ospedale Santa Maria a Reggio Emilia, in meditazione tibeto-terapeutica.
Gli altri sono G. Parenti del Bellaria; G. Marconi, “clinical psychologist” di Bologna, ed Eleonora Agostini, psicologa della scuola a Pistoia.
La custode è favorevole alla meditazione, fuori dall’orario di lavoro. Come la preghiera infatti, non giova ai pazienti e lo confermava un anno fa l’unico articolo in materia pubblicato da Pagliaro in trent’anni di esperimenti con diverse pratiche tibetane importate in Emilia-Romagna.
Dodici “esperti” hanno tele-trasmesso l’energia della variante Tong Len a 52 pazienti oncologici per migliorarne la “qualità della vita”, mentre altri 51 pazienti restavano senza nel gruppo di controllo. Purtroppo, concludono i venti autori,
Questo studio non ha fornito un’evidenza sufficiente a sostenere che la meditazione Tong Len è efficace nella cura psicologica a distanza.
Saggiamente, Pagliaro ha preferito che nello studio successivo partecipasse un’unica paziente (nota 2) e che il risultato fosse impubblicabile in una rivista seria. La direzione dell’Ausl è rimasta così entusiasta del risultato che ha assegnato personale e risorse a un esperimento pluriennale su 600 persone da “curare a distanza” con le meditazioni del prof. Pagliaro e del “suo staff di 8 specialisti che lavorano part-time“.
Note
- Non ci sono tracce né di una camera “FUTUR A” o “FUTURA” nelle missioni della NASA né di una camera Fast (per Future Attribute Screening Technology) negli aeroporti americani. Dopo test “sul campo” deludenti che violavano due emendamenti della Costituzione statunitense, il sistema Fast dev’essere ancora collaudato dalla National Security Agency.
- C’è un breve accenno ad altre persone, nel solito inglese da editore predone:
La registrazione è stata poi ripetuta con partecipanti sani aggiuntivi, anche usando pratiche meditative diverse, concentrandosi sull’intenzione di trasmettere energia. In tutti i casi lo stesso effetto di luminescenza è stato rilevato, in modo maggiore o più limitato.
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