L’impatto ambientale delle mestruazioni
Quanto pesano tamponi e assorbenti usa e getta in termini ambientali?
Negli ultimi mesi si è parlato spesso dell’inquinamento di questi prodotti, tanto che lo scorso maggio un esponente del Movimento 5 Stelle, Francesco D’Uva, ha dichiarato che uno dei motivi per cui non è stata abbassata l’IVA su di essi è anche legato al loro impatto ambientale. Vediamo nel dettaglio quanto inquinano effettivamente questi prodotti.
Un po’ di numeri
Una donna in media ha le mestruazioni per 40 anni, per un totale di circa 2400 giorni totali nella vita, che corrispondono più o meno a 7 anni in tutto. Considerando che le donne sono circa la metà della popolazione, ma non tutte sono in età fertile, è stimato che 2 miliardi di persone abbiano a che fare mensilmente con le mestruazioni, utilizzando dagli 11mila ai 16mila tamponi o assorbenti nel corso della loro esistenza.
Secondo l’azienda Natracare, che produce assorbenti totalmente biodegradabili, quelli tradizionali sono costituiti per il 90% da plastica (2,4gr), l’equivalente di 4 borse da spesa per pacchetto. Forbes afferma anche che gli assorbenti tradizionali impiegano circa 500 anni per disintegrarsi. I tamponi invece, sono fatti per la maggior parte di cotone, ma molti nuovi prodotti hanno un applicatore igienico in plastica e sono all’interno di una confezione monouso dello stesso materiale, essendo così costituiti da circa il 6% di plastica.
Fater, azienda leader del settore (gruppo di cui fanno parte per esempio Lines e Pampers) ha pubblicato uno studio nel 2013 dove si afferma che il 3% dei rifiuti totali in Italia è costituito da prodotti assorbenti per la cura della persona, tra cui oltre agli assorbenti femminili anche quelli per l’incontinenza e i pannolini per bambini. Questa percentuale corrisponde a circa 900 mila tonnellate annue su un totale di rifiuto residuo non recuperabile di 32 milioni di tonnellate di rifiuti. L’azienda Fater Smart ha sperimentato nel 2015 un impianto di riciclo totale dei prodotti assorbenti, ed è la prima realtà del mondo a fare una cosa del genere. L’innovativo impianto di Lovadina di Spresiano (TV) riuscirebbe a fornire dal riciclo di assorbenti e pannolini materie prime riciclate: “da una tonnellata di pannolini usati riciclati si ottengono quasi 75 kg di plastica da usare in nuove produzioni (arredi urbani, oggetti, ecc.) e più di 225 kg di materia organico-cellulosica da usare per la produzione di cartoni per imballaggi industriali, come fertilizzante capace di restituire nutrienti a terreni depauperati e altre applicazioni ad alto valore aggiunto”, afferma l’azienda, che ha ottenuto il premio “Sviluppo sostenibile” a Ecomondo 2018.
Secondo il Journal of the Institution on Environmental Sciences 1,4 milioni di assorbenti, 2,5 milioni di tamponi e 700 mila salvaslip vengono scaricati ogni giorno solo in U.K. nei WC, andando a inquinare i mari e le spiagge. È stato calcolato che nel Regno Unito si trovano 4,8 residui di assorbenti/tamponi usa e getta ogni 100 metri di spiaggia.
Le cause dell’inquinamento connesse all’universo degli assorbenti non sono legate solo al loro smaltimento, ma anche alla loro produzione. Come afferma il New York Times, non essendo gli assorbenti prodotti alimentari né cosmetici, non hanno una lista di ingredienti stampata sulle confezioni. Per questo è difficile immaginare cosa possa essere contenuto al loro interno. Possono esservi contenuti sbiancanti, profumi e sostanze per aumentare l’assorbenza. Come abbiamo visto gli assorbenti tradizionali sono fatti per la maggior parte di plastica, ma possono contenere anche diossina, che secondo alcuni studi ha una correlazione con l’endometriosi. Secondo l’analisi di F.D.A. però, la quantità di diossina contenuta nei tamponi statunitensi non ha un impatto pericoloso per la salute.
Costo economico, oltre che ambientale
L’anno scorso la Commissione Europea ha eliminato gli assorbenti dalla lista di prodotti inquinanti usa e getta (come piatti e stoviglie di plastica monouso), sostanzialmente per mancanza di alternative diffuse per le donne. In Italia è attualmente al 22% come quella dei prodotti di lusso, mentre in alcuni paesi europei come l’Irlanda questi prodotti sono esenti da tasse, o hanno una tassazione molto bassa come Francia (5%) e UK (5,5%).
Fonte: Civio.es
Le alternative sostenibili
Ci sono alternative ecologicamente sostenibili agli assorbenti usa e getta? Le possibilità oggi esistono: coppette mestruali (di cui abbiamo parlato qui), assorbenti lavabili, assorbenti biodegradabili, mutande assorbenti. Questi prodotti, oltre ad avere minor impatto ambientale, possono far risparmiare parecchi soldi alle donne e potrebbero risolvere molti problemi legati al ciclo mestruale nei paesi in via di sviluppo, dove spesso le mestruazioni sono ancora un tabù e la presenza di prodotti adeguati per affrontare quei giorni del mese è un’utopia. Sebbene prevedano un costo iniziale più alto (per esempio una coppetta mestruale Mooncup costa circa 30€, l’equivalente in media del costo di 6 mesi di assorbenti usa e getta) la loro durata è molto più lunga, in quanto i prodotti non usa e getta sono utilizzabili per anni prima di essere gettati. A novembre 2018 il Global Sustainability Institute di Cambridge, ha pubblicato uno studio sulla percezione della sostenibilità dei prodotti per il ciclo mestruale. Su un campione di 300 persone, tra cui 289 donne, è risultato che il 43,3% delle persone sono “ben consapevoli” dell’inquinamento che provocano assorbenti e tamponi usa e getta e il 42,7% è “in qualche modo consapevole” della questione.
Fonte: Global Sustainability Institute, Anglia Ruskin University, Cambridge
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