SALUTE

Creme solari: come scegliere quella giusta

Fototipo, tipo di protezione, quantità di crema e orari da evitare quando ci si espone al sole. Ne parliamo con il dermatologo Giovanni Leone

“Mettiamo mediamente troppo poca crema e soprattutto non la riapplichiamo durante la giornata come dovremmo.” Crediti immagine: Pixabay

SALUTE – Scegliere la protezione solare giusta per la nostra pelle non è una questione di estetica, ma di prevenzione. I dati AIRTUM (Associazione Italiana Registri TUMori) sul melanoma stimano circa 13 casi ogni 100 000 persone: 3.150 nuovi casi ogni anno tra gli uomini e 2.850 tra le donne, con un’incidenza in crescita che è raddoppiata negli ultimi 10 anni. Purtroppo non sempre la prognosi è positiva. La sopravvivenza a cinque anni è pari all’87%, che significa che 13 casi su 100 non si risolvono a cinque anni dalla diagnosi.

Il melanoma non è causato dall’esposizione al sole e diversi fattori che ne influenzano la genesi. È chiaro da decenni, però, che alcuni comportamenti possono aumentare il rischio di sviluppare questo o altri tumori della pelle. Fra questi l’esposizione al sole in estate è il principale e ancora poche persone seguono correttamente le indicazioni mediche quando si tratta di abbronzarsi.

Ne parliamo con Giovanni Leone, Responsabile dell’Ambulatorio per la Diagnosi e Cura delle Fotodermatosi dell’Istituto Dermatologico San Gallicano di Roma, e Presidente Società Europea Di Fotodermatologia (ESPD).

Dottor Leone, anzitutto: le pelli sono tutte uguali?

No, ed è necessario partire da qui, dal concetto di fototipo. Esistono sei fototipi, a partire dall’1, che è il più chiaro, proprio delle popolazioni più nordiche ma che comprende anche le persone con i capelli rossi e le lentiggini, fino al fototipo 6 che rappresenta le popolazioni dalla pelle nera. In Italia il 70-80% delle persone è di fototipo 3 e 4. In base al fototipo dobbiamo dosare l’intensità dell’esposizione, i tempi e scegliere la protezione solare giusta.

Andare al mare alle Seychelles o a Viareggio è lo stesso in termini di rischio da esposizione?

Assolutamente no, e questo è un aspetto poco divulgato. Banalmente, il sole non batte allo stesso modo in ogni parte della Terra: più ci si avvicina all’Equatore più i raggi UV sono intensi, perché attraversano uno strato di atmosfera più sottile. Il rischio è quindi ancora più elevato per chi si reca in vacanza in queste zone, un rischio aggravato dal fatto che solitamente si tratta di brevi soggiorni, che non prevedono un periodo di adattamento al sole.
Ciò non significa che il sole di Viareggio non sia potenzialmente pericoloso: è sempre consigliato evitare di esporsi – e soprattutto esporre i bambini – dalle 11 alle 16.

Si sente parlare molto in generale di “raggi UV”, ma in realtà ci sono gli UVA e gli UVB. Può spiegarci meglio?

I raggi UV sono composti da una parte di raggi UVA e da una di raggi UVB. I raggi UVB sono i responsabili delle comuni scottature o ustioni, ma sono i raggi UVA a essere i più pericolosi, perché apparentemente danno meno problemi, nel senso che non producono arrossamenti o ustioni, ma abbiamo scoperto che agiscono in profondità anche sul sistema immunitario, e sono i responsabili del processo di invecchiamento della pelle dovuto al sole.

Veniamo alle creme: quali sono i consigli da seguire scrupolosamente?

Assolutamente per il primo sole è consigliata la protezione massima dai raggi UVB, cioè 50+, per tutte le pelli con fototipo fino a 4, specie quando ci rechiamo in zone tropicali. In questo modo ci assicuriamo anche una protezione superiore rispetto a quanto indicato sulla confezione. Sul mercato non troviamo infatti creme con fattore di protezione maggiore di 50, ma non perché questa protezione non venga effettivamente offerta. È stato deciso in ambito internazionale di evitare di vendere prodotti dove fosse esplicitata la protezione 80 o 100, perché si era visto che altrimenti si assisteva alla corsa all’acquisto della crema con protezione più alta a scapito delle altre. Un’operazione puramente di marketing.

È importantissimo inoltre il dosaggio: mettiamo mediamente troppo poca crema e soprattutto non la riapplichiamo durante la giornata come dovremmo. È bene sapere che i test di laboratorio che vengono effettuati per determinare l’effettiva protezione del prodotto, vengono effettuati con uno strato di crema di 2 milligrammi per centimetro quadrato, che è una quantità copiosa di crema, maggiore dello strato medio che applichiamo comunemente. Siccome non è realistico per un consumatore calcolare i due milligrammi per centimetro quadrato, noi specialisti consigliamo di abbondare con la crema, massaggiando bene affinché venga ben assorbita dalla pelle.
Quanto ai tempi è bene riapplicare la protezione ogni 2-3 ore, e ogni volta che ci si bagna, e 15 minuti prima dell’effettiva esposizione.

Le creme con protezione solare molto bassa a chi sono consigliate, dunque?

A nessuno. Da qualche anno per fortuna le creme solari con protezione inferiore a 10 non vengono quasi più vendute, perché si è preso atto che non fornivano alcuna protezione reale. Il consiglio è non utilizzare, specie nei bambini, una protezione inferiore a 30, e iniziare sempre con la 50 almeno per la prima settimana o dieci giorni di sole.

Segui Cristina Da Rold su Twitter

Leggi anche: Creme solari: sai leggere l’etichetta?

3 Comments

  1. A prescindere dal spf che se scelto in maniera adeguata al nostro fototipo evita di farci scottare, non dovremmo comunque tutti, anche quelli con fototipo scuro, proteggerci il più possibile? Perché fare questa distinzione? Se è vero che non esiste una protezione al 100% (a parte stare all’ombra) e che i raggi (sopratutto quelli UVA) vengono assorbiti e possono provocare mutazioni perché non usare tutti la protezione 50? Grazie

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: