ANIMALI

Migrazione con campo magnetico per la falena di Bogong

Come le più famose farfalle monarca, anche queste falene usano il campo magnetico terrestre per orientarsi. È la prima volta che viene documentato su un insetto notturno

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Una falena del genere Agrotis. Fotografia di Donald Hobern CC BY 2.0 Wikimedia Commons

ANIMALI – Ogni anno la farfalla monarca vola nel suo epico e affascinante viaggio dal Messico fino al Canada. È forse la migrazione più famosa tra gli insetti, ma volendo mirare al record c’è chi la batte e non di poco: la frecciaerrante (Pantala flavescens). È una libellula di appena quattro centimetri che annualmente si cimenta in un circuito lungo fino a 18 000 chilometri, partenza e ritorno dall’India in tempo per il monsone.

Più piccola è la migrazione della falena di Bogong (Agrotis infusa) che due volte l’anno si sposta dal Sud-Est Australia verso le fresche caverne montane nelle Alpi australiane, percorrendo più di mille chilometri. Farà ritorno “a casa” dopo aver trascorso i mesi estivi al fresco e ci riuscirà orientandosi con una bussola speciale: il campo magnetico terrestre.

Come spiegano i ricercatori su un nuovo studio, appena uscito su Current Biology, queste falene si orientano proprio come fanno gli uccelli migratori. È la prima volta che questa strategia viene documentata in un insetto notturno, specie che ci si aspetterebbe basino la propria navigazione su quelli che gli scienziati chiamano “indizi celesti”: la luna e le stelle.

“Siamo rimasti davvero stupiti quando abbiamo scoperto che queste falene percepiscono il campo magnetico terrestre proprio come gli uccelli che migrano durante la notte, probabilmente per lo stesso motivo”, spiega in un comunicato Eric Warrant della University of Lund, in Svezia, tra gli autori dello studio. Warrant e colleghi, fin da subito, si sono interrogati sulle capacità di questi insetti: come è possibile che sappiano trovare la strada per tornare a casa senza perdersi, seguendo un percorso specifico, dopo aver trascorso mesi in una caverna buia dove non sono mai stati prima in vita loro?

Simulatori di volo per falene

Per confermare la loro ipotesi, i ricercatori hanno ingannato le falene con una simulazione di volo. Osservando il modo in cui si orientavano, hanno avuto la prova che combinando un campo magnetico con dei landmark – oggetti riconoscibili e caratteristici che molti animali, specie invasive comprese, usano per navigare lo spazio – era possibile prevedere la direzione di volo degli insetti. Se i due indizi venivano disorientati, indicando direzioni in conflitto, nel giro di pochi minuti le falene apparivano visibilmente disorientate.

Ma cos’è più importante, un elemento riconoscibile del paesaggio – terrestre come un lago o celeste come la luna – oppure il campo magnetico? Secondo i ricercatori nella navigazione entrano in gioco entrambi.

Le falene stabiliscono la direzione corretta con il campo magnetico e la allineano con il landmark, un po’ come facciamo noi quando intraprendiamo un trekking avventuroso e dobbiamo orientarci. Sfoderiamo mappe e bussola, individuiamo la direzione corretta e troviamo qualcosa che la identifichi. Una montagna, un lago, un elemento unico e ben visibile nel paesaggio che ci aiuti a mantenere la direzione giusta.

E ora?

Il prossimo passo è decisamente ambizioso, perché i ricercatori vorrebbero capire come fanno le falene a usare questi indizi e come sfruttano il campo magnetico a livello di sistema nervoso. Per ora le informazioni più dettagliate sul meccanismo provengono non dagli insetti più studiati – come la farfalla monarca – ma forse dallo studio delle tartarughe marine.

Sappiamo che ogni anno tra maggio e agosto le Caretta caretta arrivano sulle coste, comprese quelle del Mediterraneo, per deporre le uova. Per loro si tratta di un viaggio importante ma soprattutto di un ritorno: è su quella stessa spiaggia, ritrovata seguendo proprio il campo magnetico, che sono nate anche loro.

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".