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La Minerva felsinea

Laura Bassi è stata la prima donna a intraprendere una carriera professionale in fisica. Era il XVIII secolo

Qualche mese fa l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale ha varato la sua nuova nave rompighiaccio per condurre ricerche all’avanguardia in Antartide e in Artico. Contravvenendo alle scaramanzie del mondo marinaresco, l’Istituto ha ribattezzato la nuova arrivata, dandole un nome che su due piedi può non dire nulla ma che cela la storia di una donna fuori dal suo tempo: Laura Bassi.

Definita dai suoi contemporanei «un mostro in filosofia», Laura Bassi è stata la prima donna al mondo a ottenere una cattedra universitaria per l’insegnamento della filosofia universa prima e della fisica sperimentale poi, a circa quarantacinque anni di distanza l’una dall’altra.

Figlia della Dotta

Laura BassiUnica figlia sopravvissuta del dottore in legge Giuseppe Bassi e di Rosa Cesari, Laura Maria Caterina nasce a Bologna il 29 ottobre 1711. Comincia a studiare latino, francese e aritmetica da bambina, seguita dal suo precettore Lorenzo Stegani. Se si entrava in casa Bassi, si poteva trovare Laura al tavolo presa a studiare un qualche testo di matematica o di filosofia. Quest’immagine particolare colpisce Gaetano Tacconi, dottore in medicina e filosofia, membro dell’Accademia delle Scienze e medico della famiglia Bassi. Osservando la ragazza e impressionato dalle sue abilità intellettuali, Tacconi chiede a suo padre il permesso di farle da precettore, impostando un nuovo piano di studi: oltre all’aritmetica e il latino, Tacconi impartisce a Laura lezioni di logica, metafisica, tecnica retorica e fisica, queste incentrate soprattutto sullo studio e analisi degli Opticks, i tre volumi sull’ottica di Newton del 1704. Per sette anni lo studio di Laura rimane un fatto privato, fino a che non comincia a girare la voce che una giovane ragazza prodigiosa riusciva a tenere testa agli accademici in dispute di filosofia e fisica.

La voce giunge all’orecchio dell’arcivescovo della città, Prospero Lambertini, futuro Papa Benedetto XIV, che nel 1731 vuole conoscere la studentessa. Comincia a partecipare ai convivi serali in casa Bassi e si convince che la giovane deve uscire dalle mura domestiche per essere ammirata da tutti. Questa «meraviglia del suo sesso e decoro della patria» è vista soprattutto come la chiave di svolta per ribaltare la situazione di stallo in cui si trovava l’Accademia bolognese. Viene quindi architettato un vero progetto per lo sfruttamento dell’immagine di Laura Bassi. Prodigio indiscusso e fenomeno raro, la «Minerva bolognese» avrebbe certamente portato molti benefici all’università, e questo lo sapevano in tanti.

Annus mirabilis 1732

Con Lambertini suo sostenitore e il suo innato talento per la filosofia naturale, Laura si trova le porte dell’Accademia aperte nel 1732. Il 17 aprile è chiamata a difendere quarantanove tesi di filosofia, metafisica, logica e fisica di fonte alle autorità civili e accademiche della città, in una sontuosa cerimonia pubblica nella Sala degli Anziani nel Palazzo cittadino. Il risalto che si voleva dare all’evento doveva essere così grande che si decise di fare le cose in grande, addobbando la sala senza badare a spese. Nella sala gremita, Laura risponde alle domande dei professori, sotto gli occhi orgogliosi di Tacconi e il 12 maggio successivo è proclamata dottoressa in filosofia. Pochi mesi dopo, il 27 giugno, Laura è ancora dinanzi al collegio di filosofi e medici per difendere altre dodici tesi tutte di fisica, sulla natura dell’acqua, scelta contraria ai consigli di Tacconi, che voleva che la sua studentessa si perfezionasse in etica. Ma Laura è decisa a portare avanti i suoi studi sulla fisica newtoniana e sul calcolo infinitesimale, scegliendo tra l’altro un nuovo precettore, Gaetano Manfredi.

A ottobre, il Senato accademico riconosce a Laura la lettura straordinaria di filosofia universa e una cattedra in questa materia, concessa ex officio: è una nomina onoraria, che non la qualificano come professoressa al pari dei suoi colleghi per ratione sexus, perché donna e per di più nubile. Con i suoi titoli, Laura Bassi poteva sì insegnare ai discepoli dell’università ma solo con il permesso dei suoi superiori (uomini). In ogni caso, le viene riconosciuto uno stipendio di 500 lire annuali. Sono passi avanti ma a Laura questo non basta, come non le basta l’ingresso nell’Accademia dell’Istituto delle Scienze di Bologna, avvenuto prima ancora della difesa delle tesi, il 20 marzo 1732. La «giovinetta di 19 anni» è la prima donna socia dell’Accademia, ammessa tra i Soci Onorari.

Nel 1745 Laura è ammessa all’Accademia benedettina, dopo una lunga battaglia a colpi di diplomazia e furbizia. Consapevole che da sola non sarebbe mai stata in grado di poter privare un suo collega (uomo) di un posto in Accademia, fa intervenire Benedetto XIV che viene convinto proprio dalla Bassi a creare per lei un venticinquesimo posto, da sopprimere alla sua morte. Anche questa è una vittoria a metà, perché «non parendo conveniente alla decenza, ed onestà del suo sesso l’essere sempre sola in mezzo a un congresso d’uomini» non le viene riconosciuto il diritto di voto per la nomina di nuovi soci. Nonostante tutti questi ostacoli, Laura Bassi presenta in Accademia una nuova ricerca ogni primavera e le sue dissertazioni su questioni di fisica, chimica, meccanica, idraulica e matematica dimostrano il suo ruolo attivo nel dibattito scientifico del tempo.

Lo studio Bassi-Veratti

A questo punto della sua vita, Laura Bassi è conosciuta in tutt’Europa, sono in tanti che la vogliono incontrare per discutere con lei di scienza e filosofia. Voltaire le chiede di intercedere per lui per la sua ammissione all’Accademia (che lo ammetterà nel 1745). Il suo ruolo di figura pubblica viene più volte messo in primo piano dalle autorità accademiche della città, coinvolgendola in lezioni pubbliche.

Esperta conoscitrice del sistema newtoniano, la sua conoscenza della filosofia naturale è in constante aggiornamento e diventata ben presto un’esperta sperimentatrice. Rimane però in stallo la sua posizione come docente, non potendo liberamente tenere lezioni in università.

Sapendo che da nubile poteva fare poco, Laura cerca un marito adatto a lei, che fosse cioè prima di tutto un compagno nei suoi studi. Nel 1738 sposa il medico e lettore di fisica Giuseppe Veratti, un’unione affettiva e professionale che anticipa di due secoli la famosa coppia dei Curie. Con Veratti, con cui ebbe otto figli di cui cinque sopravvissuti all’infanzia, dal 1749 comincia a tenere lezioni di fisica sperimentale in casa sua, costruendo un gabinetto con strumenti all’avanguardia che spinge il Senato ad aumentarle lo stipendio. Per oltre trent’anni, Laura tiene corsi di fisica sperimentale frequentati non solo dagli studenti bolognesi: Lazzaro Spallanzani, Alessandro Volta, Jean Antoine Nollet passarono per lo studio Bassi e Laura diviene una figura di riferimento per la fisica sperimentale, soprattutto per i suoi studi studi sull’elettricità.

Professoressa Laura Bassi: la cattedra in fisica sperimentale

Atto finale di una carriera brillante, Laura Bassi ottiene finalmente la cattedra di fisica sperimentale all’Università di Bologna nel 1776, quando ormai ha sessantacinque anni e a quarantacinque anni dalla sua laurea. Questa volta non è un incarico onorario, è il giusto riconoscimento al suo contributo nella scienza e cultura bolognese. Come accadde per la sua nomina all’Accademia benedettina, non fu un’assegnazione semplice: Veratti, legittimo successore del defunto Paolo Balbi, cede il suo posto alla moglie e diventando suo sostituto, in ragione dell’esperienza della donna che con lui aveva amato la scienza come una figlia.
Due anni dopo, il 18 febbraio 1778, Laura Bassi muore improvvisamente. Senza esagerare, possiamo dire che Laura Bassi è stata la prima donna a intraprendere una carriera professionale nella scienza, trovandosi di fonte a ostacoli che ha abilmente superato sfruttando le possibilità della sua fama, sfidando la mentalità del suo tempo e battendosi per il riconoscimento della sua posizione di scienziata.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Immagine: Wikimedia Commons

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Serena Fabbrini
Storica della scienza di formazione, dopo un volo pindarico nel mondo della filosofia, decido per una planata in picchiata nella comunicazione della scienza. Raccontare storie è la cosa che mi piace di più. Mi occupo principalmente di storie di donne di scienza, una carica di ispirazione e passione che arriva da più lontano di quanto pensiamo. Ora dedico la maggior parte del mio tempo ai progetti di ricerca europei e alla comunicazione istituzionale.