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Panda gigante, un vegetariano a dieta carnivora

Uno pseudo-pollice per togliere le foglie dal bambù ma anche teschio, denti e muscolatura simili ai carnivori. Perché il panda si nutre di piante?

Un carnivoro che si nutre quasi esclusivamente di germogli di bambù è già di per sé un caso affascinante: non stupisce che la dieta del panda gigante sia stata oggetto di numerosi studi, ad esempio per comprendere quando e perché questo animale abbia optato per la dieta vegetariana. Ma le cose si fanno ancora più affascinanti se quest’ultima risulta, come suggerisce uno studio recentemente pubblicato su Current Biology, molto più simile, in termini di macronutrienti, a quella di un carnivoro rispetto a quella di un erbivoro.

Bambù per una dieta da carnivoro

Il panda gigante (Ailuropoda melanoleuca) appartiene all’ordine dei carnivori, dei quali mantiene caratteristiche come l’intestino relativamente corto e la presenza di batteri ed enzimi intestinali tipici dei carnivori (sebbene uno studio del 2011, analizzando il DNA procariotico da campioni fecali del panda, avesse suggerito anche la possibilità che siano presenti alcuni batteri in grado di digerire la cellulosa). Presenta però anche delle caratteristiche anatomiche tipiche degli erbivori: il teschio, la muscolatura della mascella e i denti sono adatti al consumo di fibre; inoltre, il panda è dotato di un pseudo-pollice che gli consente di togliere le foglie dal bambù prima di nutrirsene.

Fuwen Wei, della Chinese Academy of Sciences di Pechino, e di David Raubenheimer, dell’Università di Sidney, e i loro colleghi, si sono basati su un approccio definito “geometria nutrizionale”, un metodo che valuta gli effetti interattivi dei nutrienti invece di considerarli singolarmente, per analizzare la composizione dei macronutrienti della dieta del panda e capire cosa l’animale riesce ad assorbire. In particolare, i ricercatori hanno analizzato la composizione, in termini di macronutrienti, di ciò che il panda mangia in natura e l’hanno confrontata con i dati della letteratura sulla dieta di erbivori e carnivori. Inoltre, per confrontare il profilo dei macronutrienti tra ciò che il panda ha ingerito e ciò che ha assorbito, sono state condotte delle analisi sulle feci.

Dal loro lavoro è emerso che il contenuto di proteine e carboidrati della dieta del panda è straordinariamente simile a quello di un iper-carnivoro (definito come un animale che basa oltre il 70 per cento della sua dieta sul consumo di carne). Circa il 50 per cento del suo apporto energetico deriva dalle proteine, una percentuale paragonabile a quella descritta per i gatti selvatici e per i lupi. Anche la composizione del latte del panda è più vicina a quella di un carnivoro rispetto a quella degli erbivori: le proteine contribuiscono al 21,9% dell’apporto energetico, mentre l’apporto dei carboidrati è basso.

Gli autori dell’articolo notano anche che i panda giganti non sono l’unico erbivoro in cui si riscontra una simile composizione, osservata anche in alcune specie di bovini e cervidi. Le ragioni per cui questi erbivori hanno una composizione del latte simile a quella dei carnivori, scrivono gli autori, non sono certe, ma una possibilità è che si tratti di un adattamento a una crescita rapida dei piccoli.

Modifiche limitate nell’assorbimento dei nutrienti

Non è del tutto chiaro quando e perché quest’animale, emblematico della Cina (con la sua panda diplomacy) e simbolo degli sforzi di conservazione per le specie a rischio, adottato come logo dal WWF, abbia smesso di nutrirsi di carne per cominciare ad alimentarsi con il bambù, del quale assume fino a 15 chili al giorno. Alcuni scienziati suggeriscono che il passaggio alla dieta vegetariana sia avvenuto tra i due e i quattro milioni di anni fa, mentre un articolo pubblicato alla fine di gennaio sposta la data della transizione a tempi molto più recenti, tra i 5.000 e i 7.000 anni fa.

Lo studio di Wei e Raubenheimer fornisce dati aggiuntivi, evidenziando una transizione più superficiale di quanto si pensasse, che combina adattamenti sostanziali alla nuova dieta (come lo sviluppo del pseudo-pollice e i cambiamenti nel teschio e nella mandibola) con modifiche relativamente limitate nell’utilizzo dei macronutrienti. Nel corso del tempo, infatti, il sistema digerente del panda gigante non è cambiato molto: gli autori suggeriscono che l’intestino corto e l’abbondanza di bambù consentano al panda gigante di consumare e processare grandi quantitativi di questa pianta, compensando così la bassa efficienza digestiva di una dieta così ricca di fibre.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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Anna Romano
Biologa molecolare e comunicatrice della scienza, amo scrivere (ma anche parlare) di tutto ciò che riguarda il mondo della ricerca.