Zanzare che odiano Skrillex e altre ricerche un po’ strane del 2019
Concludiamo la nostra serie di articoli sulle scoperte scientifiche o gli eventi più importanti dell'anno passato, con una nota buffa. Ecco le ricerche più particolari del 2019 secondo noi
1) Le zanzare non sopportano Skrillex
Le zanzare non vi danno tregua? Mettete a tutto volume la canzone del dj e musicista americano Skrillex “Scary Monsters and Nice Spirits” e il gioco è fatto. Le zanzare, in particolare quelle della specie Aedes aegypti (zanzare della febbre gialla), non la sopporterebbero proprio. Uno studio pubblicato lo scorso aprile sulla rivista Acta Tropica ha dimostrato che, se sottoposte a quella che per loro è una vera e propria tortura sonora, queste zanzare succhiano meno sangue dagli animali sui quali banchettano (un criceto, nel caso dello studio in questione), ma non solo. La canzone ridurrebbe anche il successo riproduttivo di queste zanzare, probabilmente disturbate dalle frequenze e dai beat aggressivi della canzone di Skrillex che finirebbero per complicare il movimento delle ali necessario per attirare un compagno. Gli studiosi hanno predisposto due ambienti, uno silenzioso e uno invece sottoposto alla musica elettronica. Nell’ambiente silenzioso le zanzare assalivano il criceto e si riproducevano senza problemi, mentre nel box “elettronico” succhiavano meno sangue alla cavia e mostravano i suddetti problemi riproduttivi.
2) Per fare attività fisica non serve la palestra: fate i lavori di casa
Secondo uno studio a cura di ricercatori dell’Università di Leicester e pubblicato sul British Medical Journal ad agosto 2019 muoversi almeno 168 minuti alla settimana è associato a un notevole abbassamento del rischio di morte prematura. Per “muoversi” non si intende solo sport, passeggiate o palestra: vanno benissimo anche i lavori di casa. Ventiquattro minuti di pulizie o manutenzione domestica ogni giorno possono essere salutari. E non pensate a lavori particolarmente faticosi: anche solo cucinare, o lavare i piatti, sono tipi di attività che i ricercatori hanno preso in esame e valutato positivamente. Gli scienziati hanno analizzato numerosi studi pregressi svolti tra Stati Uniti, Regno Unito e Scandinavia su un totale di 36 mila persone seguite per circa 6 anni. Lo scopo dello studio era anche quantificare quanta inattività fosse dannosa: la soglia critica indicata sono 9 ore e mezzo di sedentarietà completa (oltre al dormire).
3) Soldi virtuali, danni all’ambiente reali
La più famosa è il Bitcoin, ma esistono anche l’Ethereum, il Litecoin e il Monero: stiamo parlando di criptovalute, o meglio crittovalute, ovvero “rappresentazioni digitali di valore basate sulla crittografia”. Ebbene, stando a una ricerca dell’Università del Messico, queste valute hanno un enorme impatto ambientale, generato dalla grande potenza di calcolo richiesta per essere generate. In particolare, è proprio l’attività di mining, ovvero l’estrazione, che serve per generare criptovaluta e che richiede infatti calcolatori potenti e moltissima energia elettrica, che se viene prodotta attraverso fonti fossili ha un impatto ambientale molto dannoso. I ricercatori hanno così calcolato che l’equivalente di un 1 dollaro estratto ha generato poco meno di 50 centesimi di danno ambientale. Questo studio non è il primo che valuta negativamente l’impatto ambientale di Bitcoin e compagni: a ottobre 2018 pure Nature ammonì sull’ingente quantità di energia richiesta dall’estrazione di criptovaluta. I ricercatori Max Krause e Thabet Tolaymat calcolarono che per estrarre l’equivalente di un dollaro di bitcoin servissero 17 megajoule di energia a fronte dei 5 megajoule necessari per produrre un dollaro americano in oro.
4) Una semplice sottrazione può mettere in difficoltà il migliore dei matematici
Uno studio dell’Università di Ginevra pubblicato a luglio 2019 mette in guardia i matematici, anche quelli più geniali: attenzione, sarete pure in grado di risolvere equazioni o calcoli difficilissimi, ma avete comunque il rischio di cadere su una banale sottrazione in un problema di scuola elementare. Lo studio, pubblicato su Psychonomic Bulletin & Review, ha messo in evidenza come alcuni meccanismi del ragionamento astratto possano mandare fuori strada anche matematici esperti abituati a svolgere calcoli complessi e ad alto livello. Lo studio ha individuato due gruppi, uno di esperti e uno di non esperti.
Ai gruppi sono stati sottoposti problemi matematici di due tipi: il primo tipo aveva a che fare con insiemi, il secondo con una rappresentazione su assi cartesiani. Ma in entrambi i casi, la soluzione poteva essere ottenuta con una banale sottrazione. Se il 95% degli esperti (contro l’82% degli inesperti) ha correttamente svolto i problemi con gli assi, la percentuale è calata al 74% (fra gli inesperti calava fino al 47%) nei problemi con gli insiemi: più di uno su quattro dei professionisti, quindi, ha mostrato difficoltà con questo tipo di rappresentazione. Non solo: anche chi è riuscito a risolvere i problemi con gli insiemi ha impiegato comunque più tempo rispetto ai problemi con gli assi. Perché accade questo? Secondo gli autori dello studio il motivo è dettato dall’ingerenza di ragionamenti non astratti nel processo di calcolo: se non prestiamo attenzione, nell’astrazione matematica si annidano – anche fra i professionisti – pensieri, pregiudizi e collegamenti non matematici che finiscono per mandare fuori strada anche i più preparati.
5) Essere un personaggio di Game of Thrones è un mestiere ad alto rischio
Per chi ha visto la serie questo assunto risulta piuttosto banale. Eppure, gli scienziati lo hanno voluto verificare con gli strumenti della statistica. A voler essere precisi questo studio è del 2018, ma è altrettanto vero che la precisione e la consistenza delle sue conclusioni hanno avuto un rilevante stress test proprio nel 2019. A maggio infatti si è chiusa l’ottava e finale stagione di Game of Thrones che ha dato un responso definitivo sui personaggi che ce l’hanno fatta (a sopravvivere) e quelli che invece hanno ceduto praticamente sul più bello. Secondo lo studio pubblicato su Injury Epidemiology essere un personaggio della serie tratta dai romanzi fantasy di George R. R. Martin è un mestiere assai pericoloso: gli studiosi hanno calcolato che dalla prima alla settima stagione sono morti più della metà dei personaggi principali. Se poi sei un maschio e di umili origini i rischi aumentano, stando ai loro calcoli. E se si è donna e sulla groppa di un drago in volo su King’s Landing? Chissà se, alla luce della mattanza dell’ottava stagione, i ricercatori hanno rivisto le loro conclusioni.
6) Secondo gli uomini nessuno mente come un uomo
A quanto pare, in fatto di mentire gli uomini se la cantano e se la suonano: uno studio dell’Università di Portsmouth pubblicato su PLOS One a dicembre 2019 afferma che gli uomini ritengono di essere più bravi delle donne a mentire. Lo studio ha anche indagato quali siano le persone a cui i mentitori dicono più spesso bugie, e pure come lo fanno. A quanto pare i maggiori destinatari delle panzane raccontate dai bugiardi sarebbero i familiari, quindi gli amici, poi il partner e infine i colleghi. I mentitori esperti, poi, preferirebbero farlo vis-a-vis, mentre non amerebbero particolarmente farlo via messaggio (perché scripta manent?). Secondo la coordinatrice dello studio, la dottoressa Brianna Verigin, lo studio – che ha interrogato 194 persone, metà uomini e metà donne, età media 39 anni – ha lo scopo di capire più a fondo le strategie dei migliori mentitori. Secondo lo studio le bugie più diffuse sono le cosiddette bugie a fin di bene, ovvero piccole menzogne giudicate innocue (il mentitore ovviamente decide in modo paternalista cosa sia bene e cosa sia innocuo per il suo interlocutore), seguite da iperboli ed esagerazioni (chi non ha mai condito un po’ qualche racconto per renderlo un po’ più divertente?), omissioni di dettagli sconvenienti e infine il diluire la bugia in un mare di verità.
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