SALUTE

Crisi economica e salute: il cuore ha subito un duro colpo

Esiste una relazione causa-effetto tra grande recessione del decennio appena trascorso e peggioramento della salute cardiovascolare.

Tra le rilevazioni dell’inizio dello studio e quelle del quinto periodo, dopo la crisi economica del 2008, i ricercatori hanno visto un costante incremento della pressione sanguigna e dei livelli di glucosio. Crediti immagine: Pixabay

SALUTE – La grande crisi economica del 2008 ha messo a dura prova la salute dei cittadini americani. Lo dimostra uno studio apparso su Proceedings of the National Academy of Science (Pnas) che mette in luce, per la prima volta, una relazione causa-effetto tra grande recessione del decennio appena trascorso e peggioramento della salute cardiovascolare. Teresa Seeman, della University of California, assieme ai colleghi della Duke University e della Dornsife School of Public Health di Philadelphia, ha utilizzato i dati del Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis (MESA) per mettere a confronto i valori della pressione e del glucosio nel sangue di 6814 cittadini americani in cinque intervalli temporali, di cui quattro prima della crisi e uno nel periodo post recessione 2010-2012.

La pressione sanguigna e il livello di glucosio nel sangue sono due parametri fondamentali, perché collegati all’insorgenza di diabete, ipertensione e malattie cardiovascolari, molto sensibili ai fattori di stress. Il grave shock economico del 2008 è stato uno di questi perché “inaspettato e profondo, paragonabile solo alla Grande Depressione del 1929”, scrivono gli autori dello studio.

Il MESA è uno studio di coorte prospettico, un tipo di indagine epidemiologica che cerca di capire se una popolazione con determinate caratteristiche, esposta a determinate condizioni, manifesti o meno una malattia. I ricercatori hanno seguito, dal 2000 in poi, una popolazione multietnica, di entrambi i sessi, tra i 45 e gli 84 anni residente in sei aree geografiche degli Stati Uniti: Baltimora, Chicago, Los Angeles, New York, St. Paul e Forsyth Country nella Carolina del Nord.

Seeman e colleghi hanno riscontrato come i maggiori problemi di salute cardiovascolare si siano manifestati in persone ultra sessantacinquenni, pensionate e proprietarie di una casa. Tra le rilevazioni dell’inizio dello studio, nel 2000, e quelle del quinto periodo, 2010-2012, i ricercatori hanno visto, nelle persone con meno di 65 anni, un costante incremento della pressione sanguigna e dei livelli di glucosio. Inoltre, l’uso di medicinali è cresciuto con l’avanzare dell’età: uno su cinque dei partecipanti allo studio era in terapia farmacologica dal 2000 e, alla fine del 2012, ben due terzi degli adulti erano in terapia con antipertensivi e uno su sei usava farmaci per il diabete.

Raggiunta via email, Teresa Seeman risponde per OggiScienza ad alcune domande.

Quali sono le caratteristiche di questo studio?

Si tratta della prima analisi che utilizza diversi set temporali di dati, prima e dopo la recessione, per capire come questa abbia influito sulla salute dei cittadini. Ad oggi, non conosciamo altri studi, oltre al MESA, in grado di permettere un tipo di analisi di questo tipo. La maggior parte dei lavori ha solo due riferimenti temporali, uno prima e uno dopo la crisi, il che non permette di analizzare l’andamento nel corso del tempo di determinati parametri.

I risultati dello studio indicano come l’abitazione influisca in modo cruciale sullo stato di salute. Perché?

Le persone più povere, non proprietarie di casa, sono quelle meno afflitte da problemi legati alla salute cardiovascolare e dal diabete perché meno coinvolte nel tracollo del mercato degli investimenti. Le persone più anziane e più ricche sono quelle che avevano maggiori interessi nel mercato finanziario e sono state colte di sorpresa dagli effetti della grande recessione. Per ora siamo solo in grado di fare una distinzione tra chi, prima della recessione, possedeva o meno una casa, ma il nostro prossimo obiettivo è capire, dall’analisi della popolazione che vive nelle aree in cui si sono registrate più ipoteche sulle abitazioni, quali siano state le conseguenze sulla salute dei partecipanti al nostro studio.

Ci sono altri elementi, oltre alla grande recessione, che potrebbero aver influito sui risultati ottenuti?

Abbiamo fatto delle valutazioni su molti altri fattori, come razza e sesso ad esempio, ma non abbiamo notato nessun peso di questi due fattori, come di altri, sui dati dello studio. Siamo convinti che il motivo principale di questi cambiamenti sia esclusivamente la recessione economica.

Come il sistema sanitario può migliorare la situazione descritta nel vostro studio?

Se sarà chiaro per tutti che una recessione economica di questo tipo ha, in vari modi, un impatto negativo sulla salute, noi crediamo che il sistema sanitario potrebbe monitorare in modo più accurato e sistematico questo tipo di parametri biologici. Questo servirebbe a verificare che la salute dei pazienti non sia penalizzata dagli effetti della crisi. Inoltre, è auspicabile che lo Stato implementi delle politiche di copertura sanitaria d’emergenza per le persone che rimangono senza lavoro, ma auspichiamo anche che dati come quelli evidenziati dal nostro studio possano convincere sull’importanza cruciale di fornire una copertura sanitaria universale, che prescinda dall’avere o meno un lavoro.

Segui Federica Lavarini su Twitter

Leggi anche: Africa, troppi farmaci da venditori non autorizzati

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Condividi su
Federica Lavarini
Dopo aver conseguito la laurea in Lettere moderne, ho frequentato il master in Comunicazione della Scienza "Franco Prattico" alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste (SISSA). Sono giornalista pubblicista e scrivo, o ho scritto, su OggiScienza, Wired, La Lettura del Corriere della Sera, Rivista Micron, Il Bo Live, la Repubblica, Scienza in Rete.