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“Non c’è più tempo” di Luca Mercalli, o come (non) raccontare i cambiamenti climatici

Il nuovo libro di Luca Mercalli è poco incisivo e rischia di rafforzare le idee di coloro che negano il cambiamento climatico, o pensano che ogni azione sia ormai inutile.

LIBRI – Quando facciamo comunicazione ambientale, a chi ci rivolgiamo? Fateci caso: quando parliamo di cambiamento climatico possiamo trovarci davanti a tre persone diverse. Da una parte c’è il consapevole indignato, cioè chi è d’accordo con noi, fa di sì con la testa e dice che è una vergogna perché consegneremo ai nostri figli un mondo invivibile. Dall’altra c’è il negazionista riottoso, ovvero chi nega tutto, scuote il capo con vigore e dice che sono tutte storie inventate e senza senso.

In mezzo c’è l’ignavo sfiduciato, cioè chi non vuole trattare l’argomento, che fa spallucce e dice che in fondo lui (o lei) non può farci nulla e quindi spera che la situazione sia meno peggio di come la raccontano i catastrofisti.

Già, i catastrofisti, coloro che vengono considerati porta sfortuna perché preannunciano scenari catastrofici come delle moderne Cassandre. E la comunicazione del cambiamento climatico è spesso portata avanti dalle Cassandre, che però non sfruttano il potere ricevuto dal dio Apollo, ma ricorrono ai modelli scientifici costruiti da climatologi, glaciologi, fisici dell’atmosfera, palinologi, geologi…

Dall’altro lato

Approccio opposto al catastrofista è quello di chi fa, a volte in modo paternalistico, raccomandazioni di buon senso per condurre una vita più ecosostenibile: non comprare prodotti imballati, prediligere i cibi a kilometro zero, coibentare gli edifici e installare impianti fotovoltaici, usare i mezzi pubblici e i veicoli elettrici.

Comunicare i cambiamenti climatici è una sfida, ma entrambi questi approcci non riescono a intaccare le certezze dei tre personaggi che abbiamo descritto all’inizio. Il consapevole dà ragione al catastrofista e segue in modo apostolico i precetti per una vita più sostenibile; il negazionista bolla tutto come “inutili scemenze” e l’ignavo si sente giustificato a non modificare le proprie abitudini fino in fondo.

Quindi la sfida dei comunicatori ambientali è quella di non sembrare troppo paternalisti e di non sciorinare catastrofi come se fossero tabelline. E gli esempi di comunicazione efficace non mancano: i libri Trash di Alessandra Viola e Piero Martin oppure La grande cecità: Il cambiamento climatico e l’impensabile di Amitav Ghosh; i blog Climalteranti e Skeptical Science; il canale youtube MinuteEarth e il film Wall-e.

Un libro da leggere, un approccio da non ripetere

È uscito di recente un libro sui cambiamenti climatici che sa essere paternalista e catastrofista all’ennesima potenza: Non c’è più tempo di Luca Mercalli (Einaudi, 260 pagine). Una raccolta di articoli scritti tra il 2007 e il 2018 da Mercalli stesso, che letti in sequenza fanno emergere la frustrazione del loro autore. Il climatologo e divulgatore si sente come Don Chisciotte contro i mulini a vento del negazionismo e dell’ignavia.

Sarà che Mercalli è un volto noto della tv e una firma prestigiosa su molti giornali, ma da lui ci si aspetta sempre qualche spunto nuovo e arguto. Invece in questo libro si torna alla carrellata di sciagure che l’essere umano ha già provocato inquinando l’atmosfera, i mari e il suolo e non si danno grandi prospettive al futuro dell’umanità sulla Terra. E poi si propongono tante soluzioni ecosostenibili che Mercalli stesso ha sperimentato e che dovrebbero essere portate avanti anche se non sono comode da perseguire. Due modi per affrontare il tema del cambiamento climatico ricchi di spunti, ma che sommate generano una ramanzina per nulla efficace.

C’è poi un tentativo di rivincita contro il sistema mediatico italiano e, in particolare, contro la tv nazionale. Mercalli lamenta la chiusura della trasmissione di RaiTre Scala Mercalli, che per due stagioni ha raccontato i temi ambientali con servizi, ospiti e recensioni. Ma questa polemica non scalfisce il pubblico di negazionisti e ignavi, semmai rafforza il credo dei consapevoli, che però non erano il target a cui rivolgere queste lamentele.

Un saggio meno riuscito dei precedenti per uno scienziato che di esperienza sul campo nel ha accumulata molta e di solito ha la capacità di trasmettere la sua passione al pubblico a cui si rivolge. Ma da questo libro dovrebbero imparare soprattutto gli altri esperti di comunicazione ambientale, per evitare di trovarsi i negazionisti imbufaliti, gli ignavi ancora più indifferenti e anche i più consapevoli in procinto di sgattaiolare via.

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claudio dutto
Redattore di libri scolastici, appassionato di saggi scientifici e autore di podcast per diletto. Su twitter sono @claudio_dutto