Il clima, il fisico e la mucca sferica
Al CERN è stato condotto un esperimento per attribuire il riscaldamento globale non a un aumento della concentrazione atmosferica di gas serra, bensì a un'improvvisa abbondanza di raggi cosmici.
IL PARCO DELLE BUFALE – Sul numero di luglio di L’Astrolabio, newsletter degli Amici della Terra(*) espulsi dalla federazione internazionale degli Amici della Natura, esce un articolo di Gianluca Alimonti, professore al Dipartimento di Fisica dell’Università di Milano:
Eppur si Scalda
I risultati della ricerca mettono in discussione le proiezioni dei modelli climatici utilizzati finora dall’IPCC.
Il prof. Alimonti è solito ospitare seminari del prof. Pedrocchi, un tempo del Politecnico, che ritiene truccato e/o inaffidabile il 99% delle pubblicazioni sul clima, ed è caro al blog Climate Monitor forse perché
non è nemmeno un climatologo
e si vede. Per esempio, il prof. Alimonti crede che l’effetto serra dei gas serra sia sovrastimato in tutti i modelli del clima passato e futuro. Lo conforta nella credenza il fraintendimento di uno dei risultati dell’esperimento CLOUD pubblicati su Nature il 26 maggio, e del commento del principale autore.
Riassunto puntate precedenti
L’esperimento CLOUD è stato creato al CERN nel 2006 per confermare un’idea dell’astrofisico Henrik Svensmark, ripresa da Jasper Kirby e gradita a parecchi politici e produttori di energia sporca. Doveva attribuire il riscaldamento globale non a un aumento della concentrazione atmosferica di gas serra, bensì a un’improvvisa abbondanza di raggi cosmici, le particelle ad alta energia che interagiscono con gli aerosol, pulviscoli di origine naturale o meno, e quindi facilitano la formazione delle nuvole.
Purtroppo l’abbondanza ha un andamento ciclico inverso rispetto a quello dell’attività solare e da 50 anni entrambi sono scollegati da quello della temperatura. Dopo un inizio inglorioso, ricercatori disposti a tenerne conto sono arrivati alla riscossa, altrimenti la UE smetteva di finanziare CLOUD fino al 2013.
Maggio 2016
Com’era accaduto nel 2011, gli ultimi articoli di CLOUD contraddicono la tesi di Svensmark:
– il primo conferma un fenomeno già noto, ma non ancora quantificato. In assenza di anidride solforosa e conseguente acido solforico dovuti alla combustione del carbone, alle medie e alte latitudini e a temperature sotto i -30 °C, le sostanze organiche emesse dagli alberi (VOC per Volatile Organic Compounds) formano nuclei attorno ai quali il vapore acqueo si condensa. Grazie agli ioni dei raggi cosmici, ipotizzano gli autori, ciò avverrebbe da due a tre volte più velocemente di quanto stimano i modelli;
– il secondo stima che i raggi cosmici accelerano la formazione dei nuclei da 10 a 100 volte, un margine d’incertezza cosmico anch’esso, e ne deduce che prima della rivoluzione industriale e dell’uso di combustibili fossili, questi raggi abbiano influenzato la temperatura globale più di quanto stimano i modelli.
Alla custode del Parco sembra un bell’esperimento di chimica e di fisica. Ha il vantaggio di distinguere l’effetto dei VOC da quello dell’acido solforico, ma anche il limite di eliminare la contaminazione di altre molecole con le quali i VOC interagiscono nell’atmosfera reale.
Gli autori scrivono che dati simili potrebbero essere misurati sopra ambienti incontaminati. In questo caso, alzerebbero la “linea base”
degli aerosol stimati nell’atmosfera preindustriale e ridurrebbero il forzante radiativo (l’energia aggiunta al sistema climatico, ndr) di origine antropica derivante dalla maggiore albedo di aerosol e nubi nell’epoca industriale.
Al condizionale per fortuna, perché i VOC sono una frazione degli aerosol “biogenici” che sono una frazione del totale. Quelli a base di carbonio sono scuri, altro che maggiore albedo, le nubi scaldano o raffreddano, dipende da come e dove sono: come al solito “il sistema è complesso”.
Al condizionale per fortuna bis, perché il 27 maggio su Science Federico Bianchi et al. confermano che sopra la Jungfrau, nelle Alpi svizzere, i VOC formano nuclei di condensazione in assenza di acido solforico, però smentiscono la tesi di partenza:
la nucleazione neutrale è oltre dieci volte più veloce di quella indotta dagli ioni…
Il raffreddamento preindustriale dovuto ai raggi cosmici è semmai un filino inferiore a quello stimato dalla collaborazione CLOUD.
Ma il prof. Alimonti ritiene che i modelli siano “messi in discussione” e per farlo a sua volta, gli tocca postulare una mucca sferica relegata in nota 1 per colpa della custode più prolissa del solito.
(*) il 3 maggio 2018 abbiamo corretto Amici della Natura in amici della Terra dopo una segnalazione
***
Nota 1
Come nella barzelletta (2), il prof. Alimonti scrive:
La variazione della temperatura globale terrestre è esprimibile tramite
ΔT = a ΔF
in cui
-
ΔT è la variazione di temperatura in un dato periodo
-
a è la sensibilità climatica
-
ΔF è la variazione del forzante radiativo.
Sennonché a (in gergo climatico ECS) = 3,71 * ΔT / ΔF + ΔQ
in cui
- 3,71 watt è il forzante del raddoppio della CO2 atmosferica
- ΔT è la temperatura media dell’ultimo periodo considerato, per es. 1995-2015, meno quella del periodo base, per es. 1880-1900
- ΔF è il totale delle forzanti
- ΔQ è il cambiamento del calore contenuto negli oceani (OHC) nello stesso periodo.
Oltre a quattro zampe una mucca ha testa corna mammelle peli, ritiene la custode che qui si sofferma solo sulla coda:
a non è
determinata principalmente dall’output dei modelli
che varia parecchio da un modello all’altro, ma sopratutto dalle osservazioni del clima passato. Certo,
la variazione del forzante radiativo è quasi esclusivamente dovuta alle azioni dell’uomo
scrive giustamente il prof. Alimonti, ma non ha soltanto
una componente positiva o “riscaldante” originata dai gas serra come la CO2, ed una componente negativa o “raffreddante” causata dall’albedo (delle nuvole o dei ghiacciai) e l’effetto schermante degli aerosol
per il semplice fatto che il 70% del pianeta è coperto da oceani che assorbono calore. Solo che prima di evaporare, restituiscono un bel po’ di joule all’atmosfera. E l’albedo di ghiacciai, banchise e nuvole è sicuramente un forzante negativo, ma con l’aumento della temperatura ghiacciai e banchise tendono a sciogliersi e perfino le nuvole più Amiche della Terra potrebbero raffreddarla meno.
(2) La custode la racconta solo in privato, l’editore di Oggi Scienza essendo un fisico…
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