IN EVIDENZA

Quando il reflusso gastrico diventa un problema

Evitare cioccolato, menta e bibite gassate, fare esercizi di respirazione con il diaframma e alzare lo schienale del letto: alcuni consigli per affrontare un problema sempre più diffuso.

Sono circa 6 milioni gli italiani che soffrono di reflusso gastroesofageo, un problema in crescita nelle società occidentali, anche a causa di stili di vita frenetici e di un’alimentazione abbondante, sbilanciata, ipercalorica e ricca di grassi saturi. Negli Stati Uniti addirittura le stime parlano del 30% di adulti che convive con questo problema.

Non tutti i casi di reflusso sono uguali, sia per gravità che per causa. In molte persone il problema è originato da un’ernia iatale, la risalita dello stomaco verso il torace a causa di un allargamento dell’orifizio diaframmatico. In altri casi è la valvola interna (lo sfintere) dell’esofago che non funziona bene, cioè non si chiude bene dopo la deglutizione e favorisce il reflusso acido dallo stomaco e spesso il rigurgito di cibo.

L’ernia iatale e la disfunzione dello sfintere non sono semplici da diagnosticare. Oggi per fortuna esistono degli strumenti, come il manometro esofageo ad alta risoluzione, che permette di inserire un sondino dal naso e misurare accuratamente la forza della peristalsi, la funzionalità del diaframma e la tenuta della valvola. Grazie a questo esame si riescono a individuare ernie di soli 1-2 centimetri e minime disfunzioni della valvola antireflusso.

Quando è un problema?

Quando si parla di patologia da reflusso e quando invece si tratta di un fenomeno fisiologico di cui non dobbiamo preoccuparci? “Noi tutti abbiamo nel corso della giornata dei piccoli reflussi, di cui non ci accorgiamo – spiega a OggiScienza Luigi Bonavina, chirurgo toracico e direttore della Chirurgia e del Centro Esofago dell’IRCCS Policlinico San Donato di Milano. “Se monitoriamo il nostro esofago per 24 ore in assenza di sintomi, notiamo che in circa il 5% del tempo è presente reflusso acido, soprattutto dopo i pasti. Dobbiamo iniziare a insospettirci se iniziamo a percepire, anche di notte, acidità in bocca e bruciore nella parte posteriore dello sterno”.

Un altro sintomo molto fastidioso è la tosse. Non tutti i pazienti con tosse cronica soffrono di reflusso, ma quasi tutti quelli che ne soffrono tossiscono e presentano disturbi del sonno e difficoltà anche nelle relazioni sociali. “Se si conferma che si tratta di una conseguenza dell’ernia iatale, la soluzione definitiva può essere l’intervento chirurgico per ripristinare il funzionamento della valvola, ma prima è necessario curare il reflusso farmacologicamente, con inibitori di pompa protonica, antiacidi e gel protettivi della mucosa, e consigliando al paziente una dieta più idonea e l’assunzione di frequenti sorsi di acqua nel corso della giornata”.

L’impegno quotidiano

Sono due i modi con cui ogni paziente può aiutarsi a migliorare la propria condizione: scegliendo un’adeguata alimentazione e facendo esercizi di ginnastica respiratoria diaframmatica. “Non c’è una dieta specifica da seguire”, spiega Bonavina, “ma solo una dieta equilibrata evitando gli eccessi alimentari. Tranne alcuni alimenti sconsigliati come il cioccolato, la menta e le bevande frizzanti, ogni cosa va bene purché la si assuma nella giusta quantità per non affaticare e dilatare lo stomaco. Chi soffre di reflusso è bene che mangi meno e più spesso. Il regime alimentare più consigliato è la classica dieta Mediterranea, povera di carni rosse e processate (come gli affettati) e di grassi saturi.”

Molti pazienti senza una grande ernia iatale beneficiano dell’allenamento del diaframma attraverso la respirazione. La respirazione diaframmatica è quella che facciamo quando appoggiamo una mano sopra lo stomaco e con il respiro “di pancia” riusciamo a sollevarla.

“Gli ultimi due consigli utili riguardano il sonno – conclude Bonavina. Si è osservato che dormire sul fianco sinistro ha in molti casi un effetto protettivo sul reflusso e che i pazienti traggono giovamento dall’alzare lo schienale del letto di almeno 20 cm, che non è lo stesso che aggiungere cuscini sotto la testa. Quest’ultima pratica, oltre a non migliorare il reflusso, può creare per esempio problemi alla colonna cervicale”.


Leggi anche: Acalasia esofagea: la storia di Celeste

Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.    Immagine: Pixabay

Condividi su
Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.