Scoperti in Cina utensili di 2 milioni di anni, i più antichi di tutta l’Eurasia
Li portarono alla luce tra il Mar Nero e il Mar Caspio: i resti di Homo georgicus, scoperti nel 1999 erano considerati le più antiche testimonianze lasciate da antenati dell’essere umano in territorio extra africano. Ma non è più così.
SCOPERTE – Sono gli utensili più antichi di tutta l’Eurasia. O meglio oggi è così, ma resteranno tali ancora per poco. Sì, perché di recente la Cina, terra ricca di sorprese paleontologiche, ha rivelato tracce ancora più antiche, da attribuire ad altri membri della “stirpe” dei nostri antenati. Strumenti litici e ossa trovati a Shangchen nell’Altopiano cinese del Loess e antichi di 2.12 milioni di anni, ossia 270.000 anni di più dei resti trovati a Dmanisi in Georgia.
I ritrovamenti sono stati descritti in un articolo apparso su Nature, a cura di un gruppo di ricercatori dell’Accademia cinese delle scienze, in collaborazione con altri atenei cinesi e con l’Università di Exeter nel Regno Unito.
I manufatti sono in totale 96, e includono punte, percussori, nuclei, schegge, raschietti, a cui si associano resti animali, forse macellati con quegli stessi strumenti. La maggior parte di essi sono stati ottenuti da rocce contenenti quarzite, probabilmente trasportate dai corsi d’acqua dalle montagne Qinling, poste a una decina di chilometri dal sito archeologico.
Gli ‘uomini’ di Shangchen abitarono l’area per circa 800.000 anni, in modo non continuativo, tra 2.1 e 1.3 milioni di anni fa.
La scoperta si va ad aggiungere alle diverse testimonianze di insediamenti dei nostri antenati in Asia nel corso delle epoche successive, che attestano una lunga e articolata storia di migrazioni tra Africa ed Eurasia che si sono susseguite nel tempo.
Gli antenati di Homo erectus si spostarono dall’Africa fino a Giava, in Indonesia, quelli di H. neanderthalensis raggiunsero l’Europa circa mezzo milione di anni fa, senza contare gli antichi ominidi che riuscirono a giungere nelle isole del Pacifico e colonizzare Flores, in Indonesia, dando forma al celebre “hobbit” H. floresiensis. Recentemente la sua origine è stata ricostruita, andando molto a ritroso nel passato (OggiScienza ne ha parlato qui).
Poiché non sono stati trovati resti fossili degli autori dei manufatti litici di Shangchen è difficile stabilire la loro identità. Poteva trattarsi sia di antichi rappresentanti della specie H. erectus, sia di antenati ancora più antichi, risalenti all’epoca di H. habilis, la cui specie non è stata ancora identificata.
Quel che è certo è che si trattava di ominidi con una capacità cranica che era circa un terzo rispetto alla nostra, ed è davvero notevole che abbiano compiuto l’impresa di uscire dalla culla africana e raggiungere territori così lontani.
Varrà la pena conoscere più a fondo la loro storia e le loro sembianze. Le ricerche senza dubbio continueranno: la Cina ha ancora immensi tesori e sorprese che attendono di essere scoperti.
Segui Fabio Perelli su Twitter
Leggi anche: L’uomo di Jebel Irhoud: dal Marocco il più antico Homo sapiens
Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.