IL PARCO DELLE BUFALE

Per Natale, Zichichi vuole un laboratorio mondiale di climatologia cosmica

Il fisico chiede anche pietà per l'effetto serra e che il futuro della Terra venga messo dai politici nelle "vere mani" degli scienziati

Mappa EGRET dei raggi gamma emessi dai raggi cosmici galattici, da “Cosmicopia”- NASA

IL PARCO DELLE BUFALE – In occasione dei vertici sul clima, alcuni quotidiani ritengono necessario che uno scienziato neghi che i cambiamenti in corso siano causati da attività umane. Per la COP24 di Katowice, Il Foglio ha scelto François Gervais, noto in patria a pochi intimi, mentre Il Giornale ha puntato su una firma ben più autorevole.

In “Che disastro demonizzare l’effetto serra”, Antonino Zichichi scrive che lo scopo della conferenza è di “dividere gli USA dal resto del mondo”, perché il presidente Trump non ci ha ancora pensato. L’altra “parte”, nel senso di 183 paesi, è così dissennata da voler attivare un Accordo di Parigi che

ha diversi punti scientificamente deboli. Ecco due esempi.

Il primo, poco originale, è che l’Accordo “dimentica che la CO2 è cibo per le piante” (nota 1). Il secondo nasce dalla confusione tra meteo e clima, un vecchio abbaglio espresso in modo nuovo:

Nel motore meteorologico la cui fonte d’energia è il Sole, l’effetto delle attività umane è ai livelli di qualche percento; di sicuro non oltre il 10%. Nell’Accordo di Parigi siamo al 100%.

In realtà l’Accordo riguarda cambiamenti climatici in corso, alcuni dei quali sono dovuti al 100% alle nostre attività. Il suo terzo difetto è di ignorare le eruzioni vulcaniche e le “fessure della crosta terrestre” che rilasciano lava determinando

forti perturbazioni nella dinamica oceanica,

il che sorprenderà geologi, oceanologi e fisici del clima, sopratutto quelli che disegnano vulcani sull’asse x dei propri grafici.

Risultati immagini per James Hansen temperature anomalies El Niño

Fonte: GISS-NASA, 2011

Il quarto dei due esempi è il difetto scientifico più grave. Per modificare il clima,

C’è bisogno di qualcosa che abbia tempi molto lunghi.

I cicli di Milankovic? No, qualcosa che abbia tempi molto, molto, ma davvero molto più lunghi.

Entra così in gioco la climatologia cosmica.

La disciplina è stata immaginata nel 1997 da Henrik Svensmark, con l’aiuto di Eigil Friis-Christensen che si è ricreduto ed è stato sostituito da Nir Shaviv (2). Il clima, spiega Zichichi con parole sue,

dipende da dove si trova la Terra rispetto ai «bracci» della galassia. I «bracci» sono infatti zone in cui l’intensità dei raggi cosmici può arrivare a essere dieci volte più alta delle zone esterne ai «bracci».

Nessuno ha mai osservato la Via Lattea da fuori, quindi i bracci sono ipotetici. Ai lettori del Giornale forse andava anche precisato che esistono i raggi cosmici tout court, delle particelle che arrivano dal Sole, e raggi cosmici galattici (poi abbreviati in RCG), delle particelle a energia più elevata provenienti da supernove nella Via Lattea e in altre galassie.

Zichichi ignora l’esistenza di Svensmark o la dimentica? Non lo cita e tutti sanno che mai e poi mai spaccerebbe per proprie le idee di un collega.

(I lettori di abituali di questa rubrica saltino pure il paragrafo successivo: riassume idee a loro già note.)

In libri e riviste di fantascienza, Svensmark ipotizza che a cicli di 140 milioni di anni – dieci milioni più, dieci milioni meno – il sistema solare transiti in prossimità dell’ipotetico braccio nel quale sarebbero concentrate le giganti azzurre, una parte consistente delle supernove. A suo avviso, sarebbero le uniche fonti dei RCG. Quando colpiscono molecole dell’atmosfera terrestre, determinerebbero la formazione degli aerosol attorno ai quali il vapore acqueo si addensa in nubi. Siccome tutte le nubi rifletterebbero verso l’esterno l’energia solare, i RCG raffredderebbero il clima. (2)

Non solo Zichichi è sicuro che

L’Accordo di Parigi ignora i raggi cosmici (3).

ma anche di essere l’unico al quale un loro effetto sul clima sia venuto in mente:

Fino a oggi i raggi cosmici non sono stati presi in esame. (4)

Per salvare l’umanità dall’ignoranza, chiama la politica ad allearsi con la scienza e ad affidare il futuro “meteo-climatologico” della Terra

nelle vere mani della comunità scientifica

cioè le sue. Tra l’altro, salverà anche la scienza dal discredito nel quale sta per piombare:

Con i modelli meteo-climatologici (5) la scienza rischia di perdere la sua credibilità, se non fa sentire con forza la sua voce.

Dal 1965 la politica commissiona alla “scienza” rapporti e aggiornamenti, proprio perché faccia sentire con forza la sua voce. Ormai la poveretta urla a squarciagola, ma Zichichi non la sente. Perciò vuole una sorta di CERN tutto per sé. La “prova dell’alleanza” tra politica e scienza sarebbe infatti

un laboratorio mondiale per mettere su basi di rigore scientifico il futuro meteo-climatologico di questo satellite del sole.

Un laboratorio con dentro un mondo identico alla Terra, nel quale verificare sperimentalmente – il solo “rigore scientifico” che Zichichi riconosca – se il clima cambia ogni 140 +/-10 milioni di anni.

Note

  1. Per la parte scientifica, l’Accordo rimanda al 5° rapporto dell’IPCC. Nel volume III, cap. 11, dice che alle piante l’aumento della CO2 in atmosfera giova solo se non aumentano le temperature, e l’intensità e la frequenza di eventi meteorologi estremi come alluvioni, siccità e ondate di calore.
  2. Ricredutosi anche Shaviv, ora sostiene che l’attività solare in calo da oltre 40 anni stia causando il riscaldamento globale degli ultimi 40 anni.
  3. In una prima versione le nubi riscaldavano il clima, poi Svensmark si è accorto che il flusso degli RCG continuava a calare.
  4. Il 5° rapporto IPCC ne parla a pp. 613-614 del volume I.
  5. Sono presi in esame da vent’anni. Sia le osservazioni in natura che gli esperimenti Cloud al CERN hanno confermato che il loro effetto sugli aerosol è localizzato sopra le foreste di conifere e “insignificante” per quanto riguarda il clima globale.
  6. I modelli meteo simulano l’evoluzione dei fenomeni atmosferici e marini sull’arco di alcuni giorni. Oggi i modelli climatici simulano sull’arco di decenni quella del sistema atmosfera-oceani-terre emerse in base a “scenari” riguardanti le attività economiche future. Ci sono anche modelli climatici di “hindcast” che simulano alcuni aspetti del clima passato, per esempio l’evoluzione della temperatura globale nell’ipotesi che la concentrazione atmosferica di CO2 sia rimasta stabile dal 1800 in poi.

Leggi anche: Il clima, il fisico e la mucca sferica

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