STRANIMONDI

Politica e fantascienza: 7 pessimi uomini politici al potere

La finzione narrativa permette di portare all'estremo le conseguenze di una determinata scelta, analizzandone in modo talvolta spietato i riverberi e gli impatti sull'uomo.

STRANIMONDI – A differenza che nelle scienze esatte, le scienze politiche non godono del privilegio della sperimentazione. Questo rimane vero, a meno di escludere tutte le volte che una forma di governo più o meno originale si affaccia alle cronache internazionali e viene etichettato come “esperimento” di questo o quel partito, di questa o quella corrente di pensiero politico. La fantascienza è spesso venuta in soccorso a questa a mancanza, fornendo abbondante materiale per delle sorta di esperimenti mentali della politica.

La finzione narrativa permette di portare all’estremo le conseguenze di una determinata scelta, analizzandone in modo talvolta spietato i riverberi e gli impatti sull’uomo. Il caso principe è quello delle distopie, di cui abbiamo già offerto una carrellata cinematografica in una precedente puntata di Stranimondi: veri e proprie società deviate per la soppressione della libertà di parola, del libero pensiero, della possibilità di critica o di errore. In occasione della formazione del nuovo governo italiano, qui ci concentriamo sulle persone che compongono la classe politica, elencando una serie di politici, in particolare leader di governo, particolarmente malvagi, assetati di potere e, spesso e volentieri, definibili con una sola parola: fascisti. L’augurio, come quasi sempre nella fantascienza distopica, è che da questi esperimenti mentali si possa imparare che direzioni non vogliamo prendere come esseri umani che vivono in collettività.

James Cahill (Escape from L.A.)

Dopo aver ricevuto un mandato a vita, il presidente Cahill dichiara che il terremoto che ha colpito la California è un atto divino. Quello interpretato da Cliff Robertson nel film di John Carpenter del 1996 è il tipico esempio dell’invasato religioso (all’americana) che sfrutta con perfetto opportunismo una calamità naturale. La città di Los Angeles, tagliata fuori dal resto del paese per il terremoto, diventa così una gigantesca prigione per tutti gli indesiderati, che in questo caso (ma è un po’ sempre così) vanno da quelli che fanno uso di sostanze dichiarate illegali come il tabacco e gli alcolici, a coloro che fanno sesso fuori dal matrimonio. Il perfetto esempio di capo di stato che impone la propria visione morale a tutti i propri cittadini.

Merkin Muffley (Dottor Stranamore)

L’insipido presidente del film di Stanley Kubrick non poteva di certo mancare. Interpretato da Peter Sellers (che recita anche altre due parti nel film), Muffley è incolore, incapace, pavido. Pare quasi una marionetta senza volontà proprio messa su quella sedia solo per dovere di protocollo, mentre in realtà chi esercita il potere è qualcun altro. E visto che siamo in piena Guerra Fredda, a tirare per davvero le corde del potere sono i generali e l’esercito, che devono fronteggiare un classico degli stati autoritari: un nemico esterno incombente, incarnato nella minaccia sovietica di distruggere l’american way of life e, con essa, l’identità stessa di un popolo. La critica sociale di Kubrick è come sempre spietata e mostra la forza della paura nel coalizzare le persone dietro a un uomo mediocre: una storia che si continua a ripetere ciclicamente.

Coriolanus Snow (The Hunger Games)

Interpretato sullo schermo dal grande Donald Sutherland, che ha rischiato di rubare la scena alla protagonista Jennifer Lawrence, Coriolanus Snow è il presidente di Panem, lo stato venutosi a creare nell’America settentrionale dopo l’apocalisse. A capo di un vero e proprio governo distopico, Snow può lasciare liberamente sfogare la propria tendenza sadica, manifestata in maniera esemplare proprio dai giochi in cui di fatto incita i proprio governati a uccidersi tra di loro, stuzzicando così anche la vena voyeuristica del popolo, praticamente ridotto a pubblico. Un po’ imperatore romano al Colosseo, un po’ psicopatico amorale, Snow ci ricorda cosa succede quando si legittima l’uso della violenza al di fuori dei corpi di polizia: possono presto diventare parte del DNA di una società.

Adam Susan/Sutler (V for Vendetta)

Susan nel fumetto scritto da Alam Moore e disegnato da David Lloyd, diventa Sutler nella trasposizione cinematografica diretta da James McTeigue e interpretato da John Hurt (che ha recitato anche in un altro film distopico, Nineteen Eighty-Four di Winston Smith). Susan è a capo del Norsefire, il partito apertamente fascista che controlla l’Inghilterra. Le sue posizioni politiche si possono riassumere in un slogan estremamente esplicito, “il destino della razza nordica”. La conseguenza è l’esclusione dalla società di chiunque non sia bianco, cristiano, maschio ed eterosessuale. Su di una figura complessa e multisfaccettata come Susan si potrebbe scrivere un trattato psicologico/antropologico. Qui basti sottolineare come Susan incarni il tipo di fusione perfetta tra ideologia religiosa deviata e ossessione personale. In particolare è fortissima la sua avversione per la sfera sessuale, al punto che piuttosto che avere a che fare con quel “sordidume” preferisce rimanere vergine.

Dwayne Elizondo Mountain Dew Herbert Camacho (Idiocracy)

Costretto a usare il fucile per farsi ascoltare al Congresso, Dwayne Elizondo Mountain Dew Herbert Camacho è il presidente degli Stati Uniti d’America in uno delle satire sociali più acute degli ultimi vent’anni. Ex-wrestler professionista, assomiglia più a un personaggio da Far West, e poco importa che sia arrivato in anticipo su, Barack Obama, primo presidente nero nella realtà. Camacho usa la violenza per farsi ascoltare, ma solamente perché non ha altri mezzi – nella sua totale incapacità e idiozia – di farsi ascoltare. Presidente di un paese in cui nessuno si ricorda più come si fa a leggere, deve fronteggiare una crisi agricola dovuta al fatto che invece dell’acqua, si usano gli integratori salini per irrigare. La figura di Camacho è un simbolo grottesco di tutto quello che l’ignoranza al potere può comportare, a cominciare dal fatto che una persona come il protagonista, considerato nel nostro mondo un uomo non particolarmente intelligente, emerge come un gigante del pensiero, perché le misure sono sempre relative.

John Dale (Mars Attacks!)


Il capitano non deve abbandonare la nave che sta affondando. Ma non è il caso del presidente John Dale al quale Tim Burton chiede di fronteggiare l’invasione dei marziani. Interpretato da Jack Nicholson, messo sotto pressione dagli eventi è incapace di prendere decisioni, impietrito dalla paura e, almeno in parte, anche dall’incapacità. Decide così che è più importante salvare la propria pelle e quella della sua famiglia, cercando di scappare. Simbolo della sua doppiezza e ambiguità è probabilmente il discorso (lo potete trovare qui, ma attenzione agli spoiler) con cui cerca di convincere i marziani a non farlo fuori e, anzi, a costruire un’alleanza per il bene di entrambi i popoli, figlio di quella massima un po’ frusta di “se non puoi batterli, fatteli amici”. James Dale mostra in pieno le contraddizioni di un potere che usa a intermittenza la retorica dei valori per giustificare il proprio ruolo, ma non esita a prediligere l’interesse personale quando le cose non vanno per il verso sperato.

Richard Nixon (Futurama)

Privato del corpo, ma ancora pieno di energie e di sete di potere. Così gli autori di Futurama ritraggono uno dei personaggi più controversi della Guerra Fredda, che qui da personaggio reale diviene anche personaggio di finzione, un passaggio che permette di portare su di un altro livello l’idea dell’esperimento mentale politico da cui siamo partiti. Il Richard Nixon di Futurama appare in diversi episodi, in ognuno dei quali si fa un riferimento più o meno diretto alla politica reale americana (per una lista, non esaustiva, si veda qui). Nel 3000 diviene il 30° presidente della Terra, in un sistema di governo identico a quello americano, fatto nel quale si può leggere una non tanto velata critica alle aspirazioni egemoniche degli Stati Uniti, tanto del Nixon di allora quando di quello del futuro.  La sua cattiveria si rivela immediatamente con la dichiarazione di voler “vendere tutti gli organi dei bambini agli zoo come cibo”.

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Marco Boscolo
Science writer, datajournalist, music lover e divoratore di libri e fumetti datajournalism.it