ricercaSALUTE

Cellule staminali del cordone ombelicale per ringiovanire le cellule del sangue

Da una scoperta italiana nuove strade per la ricerca su invecchiamento e malattie correlate. Inclusi diabete, ateriosclerosi e tumori.

Immagine: Al centro, colonia di cellule staminali embrionali umane. Ryddragyn – Public Domain – Wikimedia Commons

La ricerca scientifica ha ampiamente documentato che la lunghezza dei nostri telomeri – strutture del DNA che hanno il compito di proteggere i cromosomi, quindi il nostro DNA, dai danni esterni e dal deterioramento – è correlata con l’invecchiamento della cellula, quindi del nostro organismo. Il telomero è un vero e proprio marcatore dell’invecchiamento cellulare: più la cellula è “vecchia”, più il telomero risulta corto. Da anni viene studiato come indicatore di malattie della terza età, inclusi il cancro, l’ aterosclerosi e il diabete.

Tutti nasciamo con telomeri della stessa lunghezza, che tuttavia con il passare del tempo finiscono per accorciarsi. Questo avviene essenzialmente a causa dell’attività della telomerasi, l’enzima che ripara e restaura i telomeri. Tuttavia, questo accorciamento può essere anche dovuto a danni ambientali, al fumo o alla chemioterapia, che contribuiscono a ridurre la lunghezza dei telomeri.

La possibilità di rallentare l’accorciamento di queste regioni del cromosoma o di allungarle nuovamente, qualora si fossero accorciate, è un ambito molto studiato dalla ricerca biomedica. Il trapianto di cellule staminali emopoietiche, capaci cioè di rigenerare gli elementi che compongono il sangue, è oggi terapia salvavita per la cura di numerose malattie del sangue, anche gravi. Trovare un donatore di midollo che sia compatibile però non è semplice e gli scienziati sono da tempo alla ricerca di alternative efficaci.

Una di esse è rappresentata proprio dalle cellule staminali presenti nel sangue del cordone ombelicale. Sono cellule molto giovani, con telomeri lunghi e mai esposti ai danni ambientali. Sono simili alle cellule del midollo e sono in grado di dare origine a svariati tipi cellulari, con un minor rischio di rigetto.

Le novità nella ricerca

Uno studio del GITMO (Gruppo Italiano Trapianto Midollo Osseo), coordinato da Corrado Tarella, Direttore della Divisione di Ematologia dell’Istituto Europeo di Oncologia e Professore all’ Università degli Studi di Milano, ha mostrato che questo tipo di trapianto permette di ringiovanire le cellule del sangue. In particolare, chi riceve un trapianto da cordone ombelicale presenta telomeri delle cellule del sangue più lunghi rispetto alle persone sane che invecchiano normalmente. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Biology of Blood and Marrow Transplantation.

“Nello studio abbiamo coinvolto 36 pazienti con età media di 42 anni, che avevano ricevuto un trapianto di midollo con cellule di cordone ombelicale, ai quali abbiamo semplicemente prelevato del sangue. Analizzando le cellule ematiche di queste persone e confrontandole con un gruppo di controllo di persone sane e mai sottoposte a trapianto, abbiamo osservato che nel primo gruppo i telomeri erano significativamente più lunghi” spiega a OggiScienza Tarella.

Dallo studio è emersa anche una differenza di genere molto interessante: dopo il trapianto, soprattutto se il sangue di cordone proviene da donatore maschio, il telomero si conserva più a lungo nelle donne. Questo fenomeno secondo gli autori va di pari passo con la maggiore aspettativa di vita delle donne rispetto agli uomini. “Riteniamo che l’attività degli estrogeni nelle donne sia responsabile di questo vantaggio femminile – continua Tarella – dato che gli estrogeni possono agire sulla telomerasi.”

Per testare questa ipotesi, gli scienziati hanno compiuto un’analisi in vitro che ha rivelato che effettivamente questo enzima regolatore dei telomeri viene attivato quando le cellule, soprattutto quelle maschili, vengono esposte all’estradiolo, un ormone estrogeno prodotto dalle ovaie. “L’idea di studiare un trattamento ormonale per proteggere i telomeri è del tutto innovativa” conclude Tarella. “Si tratta di un buon punto di partenza per studiare approcci basati sugli ormoni per contrastare l’erosione dei telomeri e di conseguenza le malattie collegate all’invecchiamento”.


Leggi anche: Cancro, quando i bersagli sono i telomeri 

Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Condividi su
Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.