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Sesso: un adolescente su 10 non usa nemmeno il coito interrotto

Uno su dieci crede che il coito interrotto protegga dalle malattie, uno su cinque che lo faccia la pillola. Serve più educazione sessuale fra i giovanissimi, a partire dalle scuole.

Tra i giovanissimi c’è confusione sulla contraccezione: tanti corrono rischi senza rendersene conto. Immagine: Pixabay

Secondo un sondaggio dell’Istituto Superiore di Sanità condotto su oltre 16 mila studenti di 16-17 anni, iscritti in 482 scuole di tutta Italia, gli adolescenti ancora oggi pensano di saperne di più sulla propria sessualità rispetto alla realtà. Anche quando si rendono conto di non avere chiaro qualche aspetto dell’argomento, non è detto che si informino tramite canali seri: nove ragazzi su dieci cercano online le informazioni che riguardano i rischi di eventuali rapporti sessuali non protetti, infezioni comprese. Meno di uno su cinque si informa a scuola, uno su dieci da medici o esperti, da riviste, libri e TV.

Il tabù in famiglia, dove non si parla di sesso

Esistono ancora parecchi tabù nel rapporto genitori-figli. Sono pochi (il 20% degli intervistati) i ragazzi e le ragazze che si sentono a proprio agio nel parlare di questo tema in famiglia, nonostante i genitori degli adolescenti di oggi appartengano alla generazione nata a partire dalla fine degli anni Sessanta.

Il 45% di questi ragazzi e ragazze non ha mai nemmeno parlato di contraccezione in famiglia, il 44% non ha mai affrontato il tema delle malattie sessualmente trasmesse, il 42% dei cambiamenti della pubertà e della maturità sessuale. Un ragazzo o ragazza su tre non ha mai confidato nulla della propria vita sentimentale ad almeno un genitore. Questo nonostante un terzo dei ragazzi intervistati abbia già avuto rapporti sessuali completi prima della maggiore età, con o senza contraccettivi.

Molti ragazzi, in ugual misura a Nord e a Sud, ritengono che la scuola dovrebbe essere più presente con corsi di educazione sessuale, ma passando ai fatti al Sud queste esperienze sono ancora molto poche rispetto al resto d’Italia. Solo un terzo degli adolescenti meridionali ha partecipato a incontri dove si è parlato anche di sessualità, contro il 78% dei coetanei del Nord.

Poca tutela e molta confusione sui metodi contraccettivi

Il risultato di questa scarsa comunicazione su tutti i fronti è che rispetto al 2010 rimane ferma al 10% la percentuale degli adolescenti sessualmente attivi che non usa alcun metodo contraccettivo, nemmeno il coito interrotto. Aumenta la quota di chi usa il preservativo, il coito interrotto e il calcolo dei giorni fertili, ma reale consapevolezza dei limiti di ogni metodo contraccettivo è scarsa. Anche quanto a malattie sessualmente trasmesse, siamo ancora lontani da avere adolescenti davvero consci dei pericoli. Dal sondaggio, emerge che le ragazze non ne sanno più dei ragazzi.

Un adolescente su dieci crede che il coito interrotto protegga dalle malattie e il 9% dei maschi e il 7% delle femmine è convinto che fare sesso calcolando i giorni fertili sia sufficiente per proteggersi dalle eventuali malattie sessualmente trasmesse. Un ragazzo e una ragazza su cinque pensano che la pillola anticoncezionale sia un metodo valido per proteggersi da infezioni, anche nel caso di rapporti occasionali.

In tutta questa confusione, il contatto con i medici è tutto sommato scarso: solo una ragazza su tre si è mai recata a una visita ginecologica, fra i ragazzi solo il 12% si è sottoposto a visita andrologica.

Qual è invece la situazione fra i loro fratelli maggiori, gli attuali studenti universitari? Non molto diversa, in realtà. Il 95% dei ragazzi sessualmente attivi usa metodi contraccettivi: il 71% il preservativo, il 46% la pillola o altri metodi contraccettivi, il 24% il coito interrotto, anche se un universitario su cinque dichiara di aver avuto rapporti non protetti.



Leggi anche: Rapporto genitori-figli: l’effetto sulla salute mentale degli adolescenti

Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.