Contro ogni discriminazione: 7 romanzi di Black Science Fiction da leggere
Il 21 marzo è la Giornata Internazionale per l'Eliminazione delle Discriminazioni Razziali: abbiamo cercato i libri sci-fi di autori di colore che sono stati tradotti in italiano. Ma mancano molti capolavori.
Samuel R. Delany è uno dei più geniali autori di fantascienza di tutti i tempi. Nel 1967 Babel-17, un romanzo di cui abbiamo scritto qui a Stranimondi, vince il Premio Nebula, uno dei più prestigiosi riconoscimenti del settore. Ma un paio di mesi prima della premiazione il giovane Delany – aveva solo 26 anni, ma Babel-17 era già il suo sesto romanzo pubblicato – manda il manoscritto di un altro suo romanzo intitolato Nova a John W. Campbell, Jr., allora direttore di Analog, una delle più importanti riviste americane. A quell’epoca funzionava così: pubblicavi il romanzo a puntate, poi usciva in libreria con la copertina rigida e, se il successo era sufficiente, si passava al mercato dei tascabili. In questo modo si poteva sperare di fare abbastanza soldi da mantenersi con la scrittura. Campbell però rifiuta Nova, perché “non pensava che i proprio lettori potessero entrare in relazione con un protagonista nero“.
Lo racconta lo stesso Delany in un saggio pubblicato all’interno di Dark Matter: A Century of Speculative Fiction from the African Diaspora, un’antologia curata da Sheree R. Thomas e pubblicata nel 2000, che voleva proprio restituire un po’ di visibilità a una serie di autori che sono stati discriminati dal business proprio per il colore della propria pelle (qui potete trovare il saggio in una ripubblicazione su The New York Review of Science Fiction).
Il razzismo che la Giornata Internazionale per l’Eliminazione delle Discriminazioni Razziali del 21 marzo combatte ha colpito, e continua a colpire, anche il mondo della fantascienza. Ieri come oggi, dato che moltissimi degli autori pubblicati su Dark Matter hanno faticato in patria a trovare lo spazio che meritavano. E faticano a trovarlo anche in altri paesi, dove le traduzioni di W. E. De Bois e Charles W. Chesnutt, per citare solo due dei grandi autori antologizzati, sono scarse, scarsissime. Le stesse difficoltà sono raccontate anche da una delle grandi scrittrici americane, Octavia Butler, che nel 1980 scrive un saggio Lost Races of Science Fiction (lo potete trovare qui), nel quale si prende gioco delle ipotetiche difficoltà dei lettori a immaginarsi protagonisti di colore, ma non degli ipotetici esseri tentacolari che provengono dal pianeta Capella V.
Per fortuna oggi le cose sono cambiate almeno in parte. Un romanzo che flirta con la fantascienza come La ferrovia sotterranea di Colson Whitehead viene pubblicato in Italia a stretto giro (grazie a Sur) e il Wakanda di Black Panther corre addirittura per l’Oscar (vale la pena recuperare la run del fumetto scritta da Ta-nehisi Coates). Ma mettere insieme una lista di romanzi prodotti da autori neri tradotti in italiano significa comunque rassegnarsi al giro dell’usato – soprattutto per cercare qualche vecchio Urania o Solaria, ma non solo – e armarsi di pazienza. Comunque sia, ecco sette romanzi che rappresentano la porta di ingresso verso la black science fiction per chi non mastica l’inglese.
Samuel Delany – Nova (1968)
All’inizio del quarto millennio la galassia è divisa in due fazioni contrapposte, che si contendono le miniere delle colonie esterne. Protagonista del romanzo è Lorq Von Ray, il quale assolda un gruppo di personaggi bizzarri per vincere la sua gara per controllare l’Illyrion, favoloso minerale indispensabile per i viaggi interstellari e la terraformazione dei pianeti. La quest intrapresa dal manipolo dei protagonisti avrà effetti dirompenti sul complicato equilibrio politico della galassia. La metafora principale è quella che riguarda la nova del titolo, forza esplosiva in grado di distruggere la civiltà, ma allo stesso tempo di creare nuovi elementi chimici. Ma è impossibile non vedere la galassia del futuro divisa a metà come lo specchio della Terra durante la Guerra Fredda, con le due superpotenze che potevano annientare l’umanità con l’atomica.
Anticipatore di temi quasi cyberpunk (l’oppressione del lavoro), è uno dei grandi romanzi di Delany, ambizioso, visionario e piuttosto pessimista. Rispetto al suo solito, però, qui il tasso di sperimentazione linguistico è contenuto, fatto che lo rende un perfetto punto di partenza per il mondo fantascientifico di Delany.
Octavia Butler – La parabola del seminatore (1993)
In qualsiasi lista delle migliori opere di fantascienza compare questo romanzo dal titolo biblico, che ha segnato l’inizio del successo per la sua autrice. Siamo in un futuro distopico, dominato da bande armate che tentano costantemente l’assalto alle città-fortezza. La protagonista è una bambina, Lauren Olamina, che ha il potere di percepire il dolore altrui, rendendola una sorta di forzata dell’empatia. A partire da queste sue esperienze, Lauren sviluppa un credo religioso, cosiddetto “seme delle terra”, che ha il potenziale di portare fuori dal fanatismo e dalla violenza dell’umanità.
Impossibile non vedere nel romanzo una sorta di profezia per alcune derive populiste che scorrono nelle vene dell’Occidente di oggi. In fondo, la società dipinta dalla Butler è una teocrazia di destra che alimenta il fanatismo. Secondo N.K. Jemisin, la giovane scrittice diventata famosa per la serie cominciata con I centomila regni, Butler “descrive il mondo come effettivamente è”, e per tanto non si tratta di un romanzo d’evasione, come viene spesso definita la fantascienza, ma di vero e proprio “futurismo”.
Ishamel Reed – Mumbo Jumbo (1972)
Nell’America degli anni Venti, una piaga sta affliggendo l’umanità. Una malattia che viene chiamata “Jes Grew” e si sta diffondendo in tutti gli Stati Uniti. Sintomi? Una irrefrenabile voglia di ballare. Ishmael Reed colpisce direttamente un’epoca considerata dorata dalla società a stelle e strisce, quella del jazz pre-crisi del ’29, mostrando attraverso la metafora fantastica come si trattasse di un idillio fondamentalmente bianco. Se le classi dominanti bianche cercano di non farsi infettare da questa piaga nera, all’interno della comunità afroamericana è PaPa LaBas, sacerdote voodoo, a impegnarsi perché il Jes Grew sopravviva. Ambientato in una Harlem notturna e dalle atmosfere livide, Mumbo Jumbo si svolge sullo sfondo di una guerra tra Stati Uniti e Haiti che ricorda molti dei conflitti asimmetrici che hanno costellato il Novecento.
Romanzo sperimantale nella forma (incorpora disegni, fotografie e altre forme di comunicazione), è stato finalista del National Book Award ed è stato inserito da Harold Bloom, uno dei maggior critici lettari di lingua inglese, tra i 500 libri del suo canone.
Walter Mosley – Futureland (2001)
Di Mosley, in Italia sono tradotti molti romanzi gialli e polizieschi, quasi nulla del resto: niente della sua produzione a luci rosse, di quella per ragazzi (young adult, come si dice oramai), e nemmeno della sua saggistica. Tra i pochi libri di fantascienza, l’unico disponibile in italiano è questa raccolta di nove racconti accumunati da una visione comune. Quella descritta da Futureland è una società in cui la tecnologia non ha fatto altro che acuire le disparità tra chi ha e chi non ha.
Una delle storie, in particolare, è brutalmente esplicita sulla questione del razzismo e mostra la frustrazione della comunità nera americana a cui l’autore appartiene: un virus ingegnerizzato per eliminare la razza nera dalla faccia del pianeta sfugge al controllo e colpisce proprio i suoi creatori bianchi. Sono storie, come indica il sottotitolo originale, che parlano di un futuro imminente, in cui l’autore da voce a una sorta di Grillo Parlante che commenta quello che vede già oggi nella società occidentale. Letteratura d’anticipazione, come si diceva della fantascienza ai suoi esordi, ma con la speranza che non si realizzi nessuna delle sue profezie.
Nalo Hopkinson – Il pianeta di mezzanotte (2002)
Questo romanzo di avventura pubblicato su Urania nel 2002 è l’unico tradotto della vasta produzione della scrittrice giamaicana trapiantata in Canada (e ora in California). Ma Nalo Hopkinson è un’autrice che non può mancare in questa lista. Nel 1999 ha visto, ironicamente, il John Campbell, Jr. Award come miglior nuovo scrittore di fantascienza. La sua letteratura è intrisa della cultura caraibica, un elemento che lei è tra le prime in assoluto a portare all’interno di una cultura dominata da maschi bianchi quale è quella della fantascienza della fine degli anni Novanta del Novecento.
Ne è un esempio anche questo romanzo, il secondo della sua produzione, che si fonda su elementi culturali yoruba, la cultura dei discendenti degli schiavi africani nelle isole caraibiche, e fa espliciti riferimenti alla rivoluzione haitiana. Protagonista è Tan-Tan Habib, una bambina che per sopravvivere su di un pianeta primitivo colonizzato dai discendenti dei popoli caraibici è costretta suo malgrado a diventare la Ladra di Mezzanotte, una delle figure mitiche della cultura creola.
Nnedi Okorafor – Laguna (2014)
Fantascienza ambientata a Lagos? Con gli invasori che vogliono conquistare (di nuovo) la Nigeria? Questa giovane scrittrice figlia di immigrati nigeriani ha portato alla ribalta nuovi sapori e odori nella fantascienza internazionale e, per fortuna Zona42 ne sta traducendo almeno una parte dei romanzi. Nel mondo di Laguna non ci sono solamente i classici scontri, le classiche avventure che caratterizzano la migliore letteratura di evasione, ma c’è anche una riflessione, tipica della migliore fantascienza, sul conflitto tra un passato cerca di resistere ai cambiamenti della modernità, sullo scontro tra culture diverse e l’incertezza dell’oggi.
Come scrittrice, ha già vinto tutti i premi più importanti (Hugo, Nebula e World Fantasy Award), ma ha soprattutto aperto la porta definitivamente alla fantascienza africana che, anche grazie al suo successo, sta cominciando a circolare anche fuori dai confini nazionali e continentali.
Jennifer Marie Brissett – Elysium (2014)
Ex ingegnere del software, Jennifer Marie Brissett ha scritto, come recita lo strillo in copertina all’edizione italiana, una storia d’amore “fino alla fine del mondo”. Una storia che coinvolge un computer che racconta una storia, un’invasione e la lotta per la sopravvivenza, la dissoluzione di un mondo e molto altro ancora. A cominciare dai protagonisti della storia che cambiano genere da un capitolo all’altro, una guerra che cambia tutto, un lutto che non conosce pace e un tentivo di rinascita.
Primo successo per l’autrice di origine giamaicana (finalista al Philip K. Dick Award) che ha visto nell’Italia il suo primo mercato oltre a quello anglofono (sempre grazie a Zona42), Elysium è un romanzo non semplice per concezione, ma universale per la forza dei temi e della narrazione, e dà il benvenuto nella fantascienza a un’autrice che ha mostrato di avere una voce molto originale.
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