Moving Off the Land II: a Venezia una mostra dedicata agli oceani
Ospitata all'Ocean Space, il nuovo spazio dell’ex chiesa di San Lorenzo, la mostra è dedicata al ruolo spirituale oltre che ecologico degli oceani.
Ha da poco aperto Ocean Space, un nuovo centro internazionale dedicato agli oceani, situato nell’ex chiesa di San Lorenzo a Venezia. E fino al 29 settembre 2019 ospiterà la mostra Moving Off the Land II, di Joan Jonas, dedicata al ruolo spirituale oltre che ecologico degli oceani. L’esposizione nasce da una performance dell’artista nel 2016. Varcati i grandi portali in legno della ex chiesa, si entra in uno spazio via via più intimo dove sono collocate cinque installazioni video, disegni, specchi, una teca di vetro e un’installazione sonora. La mostra è corredata una serie di eventi pubblici ed educativi.
Moving Off the Land II
Le installazioni My New Theater, chiamate così perché ricordano i palcoscenici teatrali, mostrano dei filmati in cui le immagini si sovrappongono, dove azioni diverse si intrecciano e coesistono in ambienti distinti. Sono pezzi di video girati negli acquari e nelle acque al largo della Giamaica, riprese di creature biofluorescenti, sequenze di movimenti di diverse persone. Attingendo a fonti letterarie e a testi scientifici, Jonas crea un elogio dell’idrosfera informandoci anche delle minacce ambientali che incombono su di noi.
Sulle pareti tra le impalcature e pendenti lungo la navata, ci sono diversi disegni. Alcuni di questi sono stati realizzati dall’artista durante il suo lavoro di ricerca negli acquari di tutto il mondo. Altri, sono stati creati dal vivo in occasione della performance di Moving Off the Land. Le opere sono appese a diverse altezze per ricordare gli strati oceanici dalla superficie alle fosse oceaniche.
Gli specchi di vetro di Murano lungo il perimetro interno della struttura, sono un elemento chiave della mostra (e dell’opera di Jonas in generale). Come scrive Borges, “gli specchi ci ributtano dentro noi stessi“. Ma ci permettono anche di vederci come parte attiva di quello che ci circonda. Così facendo Jonas ci mette di fronte alla complessa co-dipendenza che lega noi esseri umani con l’ambiente in cui viviamo. Gli specchi in mostra sono di due tipi: alcuni più chiari, altri con una struttura increspata che ricorda la superficie dell’oceano.
L’acquario è una teca di vetro fabbricata a Murano da artigiani locali. Al suo interno ci sono diversi oggetti accuratamente scelti da Jonas. L’opera ricorda anche le antiche camere delle meraviglie, dove venivano custodite preziose collezioni di storia naturale destinate allo studio scientifico o allo svago. E questo ci porta a pensare come alcuni acquari stiano purtroppo diventando dei santuari per le specie marine in via di estinzione.
L’installazione sonora è costituita da registrazioni idrofone fornite dal biologo marino David Gruber, con cui Jonas ha strettamente collaborato per la realizzazione della mostra. I suoni che si sentono sono le frequenze udibili dall’essere umano dei versi emessi dai capodogli. In questo spazio così ampio ma intimo, il suono avvolge gli spettatori e permette loro di immergersi completamente nell’oceano in cui si trovano.
Ocean Space e TBA21-Academy
Concepito come una piattaforma per la cooperazione e lo scambio tra discipline, persone, geografie e formati, Ocean Space ha come obiettivo promuovere un maggiore impegno collettivo nei confronti degli oceani. E lo fa confidando nell’arte come veicolo di comunicazione, cambiamento e azione. Questa nuova ambasciata degli oceani è guidata da TBA21-Academy, un’accademia d’arte internazionale e itinerante, fondata da Francesca Thyssen-Bornemisza e diretta da Markus Reymann. Attraverso la commistione tra arte e scienza, la TBA21 Academy vuole favorire la comprensione su vasta scala dei problemi che affliggono i nostri mari e, contemporaneamente, proporre delle soluzioni creative alle questioni più urgenti.
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