Strumenti sismici per studiare gli elefanti
Quando camminano o vocalizzano provocano nel terreno delle vibrazioni, che possono raccontarci molto di quanto sta accadendo
ANIMALI- Per gli elefanti la comunicazione acustica è fondamentale e sono dei veri specialisti quando si tratta di basse frequenze e lunghe distanze. Di vocalizzi da pachiderma ce ne sono a bizzeffe (qui il database di Elephant Voices sulla comunicazione acustica degli elefanti) e di tutti i tipi. Variano da barriti, ruggiti e pianti fino ai “cinguettii” degli elefanti asiatici e ai rumble di quelli africani, suoni che si collocano a metà tra un borbottio sordo e il gorgogliare di uno stomaco affamato.
Secondo uno studio recente, uscito su Current Biology, la loro comunicazione è così particolare che potrebbe essere esplorata con attrezzi poco ortodossi per lo studio degli animali. La strumentazione sismica usata dagli scienziati per il monitoraggio dei terremoti.
Dalle vibrazioni ai comportamenti
Quando gli elefanti camminano o vocalizzano provocano nel terreno delle vibrazioni che possono raccontarci molto di quanto sta accadendo. Mettendoci a origliare con strumenti sofisticati potremmo renderci conto che tra gli animali di un gruppo è calata un’improvvisa agitazione, magari per l’avvicinarsi di un pericolo.
Qual è il pericolo più grande che affligge oggi questi animali? Il bracconaggio, ovvero gli esseri umani che cacciano di frodo per vendere l’avorio sul mercato nero.
“Abbiamo scoperto che le forze generate attraverso i richiami degli elefanti erano paragonabili a quelle generate da un rapido movimento. Questo significa che i richiami di un elefante possono percorrere distanze importanti attraverso il terreno e, se le condizioni sono adatte, diffondersi anche più lontano rispetto a quanto fanno via aria”, commenta in un comunicato Beth Mortimer, ricercatrice affiliata alle università di Bristol e Oxford, nel Regno Unito, prima autrice dello studio.
Registrando queste potenti vibrazioni attraverso il terreno, i ricercatori si sono resi conto che potevano distinguere diversi comportamenti degli elefanti. Che aspetto hanno su questi strumenti una camminata veloce o la vocalizzazione di un grosso maschio? Questo
È la prima volta che Mortimer lavora sugli elefanti. In passato si è occupata di vibrazioni e animali, ma la scala era differente: ha studiato i ragni e le loro tele, per capire come questi invertebrati le sfruttano nella raccolta di informazioni.
Un approccio interdisciplinare
Collaborando con un team di geofisici ha esteso lo stesso approccio a una specie di ben altre dimensioni. Già in passato gli scienziati avevano ipotizzato che le vibrazioni del terreno giocassero un ruolo importante nella comunicazione degli elefanti, ma la trasmissione effettiva di queste vibrazioni non era stata studiata nel dettaglio. O con strumenti “presi in prestito” da altre discipline.
Dalle registrazioni, condotte sugli elefanti del Kenya, Mortimer e i colleghi hanno scoperto che i suoni di origine umana possono interferire con la comunicazione per vibrazioni degli elefanti. Ma possono anche tornar utili per tenerli al sicuro.
Il monitoraggio di queste vibrazioni nel terreno può essere usato non solo per individuare gli elefanti ma per stabilirne il comportamento, spiega Mortimer. “Sfruttando diversi sismografi in varie posizioni remote pensiamo si possano generare algoritmi per il rilievo, la localizzazione e la classificazione, capaci di monitorare gli elefanti in tempo reale”.
La prossima fase vedrà messo in campo un sistema di ascolto molto vario. Non solo sismografi ma strumenti acustici, aerei e videocamere che documentino le reazioni degli elefanti quando i ricercatori fanno loro “eco” con le registrazioni delle loro stesse comunicazioni. Nuovi dati sperimentali confermeranno il potenziale di questo approccio anche su lunga distanza e potrebbero portare a nuovi strumenti sempre più adatti a origliare la vita acustica degli elefanti.
Appena pochi anni fa non avremmo immaginato, ad esempio, che gli elefanti distinguono la voce degli umani in base all’età, al sesso e all’etnia. A cosa gli serva è presto detto: ci sono popoli africani che cacciano elefanti come i Masai e altri, come i Kamba, che non l’hanno mai fatto. Di conseguenza i pachidermi reagiscono con agitazione alle voci degli uomini adulti Masai (ma non di donne e bambini) emettendo richiami d’allarme per i compagni.
L’obiettivo a lungo termine resta conoscere meglio gli elefanti per proteggerli dalle minacce umane.
Secondo l’ultimo report CITES il bracconaggio di elefanti in Africa è mediamente in declino ma i numeri dei pachidermi continuano a diminuire, a causa di attività umane e conflitti. Il 2016 è stato un anno da record in termini di sequestri d’avorio e la vendita non sembra rallentare. Forse perché i trafficanti cercano di liberarsene, via via che entrano in vigore i divieti di commercio domestici nei paesi chiave del mercato illegale.
Anche la Cina, tra i maggiori importatori mondiali, nel 2017 ha dato un segnale forte chiudendo le industrie autorizzate per la lavorazione e quelle che importavano avorio.
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