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Anche narvali e beluga vanno in menopausa

Tra gli animali che vanno in menopausa, oltre a noi e alle orche, ci sono narvali, beluga e globicefali. Gli scienziati cercano di capire perché sono così poche le specie con una vita post-riproduttiva.

Le orche sono la specie nella quale la menopausa è stata studiata più nel dettaglio. Foto Pixabay

ANIMALI – Per quanto riguarda i temi di conservazione della natura, zoologia e biodiversità, il 2018 è stato un anno intenso di scoperte e novità. Su OggiScienza ne abbiamo raccontati alcune, e in occasione delle feste abbiamo pensato di occuparci anche di scoperte interessanti pubblicate quest’anno delle quali non avevamo parlato. Iniziamo oggi la nostra rassegna di scoperte che avevamo “dimenticato”: ne abbiamo scelte 10.

Tra queste c’è la menopausa, un tema assai intricato quando si esce dalle “competenze” umane. Siamo infatti una delle pochissime specie nelle quali le femmine hanno una vita post-riproduttiva insieme a orche, beluga, narvali, e globicefali di Gray.

Solo 5 specie vanno in menopausa

Beluga e narvali si sono aggiunti alla lista solo quest’anno, con la pubblicazione di uno studio dell’Università di Exeter sulle pagine di Scientific Reports, coordinato dall’esperto di orche Darren Croft, che ha dedicato grossa parte della sua più recente ricerca allo studio della menopausa negli animali.

Quasi tutti gli animali che conosciamo si riproducono per tutta la vita, e capire perché per una manciata di specie non sia così è da sempre una sfida per gli scienziati. Ci deve essere un buon motivo non solo per smettere di riprodursi, ma anche per continuare a vivere una volta che non si sta più trasmettendo i propri geni alle generazioni successive. Cosa ha spinto l’evoluzione in questa direzione? Tra le novità dello studio del 2018 c’è che secondo gli autori la menopausa si è evoluta indipendentemente nelle tre specie di cetacei; forse si è evoluta in un antenato comune di beluga e narvali.

Se rispetto alla vita sociale delle orche abbiamo montagne di informazioni raccolte anche per decenni di fila, che hanno permesso agli scienziati di comprendere meglio il fenomeno della menopausa in questa specie, per beluga e narvali il punto di partenza era diverso. Sulla vita sociale di questi cetacei sappiamo molto meno, ma i ricercatori hanno analizzato i dati raccolti da 16 esemplari morti e scoperto ovari dormienti nelle femmine più anziane.

Così hanno ipotizzato che anche queste due specie, come accade per le orche, abbiano una struttura sociale nella quale le femmine invecchiando si trovano a vivere insieme a un numero crescente di propri parenti.

40 anni di vita grazie a Granny

Nel 2017 è morta Granny, o J2, l’orca più vecchia del mondo, che da oltre 40 anni veniva monitorata a stretto giro dagli scienziati che studiano la sua specie. Una creatura che solcava gli oceani da lungo tempo (c’è chi dice avesse 60 anni, altri scienziati e whale watchers parlano di oltre 100) e che è stata la chiave per poter studiare la vita post-riproduttiva.

Oggi sappiamo che le orche femmine possono superare tranquillamente i 60 anni e che intorno ai 40 entrano in menopausa. Per i maschi la vita è molto più breve, circa 30 anni. Fin dagli anni ’50 gli scienziati hanno cercato di capire perché questa specie va in menopausa e la prima teoria elaborata è quella della nonna: le orche femmine più anziane smettono di fare piccoli per occuparsi dei propri nipoti.

Oltre ad aiutare i figli nella gestione dei propri piccoli, infatti, le nonne permettono loro di avere del tempo libero per accoppiarsi nuovamente e mettere al mondo altri piccoli. Le femmine più anziane sono al contempo delle guide per tutto il branco come matriarche: con decenni di esperienza, guidano le compagne e i compagni nella navigazione e nella ricerca di cibo. Sono enciclopedie viventi sulla vita negli oceani.

Nonne o matriarche in competizione?

Un’altra teoria avanzata dallo stesso Croft e dai colleghi nel 2017 punta meno sul ruolo delle nonne e più su quello della competizione. Gli scienziati hanno scoperto che se madri e figlie si riproducono nello stesso momento i figli delle madri sono svantaggiati: hanno meno probabilità di sopravvivere e raggiungere l’età adulta.

La gestazione in età avanzata non comporta rischi particolari per i piccoli o per la madre, per quanto ne sappiamo, eppure la mortalità dei piccoli nati da orche anziane è 1,7 volte maggiore rispetto a quella dei piccoli con madri giovani.

Una femmina anziana che ancora si riproducesse avrebbe un bel po’ di cose a cui badare: investire energie preziose nella competizione sessuale per trovare un partner e riprodursi, occuparsi dei propri piccoli mentre guida il branco, e ancora, prendersi cura dei figli maschi adulti che dipendono parzialmente dalle madri che li aiutano a procacciarsi da mangiare.

Con questi elementi alla mano, secondo Croft e colleghi lo svantaggio nella competizione con le figlie è un fattore più importante per la menopausa rispetto al ruolo di “nonna”. Spiegherebbe, infatti, sia la lunga vita delle orche femmine dopo aver messo al mondo l’ultimo piccolo sia il perché non continuano ad accoppiarsi e riprodursi.

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".